Rifare le navi

Rifare le navi Rifare le navi Ricostruire dalle fondamenta la marina da guerra di un Paese come l'Italia, che avrà sempre sul mare di suo destino, è un'Impresa monumentale che non può essere oggetto d'improvvisazione, ma che richiede una fatica di decenni e di generazioni E si comprende inche che il ritmo accelerato degli eventi non consente, nell'attuale momento, al governo della giovane Repubblica Sociale l'impostazione di adeguati programmi a lunga scadenza, quando ogni possibilità ed ogni energia sono assorbite dai problemi di maggiore urgenza e dalle attività di più sollecita e conclusiva realizzazione. Ma se queste sono le ragioni valide che impongono di scaglionare nel tempo 1 mezzi e le tappe della nostra reintegrazione navale, tali ragioni non valgono però a giustificare l'archiviazione della pratica e il rinvio a data da destinarsi di ogni aspirazione costruttiva per la nuova Marina italiana. Riteniamo infatti che sia di vitale [importanza per il presente e per l'avvenire della nazione che si proceda, a qualùnque costo, ad una ripresa immediata delle costruzioni, sia pure secondo un piano di proporzioni modestissime quale può essere ammesso dalle presenti circostanze. Ma dilazione alle calende o rinuncia assoluta no, perchè dilazione e rinuncia vorrebbero dire abbandono alla deriva, e forse crollo definitivo e totale, della Marina da guerra italiana, Ci si può anche illudere che alla conclusione del conflitto l'Italia rientri in possesso della sua flotta: è una speranza segreta di tanti cuori, il nostro compreso, ma non è che una speranza, legata al filo del sentimento più che 8 quello della realtà, la quale già provvede a disperdere in mani straniere quel nostro patrimonio. In ogni caso è faccenda non solo aleatoria ma anche spiazzata, perchè verrebbe a maturare comunque, a guerra decisa e a posizioni storiche già delineate per le varie nazioni: che tornino o non tornino a noi, quelle navi non hanno più, dunque, una funzione viva ai fini della nostra rinascita, che per affermarsi non deve attendere ma deve precedere la soluzio ne della lotta. Messo da parte quell'inutile sogno si riviene allora alla conclusione che l'Italia, che fu già potenza marinara di prima grandezza, è desolata mente nuda nei suoi mari t che la sua dotazione di navi da guerra è tutta da rifare dall'a alla zeta. Situazione scoraggiante, situazione tre menda. Più tremenda sarebbe però la rassegnazione ad una Italia cosi minorata e mutilata, corpo senza arti, polmone senza respiro. Ma dalle guerre puniche in poi gli italiani si sono mai adattati a tenere deserto 11 loro mare, hanno mai rinunciato a rifarsi le navi perdute? E adesso è il nostro turno di ricominciare, con pa zienza, con tenacia, con perseveranza, a rifare gli scafi ad uno ad uno, a ripopolare 1 porti, a riprendere le rotte. Quanta strada da percorrere Ma non guardiamo alla distanza, badiamo invece a metterci subito in cammino! Perchè ogni esitazione aggrava la nostra debolezza... Le difficoltà sono enormi, tali da frenare ogni iniziativa. Basta riferirsi ai problemi delle materie prime, dell'attrezzatura tecnica, delle maestranze, degli arsenali e del cantieri. La capitolazione delil'8 settembre ha avuto, come tutti sanno, anche il potere di frantumare ogni nostra efficienza industriale, passata in parte per fortuna a disposizione dell'alleato germanico che l'utilizza, com'è giusto e naturale, per le necessità belliche che gravano oggi nella quasi totalità sulle sue spalle. In queste condizioni avanzare delle rivendicazioni o dei programmi costruttivi sarebbe certamente un elemento di disturbo ai danni dell'alleato, nel momento in cui esso ha necessità di tutti i mezzi a disposizione per fronteggiare la fase decisiva della guerra. Ma pure tenendo presenti questi ed altri ostacoli, c'intestardiamo a dire che occorre uscire subito dall'inerzia più o meno giustificata, che occorre fare qualche cosa, a prezzo di qualunque acrobazia e di qualunque sacrificio. Non sta a noi l'indicare quali possono essere le vie di uscita in un problema come questo, che ha, riconosciamo, l'aspetto aggrovigliato di un labirinto. Ma dovessimo limitarci a costruire soltanto delle scialuppe, l'essenziale è che si incominci, ed ogni strada sarà buona. Si risolva il problema delle materie prime con 1 rottami, se non c'è altro a disposizione. Si risolva il problema delle maestranze con 1 marinai senza navi, inquadrando gli elementi adatti in un corpo militare di lavoro e di produzione. Si risolva il problema dell'industria e dell'attrezzatura tecnica con mezzi di fortuna, senon vi è altra soluzione. Si fa un gran parlare di statizzazione: ecco un caso più di ogni altro degno di considerazione, ecco un esperimento dà mettere subito in opera con un'industria di Stato per le costruzioni navali, che par,ta pure da basi rudimentali e che si faccia poi le ossa strada facendo, ma che dia subito corso alla costruzione delle prime barche. La parte buona del popolo italiano ha già sentito da quale problema, possiamo dire da quale dramma, è travagliata oggi la marina da guerra, e le sottoscrizioni popolari per l'offerta dei mas ai marinai, in corso a Genova, Spezia, Brescia, Vicenza e altrove, altro non sono che un grido di fede e d'incitamento lanciato alla rinascita della marina da migliaia di credenti. Che que¬ stchdpgnsorsavdtoleDDpfomtnpssgsirtcM sto grido sia subito raccolto, che non si perda nel vuoto! Rifare le armi, ricostruire dei mezzi: tale è il compito principale che deve essere oggi rivendicato come indilazionabile da chi presiede alle sorti della Marina da guerra repubblicana, da chi ha già saputo creare, nel fecondo lavoro di sei mesi, le premesse del riscatto e del rinnovamento. L'impiego del Barbarico, le prime vittorie dei Mas della Decima, la costituzione della Divisione « San Marco >, già pronta al combattimento, la formazione delle fanterie di marina, il fermento d'Iniziative e di opere che muove la nuova Marina sono già le tappe confortanti di una marcia sicura, che però non ammette soste. Ancora avanti, sotto Tinse gna antica: navi-gare è neces sario, vivere non è necessario! Andrea Pais

Persone citate: Andrea Pais

Luoghi citati: Brescia, Italia, Spezia, Vicenza