Dalle profezie sul "bagno di sangue,, ai due colloqui in 24 ore di Churchill col re

Dalle profezie sul "bagno di sangue,, ai due colloqui in 24 ore di Churchill col re Amaro risveglio inglese dopo i sogni sul secondo fronte Dalle profezie sul "bagno di sangue,, ai due colloqui in 24 ore di Churchill col re Si ripesca l'evacuatore di Dunkerque - La guerra sarà ancora lunga e aspra - I bellicosi propositi espressi' dai capi dei Dominii -- Stettinius ha deluso e i neutrali" mostrano i denti Lisbona, 28 aprile. Dopo il trambusto del giorni scorsi, provocato dal copioso lancio delle clamorose disposizioni londinesi, nella capitale inglese, secondo quanto ricevono i giornali di qui dai loro corrispondenti, si comincia a cercar di rimettere un poco ì nervi in sesto e «ad esaminare con meno precipitazione fatti e atteggiamenti deil momento. Apocalittiche previsioni Tale parziale e finora non consolidato ritorno ad una certa calma non pare, però, sia troppo piacevole per i britannici. Come dopo aver fatto un tumultuoso sogno di concitate avventure nelle -quali gli pareva di essere il padrone dei mondo e degli eventi — dice un corrispondente — l'inglese s'è risvegliato dinanzi ad una realtà del tutto diversa.e, soprattutto, parecchia ^sgradevcile. I motivi di tale, sensazione sono parecchi e honjè difficile enumerairll ed esaminarli. II primo di tutti si chiama, come è facile immaginare, secondo fronte. Gli inglesi che, dopo iil blocco dei diplomatici e le draconiane misure di isolamento adottate dal Governo erano certi di sentirsi dire da un memento all'altro che il tentativo d'invasione era cominciato e magari che le Fiandre e la Danimarca già erano in mano « alleata », devono oggi constatare che... nulla è successo. Tutt'al più, Eisenhower fa toro sapere di aver nominato un suo ennesimo collaboratore nella persona del colonnello Sarnoff, neMa vita civile presidente della « Radio Corporation of America », che dovrà sovraintendere « alla trasmissione delle notizie », ed il Ministero della Guerra li informa che il vice - ammiraglio Bertram Ramsay, già collocato a riposo, è stato richiamato in ser. vizio. Ora, se si pensa che, in fatto di trasmissione di notizie, Eisenhower ha già riempito la testa a tutti pur non avendo finora un incaricato speciale (chissà cosa capiterà era?!) e che Ramsay è colui che ha diretto quella spiacevole avventura che fu l'evacuazione di Dunkerque, non è detto che i due avvenimenti abbiano provocato balzi d: gioia nel pubblico che ben altro s'aspetta. Questo ben altro, però, e cioè l'assalto alla fortezza europea, arriva oggi un giornalista americano, Austin Reynolds, a profetizzario quanto mai apocalittico. In un articolo su Collier's, che la stampa britannica ampiamente riproduce, infatti, il Reynolds prevede che il tentativo d'invasione costituirà, « il più pauroso bagno di sangue che la storia abbiia mai registrato » (Churchill aveva profetizzato « la più grande impresa militare di tutti i tempi») ed afferma che, « se i calcoli delle perdite per uno sbarco di 200 mila uomini si basano sul 50 per cento degli effettivi, quando si sale ad un milione di soldati, la percentuale delle perdite sale considerevolmente ». Dopo questo esordio, il giornalista americano traccia un quadro di come sarà l'invasione e, descrivendo la potenza tremenda delle difese tedesche, arriva a prevedere che i soldati anglo-americani si troveranno a dover gridare: « Aiuto, veniamo massacrati! ». Reynolds continua di questo passo per parecchio e, infine, conclude citando le frasi di alcuni «viatori prigionieri tedeschi che, interrogati sulle fortificazioni, hanno ironicamente risposto: « Aspettate e bevete del tè. Siete sempre in tempo a conoscere le sorprese che vi sono preparate! ». f Per chi aspetta buone notizie, come vedete, le apocalittiche profezie di Reynolds non sono le migliori desiderabili. Ma non basta. Ecco, infatti, il News Chronicle riferire che da una dichiarazione dell'Istituto britannico dell'opinione pubblica ?i apprende che « il fallimento alleilo in Italia ha provocato un mutamento dell'opinione dei britannici circa la durata della guerra ». « Alla fine dello scorso anno, infatti, il 92 % dei britannici ritenevano che la guerra sarebbe finita nel 1944. Durante gli Hltlml quattro mesi, questa maggioranza è diventata una minoranza. Ora, solamente un terzo di tutti quelli che sono stati interrogati crede che la guerra possa finire prima del 1945. L'Istituto, inoltre, ha stabilito che i progressi sovietici sul fronte orientale non vengono considerati decisivi al fini della situazione bellica generale ». Ce n'è abbastanza, per chi in' Inghilterra s'è addormentato-sul blocco dei diplomatici quale preludio ad immediate ore di gloria, per trovarsi di fronte ad un amaro risveglio. Motivo numero due: 1 neutrali. I minacciosi passi diplomatici ad Ankara e a Stoccolma avevano fatto riassaporare\agll tngles,'} 1 tempi-della potenza travolgente del pre stiglo dell'« Union Jack ». A conti fatti, i giornali londinesi devono ora annunciare, pur fra acrimoniose nuove intimidazioni, che Stoccolma ha risposto picche e si prepara a continuare nel suo atteggia mento e che l'affare del cromo turco non pare sia cosi chiaro e favorevole come in un primo tempo. Il Governo di Ankara, intanto, smentisce oggi recisamente la notizia della Renter, secondo cui la missione militare britannica sareb be tornata ad Ankara. Guai per il «blocco imperiale» Motivo numero tre: la conferenza dei Dominions.'E' arrivato Smuts, accompagnato da grandi seguiti, che ha dichiarato essere intenzione del Sud Africa di collaborare per una « pacificazione di tendenze troppo agitate in pericolo di esplosione » ; è arrivato il neozelandese Fraser che ha affermato: «I Domini non si lasceranno legare le mani, nè imporre alleanze contrarie ai loro interessi»; è arrivato l'australiano Curtln che ha detto ai giornalisti: «L'Australia esige un diverso trattamento e, soprattutto, vuole partecipare alla direzione della guerra, secondo l'importanza dei sacrifici che ha soppor¬ tato ». Mackenzie King, presidente del Canada, non è ancora arrivato, ma lo precede la.sua nota dichiarazione semi-autonomista e la notizia, fresca fresca, che il parlamento provinciale di Quebec, nonostante gli sforzi dei liberali, ha accolto la mozione del blocco popolare che si oppone all'ulteriore impiego di truppe canadesi per le imprese d'oltre mare. Alla vigilia di trovarsi di fronte a Churchill, insomma, i Primi Ministri dei Dominions affermano i loro bellicosi propositi Il fiasco di Stettinius Motivo numero quattro: Stettinius. L'inviato nordamericano torna a casa, ma dai suoi colloqui con Churchill e con Eden non è uscito nulla di concreto. Anzi. L'attesa per l'appianamento delle divergenze anglo-americane è andata completamente delusa. Stettinius s'è preoccupato soltanto di far sapere a Mosca che i suoi colloqui londinesi non erano diretti contro la Russia, ma i problemi di De Gaulle, della Polonia, della Spagna, dei petroli, della flotta mercantile, delle linee aeree, dei programmi per il dopoguerra sono rimasti insoluti. Questo lo ammettono tutti i circoli politici, i quali, per di più, si mostrano molto preoccupati per rincontro fra Stettinius ed il fuggiasco re Haakon di Norvegia. Vero, infatti, che l'americano abbia senz'altro richiesto delle basi in Norvegia per il dopoguerra. Ora, la faccenda è tanto più preoccupante per gli inglesi, in quanto che negli Stati Uniti s'intensifica la campagna per assicurarsi fin d'ora il possesso di' basi militari, navali e aeree in tutto il mondo, anche a scapito della Gran Bretagna Mettete insieme tutti questi motivi e vi sarà facile comprendere come, riacquistata un po' di calma l'opinione pubblica inglese sia oggi, dopo l'euforia dei giorni scorsi, « depressa, preoccupata e immusonita », per dirla con un corrispondente di qui. A scuoterla un poco, ma in senso non troppo sollevante, è venuta la notizia che, in sole 24 ore, Churchill si è recato due volte a conferire col Sovrano.