Internati e non prigionieri di Guido Tonella

Internati e non prigionieri NOTIZIE PALLA GERMANIA Internati e non prigionieri Ver so una sol uzione del irò- blema degli italiani nel Reich (Dal nostro corrispondente) Berlino, aprile I _congiunti degli internati in Germania saranno stati sicuramente sconcertati nel rilevare attraverso la corrispondensa che in questi ultimi tempi è loro pervenuta, come anche sui nuovi formulari di lettere e cartoline-risposta stilati in lingua italiana sia stata mantenuta la stessa qualifica « prigionieri di guerra » che già figurava sui formulari in tedesco e in francese usati nei mesi scorsi, in mancanza d'altro, dai nostri internati. Ecco si saranno dette le famiglie interessate, ecco che le assicurazioni diffuse a suo tempo dai giornali circa l'importanza della distinzione due le autorità, tedesche intendevano fare tra internati e prigionieri, si sono rivelate alla prova dei fatti prive di valore... Sentendoci chiamati anche noi in causa, in quanto nelle nostre precedenti corrispondenze da Berlino abbiamo sistematicamente impostato la trattazione del problema degli internati sulla distinzione in parola, precisiamo di non avere alcuna esitazione a riaffermare il vrincipio che abbiamo fatto valere anteriormente: internati e non prigionieri di guerra. Dal momento che fin dall'inizio i tedeschi stessi hanno affermato di voler trattare i nostri internati militari sulla base di un tale criterio discriminatorio, non sarebbe d'altronde un controsenso che proprio gli italiani abbiano a dichiarare caduca e priva di valore la sola formula mediante la quale si può e si deve arrivare a risolvere un problema, che è dì importanza fondamentale sia per la collettività delle famiglie italiane sia per lo sviluppo dei nostri rapporti con l'alleato t Internati e non prigionieri di guerra. Il riapparire della qualifica incriminata su dei formulari ufficiali non deve dar luogo ad alcuna contraria deduzione: siamo infatti autorizzati a precisare che la cosa è dovuta ad una svista materiale da parte degli organi che, curando l'edizione italiana dei formulari stessi, si sono limitati a far tradurre alla lettera il testo-tipo. La svista, a cui si sta rimediando me; diante una opportuna stampigliatura dei molti milioni di formulari già usciti di tipografia, è senza dubbio deplorevole; essa è però assai spiegabile ove si ponga mente al fatto che i camerati tedeschi si trovano a dover quotidianamente affrontare e risolvere altri e ben più gravi problemi che non sia soltanto questo degli internati italiani. Senza minimamente offendere le legittime suscettibilità di tante famiglie che sono in pena per i loro cari lontani, converrebbe anzi che una tale realistica considerazione fosse maggiormente tenuta presente dal pubblico italiano, in modo da servire ad inquadrare sempre la questione degli internati nella, visione generale della guerra, ristabilendo le giuste proporzioni con gli altri problemi e gli altri mali che la guerra stessa purtroppo com- forta anche per il nostro aese. In quanto allo scetticismo facilone, parente prossimo dell'ottimismo imbecille di altri tempi, ostentato da tutti quelli che, affermando di basarsi sulla realistica constatazione del trattamento fatto ai nostri nei « Lager » di Germania, negano ogni concreto valore alla discriminazione in parola e giudicano che, internati o prigionieri, agli effetti pratici si tratta della stessa cosa, conviene rispondere ricordando: 1) l'eccezionale concessione che fin dall'autunno scorso, a riconoscimento del persistere dei legami di alleanza col Governo di Mussolini, i tedeschi sono stati pronti a fare agli appartenenti alle disciolte regie forse armate trasferiti in Germania, di poter cioè risolvere quella che al momento iniziale era indiscutibilmente una virtuale situazione di prigionieri di guerra, mediante l'arruolamento volontario nelle nuove Forze Repubblicane; 8) la presenza in Germania 'di una rappresentanza diplomatica della Repubblica con riconosciuta competenza per trattare tutte le questioni riguardanti i connazionali che tmwio 3ul territorio del Reich, compresa, giusta gli accordi intervenuti nel febbraio scorso col Ministero tedesco degli Esteri e con l'OKW, la salvaguardia degli interessi degli internati. Ci sembra ovvio sottolineare l'importanza di questo secondo punto che da solo basterebbe a testificare come in confronto allo statuto dei comuni prigionieri di guerra esista a favore dei nostri internati in Germania una differenza sostanziale. E' comunque nella logica delle cose che gli internati, così come si manifestano impazienti per le remore poste da part£ tedesca all'accoglimento dì moltissime domande di volontariato — il che, astraendo dall'ostacolo dei limili di età e della momentanea saturazione dei quadri delle forze in addestramento in Germania, è imputabile, per parlare con cruda franchezza, al non del tutto superato sentimento di diffidenza che i tedeschi provano nei confronti di chi proviene dai ranghi delle defunte forse regie e che dal canto loro gli internati dessi, al pari degli italiani rimasti in patria, hanno purtroppo alimentato con le incertezza e le deviazioni che tutti sappiamo ■—■ è, ripetiamo, nella ligica dtlle cose, dato anche il nostro temperamento insofferen- techsefintovoPatoverenirecopuseinmEgengpaiaziimesscgmqmraclavbmppleinlesvteapttnrccteonlocarradvcgpcftfldgdèadhvpaSdbdsdtsrtirtlsrrmcgdsltsiccdnm i l a e r a l a e i a e a - o o i i l i o i e a e i i n o e e e a n r e h, di rli ali aean oenfoooti rdì ndo tà oin è on el di oonnal in li le mo ca on- te al prolungarsi dell'attesa, che i connazionali, i quali da sette mesi ormai viuono confinati nei campi d'internamento della Germania, siano talvolta indotti a pensare che la Patria non faccia tutto quanto è in suo potere per risolvere o perlomeno per alleviare la loro sorte. Alcuni accenni ad una patria che si starebbe rivelando « matrigna », contenuti nelle lettere aperte pubblicate in queste ultime settimane dal giornale degli internati, sono un chiaro sintomo di questo stato d'animo. E' peraltro doveroso aggiungere che in genere gli internati stessi, a quanto è dato giudicare da altri scritti apparsi sempre su La voce delia Patria, sanno fare giustizia di conetmiZi aberrazioni, imputabili del resto più ad estrosità letteraria che a cosciente malanimo verso la grande Madre comune. Non mancano infatti nei «Lager» quelli che sanno opportunamente ricordare ai loro camerati, con la forza persuasiva che proviene dall'aderenza alla realtà, come per chi non ha voluto scegliere a tempo debito la via del ritorno alle armi, la permanenza in un campo di lavoro, per disagevoli che possano eventualmente esservi le condizioni di vita, assicura in definitiva, ove si considerino le cose da un punto di vista strettamente materiale, taluni vantaggi, di cui evidentemente non può fruire, non fosse altro che in relazione alla propria sicurezza e incolumità personale, chi con patriottico coraggio ha ripreso l'allineamento sui fronti di guerra... Questo crudo e realistico linguaggio è di regola anche quello di quei nostri fratelli, che essendo purtroppo ostacolati dalle circostanze nella loro aspirazione al volontariato ed alla ripresa del combattimento, sanno tuttavia attingere dal loro cuore generoso slancio sufficiente per riuscire di costante esempio agli altri nel disciplinato adattamento alle prestazioni lavorative, che -— a seconda dei casi — si esigono da parte germanica. Al di fuori delle impazienze più o meno giustificate, delle critiche in buona e in cattiva fede, dello scetticismo per partito preso, sta in ogni caso di fatto che i rappresentanti dell'Italia Repubblicana, col cordiale appoggio delle autorità germaniche (è doveroso ricordare agli italiani quella che è a questo proposito l'opera altamente . meritoria svolta dall'Ambasciatore von Rahn) hanno ormai predisposto a favore degli internati un complesso di misure liberatorie e assistenziali di vasta portata Sarebbe prematuro entrare in dettagli prima che il piano elaborato di comune accordo dai due Paesi incominci a dare i suoi frutti; tuttavia non crediamo di tradire alcun segreto precisando che la direttiva su cui si lavora e si sta lavorando è quella della graduale trasformazione degli elementi internati che, mentre non sono ricuperabili per una diretta attività bellica sono necessari alla Germania per soddisfare il suo fabbisogno di mano d'opera, in lavoratori liberi: lavoratori cioè non solo normalmente retribuiti e aventi anche facoltà di trasferire i loro guadagni rin JtnZiu a favore delle famiglie, ma altresì spiritualmente sostenuti dalla coscienza di dare comunque il loro contributo alla Patria, tn tegrando il gigantesco processo produttivo che la Germania in guerra svolge per la causa comune. A favore di questi elementi saranno poste in applicazione numerose provvidenze d'ordine assistenziale, fra al tro con invìo in Germania a cura del Governo Repubblica no di un congruo contingente mensile di derrate alimentari tipicamente italiane. Di ciò beneficieranno in primo luogo gli internati che avendo la fa miglia nell'Italia occupata dal nemico non possono contare, sulla possibilità di ricevere pacchi da casa, così come non hanno finora ricevuto — e, purtroppo, chissà fin quando non riceveranno... — alcun segno di vita dai loro cari. (Ecco un richiamo alla relatività dei mali che ci permettiamo di fare a chi lamenta dei ri tardi nello scambio della corrispondenza con gli internati e nell'arrivo a destinazione dei pacchi. Al che possiamo co munque aggiungere, a tranquillità delle famiglie interes sate, che anche nel campo specifico della corrispondenza so no stati predisposti nuovi so stanziali miglioramenti). Circa le misure di carattere liberatorio, esse riguardano, oltreché gli invalidi e gli elementi la cui presenza in Italia è di riconosciuta indispensabilità nel quadro della rinnovata economia bellica del Paese, talune particolari categorie di veterani e di padri di famiglie numerose che abbiano superato determinati limiti di età. Sempre sullo stesso argomento si sta inoltre studiando un sistema affine alla « relève » dei prigionieri francesi, con liberazione degli elementi che possono essere sostituiti, eventualmente nella stessa cerchia famigliare, mediante il trasferimento in Germania di un lavoratore volontario. Ecco quanto basta per dimostrare come l'Italia Repubblicana, nonostante l'assillo di tanti altri tremendi problemi, non dimentica questi suoi figli lontani. Vi saranno in Patria dei fratelli che si rifiuteranno di fiancheggiare quest'opera? Guido Tonella e mvasosuRe fudgalicpsszcelaattLnnscoltnstmszsumosecego

Persone citate: Mussolini