Il caso del conte Sforza

Il caso del conte Sforza La nota della "Corrispondenza Repubblicana,, Il caso del conte Sforza Quartier Gen., 29 maggio.' La «Corrispondenza Repubblicana * ho) diramato la seguente nota n. 57 dal titolo € Il caso del conte Sforza-»: H caso del conte Sforza è singolare. Quando si parla deilla carriera di un uomo politico e se ne vuol descrivere lo svolgimento si usa il termine « parabola ». Per la carriera del conte Sforza la figura geometrica adatta non è la parabola, è il cerchio. Giunto alla fine della sua attività politica (si può parlare di fine per un uomo che marcia con passo arteriosclecrotico verso gli ottanta) 11 conte Sforza si trova ad avere descritto esattamente un cerchio: è ritornato al punto di partenza. Il punto di partenza della sua clamorosa attività politica — che dette al suo nome una rinomanza un po' più che montecitoriale — fu la famosa lettera con ila quale cedeva Fiume agli jugoslavi. Quella lettera costituì la « carta » del rinunziatarismo italiano. Con quella lettera si stabili il principio che il servizio prestato allo straniero è un servizio civile, è il primo nella scala dei servizi civili; Che i beni della Patria sono come i fondi segreti dei quali si può non render conto ad alcuno e disporre secondo il proprio estro. Dalla tentata cessione di un nobilissimo lembo di territorio italiano, ebbe inizio la grande carriera internazionale del conte Sforza; e con il tentativo di cedere al nemico un po' del miglior sangue italiano questa carriera vuol chiudersi. Il cerchio si chiude. Ministro senza portafoglio del gabinetto che il comuni- detamasdgchtaciyacaa fotoqnnsedfÌamTonfrch\Ìhdai iavok tmoS„5ÌL^3?„^!tsee a i n a e e a e » e o e e e n e a r ti e anrce he mul nti me se oti. r» ete. aha ni o. el o i nun narcotico ver meglio sop portare il trapasso, il ccnte Sforza ha ereditato soltanto il mandato di Zamboni, che dal tempo dell' attentato contro Mussolini è sempre quello i s'opprimere il prossimo. Commissario per la punizione dei delitti del Fascismo è il titolo che il ministro senza portafoglio raccatta dalle mani dell'attentatore Zamboni, chiamato ad altro e forse meno infame incarico. Come punirà il Fascismo il conte Sforza ? L'ha detto egli stesso alla radio sere or sono, chiamando in soccorso il crimine che gli dia una mano per regalare un po' di sangue italiano al nemico, cui non basta quello flutto versare con i bombardamanti scientifici. Ha detto il conte Sforza rivolgendosi ai ribelli e agli antifascisti in genere dell' Italia repubblicana: « E' tra voi nelle montagne ove esiste una resistenza organizzata, e nelle città che si trovano i più puri eroi. Uomini che ho appreso ad amare e spesso a venerare. Nell'accettare la carica voglio rivolgermi a voi per indicarvi i mezzi migliori per collaborare ». Puri eroi che avete « epurato » a Firenze Giovanni Gentile; a Ventimiglia con una rivoltellata in bocca il sacerdote don Padovan, e qui e ià per l'Italia « epurate » ora un modesto milite ora un valoroso ufficiale, puri eroi dell'agguato e del colpo alla schiena, il conte Sforza vi chiama a raccolta. Si tratta di ammazzare quanti più italiani è possibile, di versare a vantaggio dello straniero quanto più sangue italiano si possa. Si tratta di cedere al nemico la vita degli italiani dopo avere tentato di cederne il territorio. Questa è la coerenza di Sforza che gli consente di chiudere la sua carriera cedendo ancora qualche cosa dell'Italia a qualcuno che non sia italiano. Ma egli non chiama in soccorso soltanto il delitto: apre una scuola di delitto. Ai fascisti egli promette una riabilitazione se collaboreranno coi « puri eroi » di cui sopra. « Collaborate con ogni rischio egli ha detto — con gli eroi della resistenza. Ma badate bene, questa è l'undicesima ora, non c'è tempo da perdere per riabilitarvi ». Riabilitarsi alla scuola del fratricidio: questa è la dottri na del conte Sforza, che da venti anni cerca di menomare l'Italia nel suo territorio e nel suo sangue. Ministro senza portafoglio in un governo in cui il comunismo lo detesta, la monarchia lo avversa e Badoglio lo sospetta, Sforza crede di aver neutralizzato la repugnanza di cui è circondato accettando l'ingrato ufficio di esecutore delle alte opere di giustizia: il boia in termini usuali. Al compagno Togliatti — che pure ha circa un ventennio di esperienza moscovita — non sarà mai capitato di vedere al servizio della repressione bolscevica un aristocratico cosi ricco di zelo professionale. Bene. Ma ora occorre considerare il fatto che se la carriera del conte Sforza non è priva di coerenza essa difetta radicalmente di successo. Dalla ces sione di Fiume come ministro degli esteri all'attività antifascista come collare dell'Annunziata, dall'attività antimonarchica come cugino del re e a quella anticomunista come collega di Togliatti; tutta la carriera dell'irrequieto personaggio costituisce una serie ininterrotta di insuccessi. Velleità coronate da insuccessi e propositi abbandonati per la vita. Forse la colpa è degli eventi eccezionali nei quali il conte Sforza è venuto a incappare; o forse è della irriquietudine dell' uomo cui l'ambizione produce gli effetti del troppo bere. Comunque è da prevedere che ad un altro insuccesso andrà incontro l'ultima velleità sanguinaria del conte Sforza. sedCspm4mmdpzMsmgmrlfiilScsgnnvcdrpcdncngubdl.

Luoghi citati: Firenze, Fiume, Italia, Ventimiglia