SPECOLA

SPECOLA SPECOLA | L'organo di Baggio Ciò stata la lezione degli avM venimenti o ai cagionarla, abbia influito indipendentemente da quelli il lungo uso del complicato, fatto sta ed è che oggi si manifesta in tutti i settori una suprema a32)irazione al semplice, al lineare, al definito, e ad amare gli intingoli che tanto piacevano a quel sovrano dei ghiottoni che fu Gioacchino .Rossini non restano che pochi esemplari della vecchia fauna dei pantagruelisti; il buongustaio moderno, quello d'oggi, anche per via del frutto proibito, preferisce la bistecca ai ferri al « messicano » drogato e pimentato. Gli stessi romanzifiume fecero il loro tempo (e il male che dovevano fare) e Carolina Invernizio non, fu compresa dagli editori nelle collane dei vari « ritorni ». Sintomatico/ Possiamo perciò spiegarci, se non la vogliamo proprio giustificare, l'esigenza he da varie parti si manifeta per ottenere, nel campo della pubblica amministrazione, leggi non più composte di decine di articoli, ma di pochi e comprensivi, possibilmente di un solo articolo che dicw tutto; pochi articoli per ogni legge, e. poche leggi; come usava Dracone, che di queste cose se n'intendeva, e come auspicava Tacito (tacitiano in tutto, lui!) quando a?nnwniva : corruptisslma respublipa, plurlmae leges. Un latino che non abbisogna di traduzioni, come vedete. Certo che poche leggi, e ridotte ognuna a pochi articoli, sono più facili a rispettarsi e a farsi rispettare, il die è appunto quello che conta e che determina il loro valore, le rende cioè operanti; e non c'è peggiore iattura, per Una repubblica, di lanciare e mantenere in vigore leggi inoperanti. Per una di esse, si discreditano le altre. S'usa, a Milano, gabellare gli ingenui mandandoli a Baggio ' a suonar l'organo; l'organo della chiesa di Baggio che è finto, appena affrescato, e, senza suonare... tuffai più lascia- suonato chi lo prende pe* vero. Come quelle tali leggi inoperanti, che vengono rispettate dai più timorati, ma noli toccano i furbi e gli spregiudicati. Sì che, per una che ne passa, di siffatte, la schiera dei furbi cresce a spese dei timorati che diminuiscono in proporzione, perchè nessuno, scoperto il trucco, si presta... a tornare a Baggio. Se non ce lo portano i carabinieri. I « pesci rossi » Denso ai pesci rossi quando * Sento parlare di quegli orpellati strafascisti ch'eran sempre primi e in testa a tutte le adunate, che non l'avrebbero ceduto a San Domenico in fatto di « /ariosità », ma solo discorsiva, intransigenti per la pelle, a parole, che avrebbero saltato il cerchio di fuoco pxir di procurarsi diritto all'aquila (sul cappello) e al fregio in petto, che falsificaron carte e magari spesero somme per brevettarsi; e poi, al sole del 26 luglio, si squagliarono — e il termine mi par che calzi a pennello — come neve marzolina, nè ricomparirono in settembre nè in ottobre, tranne qualcuno che in seguito fece come quello che s'appósta all'angolo della strada e s'infila nel corteo al momento giusto con la sola preoccupazione di non venire osservato: e sì che una volta per far3i osservare, unicamente per questo stavano, come soleva dirsi, tra i ranghi. C'è chi ne parla ancora, in termini facili a intuirsi, di quei tali, come se ci fossero parole sufficienti a bollarli e ci sia esprimibile disprezzo che valga a qualificarli; e io, quando sento parlarne, dicevo, penso — non solo per via del colore delle lasagne sulla manica — ai pesci rossi: a gueaZi animaletti che il gusto provinciale espone come ornamento nella palla di vetro, e guizzano, guizzano, non fanno altro che guizzare, e dopo un momento che li hai osservati finiscono col darti fastidio, e se un amico te n'ha fatto regalo per l'onomastico tu invochi il malestro che faccia saltare la palla sul pavimento e ti liberi dal tormento, lieve ma a lungo andare insopportabile. E che cosa rappresentavano, ' quei tali individui, se non i « pesci rossi» nella Nazione ? Appena la palla cadde, si dileguarono, sparirono, nè, come gli autentici pesci rossi — e solo in questo si differenziavo — ebbero un guizzo, un guizzo solo dico. La guerra e le masse «Q iti non si fanno discussioni di politica e d'alta strategia» vorrei dire, come ammonivano le insegne che fece diffondere setnpre quel tale amico che ci regalo i «pesci rossi»; ma in'questa rubrichetta delle piccole cose può essere lecito almeno domandare delle grandi, chiedere cioè, a quelli che vanno sbracciandosi per dimostrare che le guerre furono sempre volute dalle minoranze, il che è giustissimo, se non s'accorgono del doppio taglio che ha l'arma che maneggiano. Esaltare le minoranze, va bene; ma una volta fatto, voltare pagina, non fare finta di trascurare l'elemento numero, che « è potenza » non solo demograficamente parlando. E occuparsi, se proprio non si degnano a preoccuparsi, del numero, della massa. Perchè se è vero che le guerre sono decise — come tutti gli eventi delle nazioni e dei popoli — dalle minoranze, men vero non è che sono sempre le masse c7ie ]te combattono e le vincono; ed è ingiusto, oltre che impolitico — panni — di esaltare quelle e trascurar queste. Guastafeste

Persone citate: Baggio, Carolina Invernizio, Dracone, Rossini, Tacito

Luoghi citati: Milano, San Domenico