"Se Messene piange,,

"Se Messene piange,, La nota della ""Corrispondenza Repubblicana "Se Messene piange,, Sede del Governo, 20 aprile, [La Radio di Roma ha tras-1messo la seguente nota N. 49 della Corrispondenza Repubblicana dal titolo: « Se'Afossene piange ». La propaganda nemica continua a sbizzarrirsi denunciando agli ascoltatori italiani la gravità della situazione del nostro fronte interno. In effetti, si tratta di un vecchio motivo che viene ripreso con particolare crudescenza di immagine e di parola in questa fase di riordinamento nazionale. Quale possa essere l'ascendente sulla massa di tale sistema è cosa abbastanza discutibile, perchè, coerentemente al nostro stile, piuttosto che cullarci in laboriose illusioni, non abbiamo esitato a rendere di pubblica ragione, ancora prima delle emittenti nemiche, le difficoltà che intralciano la speditezza del nostro cammino. Bisogna tuttavia riconoscere che la nostra gente, pur essendo smaliziata a tutte le esperienze, non riesce talvolta a svincolarsi da preconcetti lungamente acquisiti, come, ad esempio, quelli della ricchezza e della libertà che caratterizzano le democrazie anglo-americane. Il caso assume una particolare importanza in rapporto alla guerra. Certamente non saremo noi ad affermare che i nostri nemici crepino di fame e si arrabattino alla ricerca di materie prime; ma le difficoltà si fanno sentire con la fatalità del loro peso, non ostante il risaputo benessere dei monopolizzatori dell'oro, con la conseguenza che il cammino degli alleati non è tutto cosparso di rose, ma talvolta anche di crisantemi. Seguendo attentamente la propaganda nemica, i sintomi del disagio vi si palesano nella loro cruda realtà. Gli scioperi sono all'ordine del giorno, le dispersioni di energie tendono ad aggravarsi, gli elementi propulsori della produzione si arrestano dinanzi a situazioni sociali che sono abbastanza pregiudizievoli agli effetti finali del conflitto. Il fenomeno è tutt'altro che transitorio. Per rifarsi-a periodi piuttoslo recenti, rileveremo come Radio Washington, in data 17 ottobre 1943, annunziasse che, negli ultimi mesi, a causa degli scioperi, si era riscontrata una diminuzione di 20 milioni di tonnellate nella produzione dell'acciaio; in data 16 dicembre 1943, che 11 98% dei cinque grandi sindacati dei fer rovieri aveva attuato lo scio pero a titolo di protesta con tro i salari blcccati e il crescente costo della vita; in data 15 febbraio 1944, che la prò duzione del carbone era dimi nuita di 40 milioni di tonnel late. Inoltre, in data 24 feb braio, la Reuter comunicava che a Los Angeles 160 officine belliche erano state chiuse dopo manifestazioni sediziose. In data 10 marzo, a Londra, il Daily Express pubblicava che il Ministro dei combustibili americano, Potter, aveva dichiarato come 94 centri di produzione di schisti bituminosi non rispondessero alle esigenze, mentre la produzione di antracite si era contratta in , misura tale da rendere impossibile il riparto normale di combustibile per le abitazioni private; e, in data 21 gennaio, la Rcnter rendeva di pubblica ragione che il costo della vita negli Stati Uniti aveva subito un ulteriore aumento del 50%. Sono tutti sintomi di una situazione molto precisa che non è particolare del mondo economico, ma si estende in senso lato a quello sociale e a quello finanziario. Infatti, sempre la Reuter, in data 18 febbraio, diramava la notizia che la criminalità fra i giovani degli Stati Uniti era cresciuta in modo impressionante, mentre il totale delle ragazze al di sotto dei 21 anni incolpate di oltraggio al pudore era stato superiore del 60% all'anno precedente. E, sempre la Renier, denunciava la crisi agricola americana a causa delle sfavorevolissime condizioni atmosferiche, nonché la crisi particolare della produzione dello zucchero che si era contratta in percentuali insufficienti a coprire il fabbisogno. Di pari passo va il disagio degli Stati Uniti, tanto che Radio Washington, in data 25 marzo, denunciava come l'incasso d'oro, a tutto febbraio 1944, fosse stato inferiore di un miliardo di ddllari in rapporto al febbraio 1943, particolarmente perchè — e qui sta il bello per 1 feticisti dell'avvenire della totale autarchia americana — si era dovuto provvedere a pareggiare con la copertura oro il bilancio del commercio estero sfavorevole in seguito ai grossi acquisti di guerra effettuati all'estero. Non molto più lieta è la situazione della Gran Bretagna. Radio Londra, in data 3 febbraio, annunciava: < La Gazzetta del Ministero del Lavoro dice of/gi che i conflitti del lavoro implicanti la cessazione della mano d'opera nel Regno Unito sono costati al paese, durante il solo mese di dicembre, 131 mila giornate lavorative. Vi sono stati 128 conflitti, dai quali sono rimaste direttamente colpite circa 25 mila persone >. L'ostruzionismo assume proporzioni allarmanti, tanto che, in data 7 marzo, Radio Londra commentava: « Nella contea di Eurbhan il movimento " lavorate adagio,, ha ridotto la produzione a qualche cosa tra le 40 e 50 mila tonnellate la settimana ». La situazione determinata dagli scioperi può essere agevolmente desunta dalle dichiarazioni fatte da Bevin e trasmesse da Radio Londra 11 5 aprile: « Ciò che è avvenuto questa settimana nel Yorkshire è peggio che se Hitler avesse bombardato Sheffield e tagliato le nostre comunicazioniUna grande industria sta venendo meno al suo Indispensabile compito di cooperare alla nostra macchina bellica ». Le sanzioni penali contro gli scioperi recentemente aggra vate nella libéralissima Inghil terra — secondo un commento di Radio Londra del giorno8 aprile — con la reclusione fino a dieci anni, restano praticamente inefficaci. E tanto meno incontrano successo le malinconiche ed evangeliche esortazioni del Daily Herald. Anzi, proprio il 5 "aprile, la Reuter precisava come in Inghilterra agisse una quinta colonna formata da agenti trotzkisti della Quarta Internazionale commentando : « Questa organizzazione è accusata di aver capeggiato na- scostamento il lungo processo di propaganda tra i lavoratori e di avere diretto l'allarmanteCU nnr,rì ovai Horrli pftirtnaw ti.ii. succedersi degli scioperi nelle industrie basi ». D'altra parte non è mancato chi, come Bevin, abbia sostenuto che l'ostruzionismo vada sempre più accentuando»; con la conclusione che alcuni scioperi non ufficiali sono provocati deliberatarminte dai datori di lavoro per fini speciali. Ad arginare questa situazione, il deputato laburista Shinwell ha ritenuto opportuno proporre, secondo quanto affermava Radio Londra il 20 marzo, la nazionalizzazione delle miniere, delle imprese di elettricità e delle proprietà agricole. L'insofferenza della popolazione è inasprita, non solo dalla particolare difficoltà dei traspcrti, ma dalla limitazione del consumo persino dell'acqua, dall' inasprirsi della pressione fiscale, dalla corro- | Zjone parlamentare denuncia ta da Bevin ai Comuni, dalla 'dittatura politica pacificamen a _ _ r . 1 scozzese te ammessa in una nota di Charles Mayen e in urna, mozione di Chatfield alla Camera dei Lorda. Un quadro drammatlcamenle attendibile è offerto, inoltre, da un recente volume di L. Harris, zio de! comandante supremo della R. A. F., dove, fra l'altro, è detto; « Si è provato a dare in pasto ai tepi gli stessi cibi di cui si nutrono quotidianamente le classi più basse della popolazione di Aberdeen e si è osservato che, su venti di questi topi, nove sono morti dopo breve tempo ». Il disagio, dunque, è abbastanza grave e sensibile; difficoltà alimentari, tensione nella situazione sociale, sperequazioni nella vita economica, inasprimenti fiscali sono acutamente avvertiti nei Paesi delle grandi democrazie. Ci sarebbe, poi, da vedere come possano essere conciliabili queste realtà interne, che comportano anche le più mortificanti umiliazioni della personalità umana, con tutte le altre forme propagandistiche diffuse dalle stesse emittenti. E si potrebbe esaminare se la aperta denuncia delle difficoltà interne non costituisca il dato indice della falsità di certo umanitarismo di pessima lega, a prescindere da considerazioni politiche di ordine internazionale che trovano la più alta espressione puritana nelle dichiarazioni della Carta Atlantica. La morale della favola è abbastanza chiara e potrebbe essere condensata nella sapienza di uno dei tanti vecchi proverbi che fanno perfettamente al caso, come ad esempio: « Se Messene piange, Sparta non ride ».

Persone citate: Bevin, Hitler, L. Harris, Potter, Radio Washington, Renier, Sheffield