Follìe collettive

Follìe collettive Follìe collettive Una parte non minima del pubblico italiano prevede, con matematica certezza, che la vittoria degli « alleati » annullerà il valore della lira e cerca di disfarsene, acquistando merci, valori e proprietà, a qualunque prezzo. E' una manifestazione di follia collettiva, alla quale, in tempi e circostanze diverse, tutti i popoli sono, più o meno, soggetti. E' superfluo aggiungere che i demolitori della lira, agendo come fanno, recano al Paese e a cidine3ililddCnbdrose stessi danni dei quali non j dè possibile prevedere." per ora, tutta l'entità. L'esito della guerra, ne sono ben convinto, sarà favorevole all'Asse, ragione per cui trovo necessario richiamare l'attenzione dei lettori a una realtà storica. Le esperienze fatte dopo la prima guerra mondiale dimostrano che l'esito di una grande guerra non determina T'avvenire delle monete, le quali sono, in ogni tempo e in tutte le circostanze, lo specchio della situazione economica dei paesi che le mettono in circolazione. Gli Stati vincitori non hanno alcun interesse ad annullare le monete dei paesi vinti; al contrario hanno tutto da guadagnare nell'impedire l'annientamento minacciato. Furono precisamente i commissari che gli Stati Uni tucnstlusedcntdSetIcadsmuuuooaii v>ni_ ululi uui -ti inviarono nel 1920 in Ger- fmania, Young e Dawes, che'!cri oi ifi9S-os cvnlsorn nn'azinnp |snel 1923-25 svolsero un'azione risolutiva per ridare alla Germania una moneta normale pdLe medie annuali dei cambi gdella lira, della sterlina, del franco francese e del dollaro, quotati alla Borsa di Zurigo nel periodo 1918-33 sono un termometro della situazione in cui vennero a trovarsi le monete degli Stati vincitori nella prima guerra mondiale e nel dopo-guerra. La vittoria dell'Intesa non determinò alcun rialzo stabile delle monete d'Italia e di Francia; a datare dal 1919 subirono, anzi per 5 o 6 anni, e fino al celebre discorso tenuto a Pesaro da Mussolini e alla sistemazione del frf. per opera del Presidente Poincaré, considerevoli e costanti ribassi, deter- prclpnfitdvGeeravmtminati esclusivamente dalla, Dsituazione economica internaIZdei due paesi. | ZAnche alla sterlina la vitto ria delle armi inglesi non valse alcun miglioramento; alla fine della guerra il suo corso era ribassato del 25 % circa in confronto al corso dell'oro, dssqsvgrave inconveniente per la pò-!8city londinese Insizione quale mercato mondiale del denaro. Il Governo inglese fece i massimi sforzi per riportare il corso della sterlina allo stesso livello del corso dell'oro. Cercò di raggiungere il suo scopo facendo intervenire frequentemente la Banca d'Inghilterra, interventi che diventarono sempre più onerosi. Nel 1925-26 fu concluso dai delegati inglesi un accordo con la Banque de France e la. Federai Reserve americana che assicurò alla Banca d'Inghilterra la possibilità di ristabilire in pieno la base aurea della sterlina. Il periodo degli interventi della Banca inglese d'emissione era chiuso, ma non definitivamente, perchè circa un anno dopo la sterlina manifestava nuovamente segni di debolezza e la Banca d'Inghilterra dovette riprendere i suoi interventi. Quantunque la base aurea della sterlina fosse rimasta Invariata, il corso della sterlina continuò a slittare verso il ribasso; la copertura aurea di questa moneta era, con una circolazione fiduciaria di 370 milioni di sterline, nel 1929, del 99800 nel 1930 e del 99,910 nel 1931; ciò non di meno il ribasso continuò a rendersi sempre più sensibile e la Banca d'Inghilterra dovette moltiplicare ì suoi interventi che diventarono di mese in mese, più onerosi. La situazione essendo diventata insostenibile. cptqgrtttdtarirrgpdrpimtI cldcppdzncsil Governo inglese, nell'estate del 1932 si decise a sganciare [la sterlina dalla base aurea, i ciò che determinò un ribas-1 so del 40 % del suo valore I nominale. Lo sganciamento I non arrestò lo slittamento di!questa moneta verso il ri-jbasso, che nel settembre 1936!segnava una media annuale ; di 15,08 frs., sempre per effetto della situazione economica interna dovuta alla manifestazione di una follia collettiva, che perdura ancora. Il principio della concorrenza, la cui applicazione aveva tanto contribuito, nel corso dei secoli a creare la prosperità dell'Inghilterra, all'inizio del secolo corrente fu abbandonato. I « trusts » gli sostituirono il sistema degli accordi fra i membri dei sindacati per ottenere una dosatura della produzione industriale che automaticamente determinava un rialzo dei prezzi. Gli industriali realizzarono profitti più elevati; il conse- guimento di dividendi sempre ipiù cospicui era diventato lo ; scopo supremo degli industriali inglesi. Si ha l'impressione che la classe degli industria- li britannici fosse colpita da follia collettiva, al punto dafar perdere loro la visione de-"gli interessi supremi della ;Nazione. La capacità di espor- |tazione delle industrie britan¬ niche andò costantemente di minuendo; le esportazioni di carbone, di manufatti in metalli, di macchine subirono considerevoli flessioni. Ne segui che la bilancia inglese dei pagamenti con l'estero diventò assai passiva, pur tenendo calcolo di altre fonti di entrate, come quella della navigazione, e allora la svalutazione della sterlina era diventata inevitabile; fu compiuta nella proporzione del 40 per cento del valore nominale. Il ribasso della sterlina av venuto nel 1932 ebbe un'in-fluenza tanto considerevole an-<;he sulle esportazioni statu- nitensi, che il Governo di Washington si vide costretto a svalutare, il dollaro del 40 c/f del valore nominale, benché la copertura aurea della sua. circolazione si mantenesse costantemente a 100,70 della circolazione fiduciaria. La media del corso del dollaro scese nel 1934 a Frs. 3,09 e a Frs. 3,06 nel 1935. Anche la Svizzera, svalutò il 23 settembre 1936 del 30% il suo franco; vi fu indotta dalle conseguenze prodotte dalla politica agraria della Confederazione, che da 15 anni era passata di fatto dal libero scambio al protezionismo, determinando un forte rincaro del costo della vita. Diciotto anni dopo la fine della prima guerra mondiale tutte le monete degli Stati vin citori e altresì di alcuni Stati neutrali fra i meglio amministrati, erano dunque state svalutate del 30, del 40 % e più, e sempre per effetto di squilibrio della loro situazione economica interna. ♦ ♦ Quale fu la sorte delle monete degli Stati vinti ? La svalutazione del marco tedesco e della corona non fu determinata da pressioni degli Stati vincitori; venne prodotta esclusivamente dal dissesto interno dell'economia dei due Imperi vinti. Per la corona la causa principale va attribuita al completo sgretolamento della monarchia asburgica. Lu svalutazione integrale del marco fu cagionata da quella - . , , * follia collettiva che colpi vasti !c,rcoh fMla Popo^.Mone tede |sca, ossessionati dall'assillante preoccupazione delle indennità di guerra, i quali avevano g-g nelPamt^mt» più sicuro per sottrarsi al loro pagamento. Quella minaccia scomparve due lustri dopo la conclusione del trattato di pace del 1919, senza che alcu na delle conseguenze catastrofiche previste si fosse avverata. L'Austria non fu toccata dalle indennità e non ebbe a versare alcuna somma. La Germania fini col versare una esigua somma in contanti, ed ebbe da fornire, in conto riparazioni, del carbone, ferro e acciaio, e manufatti, per il valore di 8 o di 10 miliardi di m.; ma l'Impero ricevette sotto forma dei prestiti Young e , Dawes e di sconto a New IZ0,' Lo'}dr.a' Amsterdam, | Zurigo e Basilea, di pagherò di banche germaniche, una somma superiore alle sue pre stazioni per le riparazioni questo denaro affluito da pae si vincitori e neutrali costituiva, in realtà, soltanto un pre¬ !8"1© a lung? scadenza, ma che Inel momento In cui fu con- N9l ò a i 0 o e e ù cesso tornò di grande utilità per la Germania. Verso il 1930, per iniziativa degli. Stati Uniti la questione delle indennità di guerra fu liquidata con la rinuncia a ogni pretesa ulteriore da parte dei vincitori. Il temporale che aveva tanto minacciato l'Impero tedesco si dileguò senza lasciare traccie, ma la Germania .ebbe a sopportare, dal 1919-20 durissime prove, che non. vennero imposte dagli Stati vincitori, ma che furono la conseguenza diretta del fatto che, per sottrarsi al pagamento delle indennità di guerra, pericolo ancora molto vago, il paese si gettò a capo fitto in un baratro e distrusse di moto proprio la sua moneta, senza rendersi conto delle I conseguenze certe e prevedibili derivanti dalla distruzione del valore del marco, ciò che corrispondeva all'eliminazione di ogni fondo di esercizio, senza del quale un popolo non può vivere. La citazione di un esempio tipico spiegherà meglio di ogni discussione la situazione in cui la Germania venne a trovarsi fra il 1919 e il 1925. La svalutazione del marco aveva permesso agli agricoltori di estinguere i loro debiti ipotecari con marchi che valevano un cent, svizzero; il legislatore intervenne e stabili a 15 pfennigs il valore Qddcpsam9tdiste dei marchi versati in estinzioe [ne dei debiti surriferiti; la , i somma, complessiva di questi -1 ultimi venne ridotta a poco e I più di un settimo. Guadagno o I dei debitori da una parte e i!perdita corrispondente a dan-jno dei creditori; era una que6!stione interna; ma l'equilibrio e ; dell'economia nazionale era a i à l . o - stato rotto; le banche e i da tori di denaro non avevano più alcuna disponibilità. Con l'annullamento del marco e la svalutazione dei crediti era stata esaurita la fonte prin cipale dalla quale provenivano i fondi per i prestiti temporanei. Gli agricoltori, anche quando posseggono belle fat torie redditizie e non gravate dì debiti ipotecari, per poter lavorare devono disporre di fondi liquidi di esercizio e siccome nella generalità dei casi non li posseggono in quantità sufficiente, devono procurarseli contraendo debiti temporanei. Quando nel 1919 e nel 1920 si rivolsero alle banche uCltisve i£ ai soliti datori di denaro non o ; poterono ottenerli; dovettero e - ricorrere alla borsa nera del denaro, cioè allo strozzinaggio, e pagare tassi d'interesse a del 22 e perfino del 24%. Do apo qualche anno di siffatta -"tensione, al Governo prussiaa ; no, riusci, per mezzo della sua - |Sechandelsbank a far abbassa¬ di o eei nndi auim0 e. v re il tasso di sconto al 18% e gradatamente al 15 e al 12%, ma per più anni il tasso normale rimase superiore al 10%. Nel 1925-26 la somma complessiva dei debiti degli a gricoltori risultò superiore a quella esistente prima dell'annientamento del marco. E' questo un particolare che i demolitori italiani della loro moneta non dovrebbero ignorare, ma tenere costantemente presente. La situazione monetaria della Germania rimase difficile t ìtesa anche dopo che-Io Stato, n-, ebbe ricostituita la base aurea n-1 della circolazione fiduciaria u- J ascendente a 4738 milioni di di marchi e che le sue esportato | zioni superavano di un quinto /f ' la rola o di un terzo (a secondo l'esercizio annuale) le sue importazioni. La situazione cam biò radicalmente a datare dai l'ascesa del partito nazional , ., _ Isocialista al potere. Il nuovo;regime sostituì lacopertura |aurea con la garanzia del la voro ossia con la produzione nazionale. Grazie al buon funzionamento del nuovo sistema la Germania potè 'dare alla produzione nazionale uno sviluppo tanto considerevole, che in tre anni, dal 1933 al 1936, i 12-14 milioni di disoccupati trovarono lavoro costante, l'Impero potè dare alla sua industria bellica quella potenzialità di produzione che il mondo intiero ammira e sostenere la guerra in corso, senza chesi producesse in alcun momen-to, un inizio d'inflazione e che la capacità di acquisto del marco, all'interno e all'estero, subisse una flessione. Miraco- lo? No; organizzazione per- fctta> Studiamo gli esperimenti compiuti da altre Nazioni, a- vremo molto ria imparare.^ Emilio Colombi

Persone citate: Dawes, Emilio Colombi, Mussolini, Poincaré