Roosevelt riafferma la tesi del terrorismo nella risposta alla nota di De Valera su Roma

Roosevelt riafferma la tesi del terrorismo nella risposta alla nota di De Valera su Roma I barbari dell'aria nei cieli d'Europa Roosevelt riafferma la tesi del terrorismo nella risposta alla nota di De Valera su Roma 2000 civili morti a Parigi e R eri - La città belga di Malines bombardata - 2400 stabili distrutti finora a Roma dalle incursioni nemiche Berna, 20 aprile. Gli indiscriminati attacchi aerei nemici sull'Europa hanno ripreso in questi ultimi giorni violenti, mirando esclusivamente e decisamente alle popolazioni e agli abitati civili. E' chiaro che questi attacchi sono dettati da un piano preciso: sgomentare le popolazioni di tutti i centri europei, grandi e piccoli, in concomitanza con la « guerra dei nervi » che è nel pieno del suo corso in questi giorni. I contadini toscani e udinesi che hanno ieri l'altro sentito sfiorare vicini 1 colpi delle mitragliere americane, gli scampati all'eccidio di Treviso, per citare i più recenti episodi del terrorismo in Italia; i 500 morti di Lilla, 1 740 morti che a Parigi e i 1200 che a Rouen hanno lasciato l'ultimo anelito sotto le macerie crollate ieri notte, la testimonianza di migliaia di feriti che le bombe dei negri di Harlem, degli « sportmen » londinesi o degli aviatori pagati tanto a chilometro e tanto a bomba da Washington, alzano grida di dolore e di vendetta, le « bombe' a petrolio » lanciate su Belgrado e le bambole piene di esplosivo gettate nei sobborghi di Budapest, dicono al mondo quali sono le mire e le intenzioni dei terroristi dell'aria. Se non vi fossero mille altri motivi storici a giustificare questa guerra, basterebbero queste continue prove di fredda barbarie a scatenare una giusta reazione; cosi come se non vi fossero altri banchi di prova, che 1 mezzi usati in guerra per dimostrare da quale parte stia la civiltà, troveremmo in questo tragico sunto di martirio la più schiacciante documentazione contro i nostri nemici. L'Inghilterra che non rispetta convenzioni e leggi internazionali, che affonda navi della Croce Rossa, che viola cieli e acque neutrali, che, prima al mondo, da quando i popoli hanno abbandonato le caverne per vivere in comunità, imprigiona 1 rappresentanti di popoli neutrali, accanto all'America jugulatrice di genti e schiava di contrabbandieri, giudei, banchieri e associazioni di delinquenti tacitamente legalizzati, non poteva offrire di meglio all'Europa. Incapaci di ottenere in campo militare quei successi che sfuggono loro anche nelle can¬ cellerie, gai anglo-americani insistono, con la testardaggine che sempre 11 ha distinti, in questo sistema di lotta. Ogni ora cadono a decine sotto le raffiche dei caccia tedeschi; bombardieri e piloti; il logoramento dell'armata aerea anglo-americana è cosi intenso che gli stessi suoi capi se ne mostrano preoccupati, lo sforzo cui, di continuo, è sottoposta l'aviazione nemica è tale che, se applicato sui fronti bellici, darebbe risultati di ben lunga maggiori. Ma la lotta aperta non sorride al nemico. Questa è la posta e la mèta degli anglo-americani e su di questa giocano la maggior parte delle loro possibilità, Ma sino a quando potranno Inghilterra e Stati Uniti mandare 1 loro apparecchi a sfasciarsi in quella che più di una « fortezza aperta » è divenuta la tomba delle loro aviazioni ? I risultati dei bombardamenti operati ieri sulla Germania, valevano il sacrificio dei 42 velivoli che il Comando aereo nemico dà per perduti? E quello di ieri l'altro su Berlino compensa, nei risultati bellici, i 44 « Boeing » americani sfasciatisi al suolo? Quale vantaggio hanno portato al nemico i morti e le case distrutte ieri a Parigi o i sobborghi e la storica cattedrale di Rouen rovinati ieri sotto le dirompenti? E la lista degli interrogativi potrebbe continuare per città belga di Malines che ancora ieri ha avuto quartieri operai, monumenti, la stessa cattedrale di N. S. di Hanswich, bombardati e vittime a centinaia. La risposta ce la fornisce proprio oggi lo stesso Roosevelt con la sua nota che risponde all'invito di De Valera perchè Roma venga risparmiata. Leggiamola e vedremo, senza sforzo alcuno, che, al di sopra di ogni cosa, sta la « necessità di salvare le preziose vite dei soldati americani ». Muoiano pure donne, vecchi e bimbi, crollino monumenti, chiese e città, purché i soldati mandati in Europa per fare la guerra restino salvi e al sicuro. Ammissione preziosa di una incapacità militare e combattiva e crudele confessione di un metodo di lotta elevato a sistema. Al di là della Manica e del¬ l'Atlantico sono, però, altre case ed altri popoli. E la guerra non è ancora nè finita e uè vinta per il nemico. Roosevelt dovrebbe ricordarsene. Ecco, dunque, il testo della risposta rooseveltiana a De Valera: « Le autorità militari americane intendono evitare per quanto è possibile danni al luoghi sacri o di' Interesse storico. Però è sottinteso che, nel caso che le operazioni belliche Io richiedano e le necessità • della guerra ci pongano davanti all'alternativa di risparmiare dei monumenti oppure di sacrificare le preziose vite dei nostri soldati, non esiteremmo a prendere quelle decisioni che ci sembreranno più opportune >..- A questo proposito, si afferma In questa capitale, è significativo il commento del londinese News Chronicle che riconosce come gli alleati « non abbiano nessuna intenzione di dichiarare Roma città aperta». Secondo dati definitivi, i fabbricati di Roma distrutti dalle incursioni aeree nemiche ascendono a 2437, per un to tale di circa 90 mila vani.

Persone citate: De Valera, Roosevelt