Legionari d'Italia sul fronte di Nettuno

Legionari d'Italia sul fronte di Nettuno Per la difesa di Roma, per la salvezza della Patria Legionari d'Italia sul fronte di Nettuno // sottotenente Flick, tre sergenti e un legionario decorati sul campo - Tra i Cadati: due giovanissimi di 16 e 17 anni - Le imprese del sergente Orlandoni - Tra le mine per salvare un compagno - Tre carri armati e SO americani contro 12 legionari Fronte di Nettuno, 6 maggio.. Fianco a fianco con i camerati germanici, i volontari della Legione S.S. Italiana vanno sempre più distinguendosi nella lotta contro l'invasore, in difesa di Roma e per la rinascita della Patria. Le ricompense A dimostrazione e riconoscimento di questo loro brillante comportamento, V ordine del giorno della Legione può vantare in questi giorni itn nutrito elenco di decorati sul campo e di promossi di grado per merito di guerra. Eccolo: Insigniti della Croce di Ferro di II Classe: s. ten. Flick Martino, di Torino; serg. Orlandoni Pietro, di Castel San Giovanni (Piacenza); sergente Grandi Giovanni,' di Gudo Visconti (Milano); serg. Fiaschi Oceanico, di Rosignano Marittimo (Livorno); leg. Mascitti Ermenegildo, di Milano. Promossi di grado per merito di guerra: leg. Gatti Enrico, di Milano, promosso caporale; leg. Magnani Altiero, di Chiaravalle (Ancona), pror mosso caporale; cap. Menghlnl Guglielmo, di Castelnwvo Abate (Montalcino - Siena), promosso caporal maggiore; leg. Biglino Aldo, di Torino, promosso caporale; leg. Italiani Giuseppe, di Pesaro, promosso caporale; leg. Corticelll Leandro, di Cernobbio (Como), promosso caporale; legionario Consonni Felice, di Meda (Milano); promosso caporale. Insigniti del distintivo d'onore di feriti: cap. magg. Caprino Antonio, di S. Fradello (Messina); cap. magg. Loreggla Angiolo, di Venezia; cap. magg. Cullotta Giovanni, di Lipari (Messina); leg. Valenti Salvatore, di Messina; leg. Motta Fiorentino, di Gropello d'Adda (Milano). Accanto ai nomi di coloro che più si sono distinti, quelli di coloro che alla difesa della Patria hanno fatto olocausto della vita, dei Caduti gloriosi che vanno ad aggiungersi alla grande schiera dei nostri morti in questa guerra, di quei morti in nome dei quali oggi la vera gioventù d'Italia riprende le armi del combattimento, n secondo elenco dei Caduti della' Legione reca i nomi dei so/totenenti Arnaldo Antonétìi (Castilenti di Teramo) e Giovanni Andriulo (Francavilla Fontana), dei sergenti maggiori Giovanni Ferrerò (Torino) e Lamberto Ramazzotti (Filottano di Ancona), dei sergenti Francesco Marano e Riccardo Menchicchi, dei caporali Mario Elia e Pietro Garzo, dei legionari De cimo Tofano, Guerino Avoscan, Vittorio Vicini, Lorenzo Frassini, Vincenzo De Maida, Oreste Ciavarella, Felice Casali, Giovanni Lai, Tullio Venturi, Vincenzo De Seriis Alfiero Magnani, Paris Mìrgotti, Florindo Quintiero, Antonio Tosi e Gino Fabellini. Sono tutti giovanissimi — 16 anni aveva il milanese Ciavarella e 17 il romano Fabellini — che al richiamo della Patria hanno immediatamente risposto, che per la salvezza della Patria hanno eroicamente donato la vita. Di uno dei decorati della Croce di Ferro, il serg. Orlandomi, comandante d'un posto avanzato, così parla Avanguardia, il settimanale dei Legionari: « Un giorno gli americani della Divisione « Kansas City ■», andando in perlustrazione, vanno proprio a picchiare il naso contro la testa dura di Orlandoni. Il nostro sergente, verso l'imbrunire, li vede avvicinarsi. Sta zitto finché li vede a due passi; i nemici sono tre. Un colpo di moschetto; quattro mani in alto e un'anima all'inferno. La sera dopo gli americani ritornano in una trentina: una scarica di mitra, due cadaveri e sessanta gambe fuggenti. Il serg. Orlando¬ ni, ritto sul fortino, guarda gli eroici liberatori che cercano frettolosamente riparo dietro le loro fortificazioni. Quattro giorni dopo, mentre, alla presenza -del col. brigadiere Diebitsch, gli viene appuntata la Croce di ferro sul petto, il nostro sergente domanda: " Per quella di I Classe bastano tre carri armati ? " ». Di episodi del genere, del resto, è piena la cronaca di ogni giorno di lotta, episodi che dimostrano come combattano questi eroici nostri legionari. li « secondo plotone » Giorni fa un gruppo di soldati americani si è presentato alle linee tenute dai germanici per arrendersi. Essi hanno dichiarato di tenere posizioni fronteggianti quelle di S.S. italiane, ina di non essere riusciti a presentarsi ad essi per l'immediato ed infernale fuot co che questi aprivano, appena notavano il minimo, movimento nemico. Gli americani giustificarono poi, il loro gesto, dicendo che « la vita di trincea era diventata per loro talmente insopportabile che l'intero reparto si sarebbe spinto verso le nostre linee per darsi prigioniero, se non avesse temuto di essere scambiato per un reparto attaccante e decimato dalle armi automatiche dei legionari-». E che dire del « secondo plotone » ? « Un legionario della piccola pattuglia distaccata per sventare eventuali infiltrazioni avversarie entro il dispositivo di sicurezza — racconta il serg. A. Niccolini —, spintosi per eccessiva audacia troppo avanti, era finito su un campo di mine nemiche e qui 10 scoppio di una di esse gli aveva fracassato una gamba. 11 serg magg. V. (proposto per la promozione a maresciallo e per la Croce di ferro di II Classe), coadiuvato dal caporalmaggiore M., si spinse sotto il rabbioso fuoco che il nemico avvisato dall'esplosione aveva aperto e, destreggiandosi tra le nostre e le altrui mine, lo trasse faticosamente in salvo ». Tutti così, i legionari. Decisi, audaci, stoici di fronte ai disagi e alle ferite. « Sarebbe come vantarmi di aver fatto il mio dovere », è la risposta d'un legionario che, ferito, restò in linea fino a sera senza dare un lamento, a chi si, congratulava per il suo coraggio. Più laconico, un altro, che era rimasto in linea parecchi giorni con due schegge in corpo che gli avevano prodotto due tremende piaghe, rispose, ad analoghi elogi, con una scrollata di spalle. Quando devono attaccare... Gli americani, del resto, tendono nel più alto... rispetto t nostri soldati della testa di sbarco. Tanto vero che, quando devono andare all'attacco di una posizione tenuta dai legionari, non si muovono se non hanno un vantaggio almeno di 6-7 contro 1. Ricorda ancora il serg. Niccolini che * il posto avanzato del ten. R., formato da 12 uomini (6 legionari della SS italiana e 6 soldati della Wehrmacht) è stato, alcune sere fa, attaccato da S carri armati e da no uomini. L'azione nemica coglieva di sorpresa il nostro piccolo reparto, cosicché l'intervento dell'artiglieria tedesca, per quanto precipitosamente richiesto, non giungeva in tempo ad arrestare il movimento dei carri armati. I « nostri », tuttava, non si sono persi d'animo, hanno continuato a sparare, fermi nei loro posti, fin quando la vicinanza dei carri noti divenne eccessivamente pericolosa, quindi, rintanati nelle buche di protezione, si sono lasciati sopravanzare da questi. Quando i carri urinati si furono allontanati di varie decine di metri, essi ripresero il fuoco fino all'esaurimento delle mumizioni. Gli americani che, mantenendosi a troppa distanza dai carri, non avevano saputo sfruttarne la protezione (forse neppure dietro quella j si sentivano sufficientemente al sicuro) indugiarono a fare il balzo, anche quando da parecchi minuti i nostri non erano più in grado di sparare. Il tiro dei medi calibri tedeschi, veramente benvenuto per i nostri, costrinse carri e uomini dell'avversario a ritornare sulle posizioni di partenza », strpPftScsptppsgpdsbIYvv