Condanna dei fatti non delle idee

Condanna dei fatti non delle idee Condanna dei fatti non delle idee Non un breve commento meriterebbe la sentenza emanata dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, ma la dettagliata pubblicazione, su tutti i giornali d'Italia, della cronaca del processo che avrebbe potuto fedelmente riportare i particolari tutti del vasto e ben organizzato complotto antinazionale, le deposizioni q le dichiarazioni fatte in udienza dagli imputati. Perchè solo così gli Italiani avrebbero potuto conoscere qfuanto male e con quanto cinismo altri italiani degeneri cercano di arrecare alla Patria tradita- e martoriata, mentre con tutte le energie migliori essi sono intenti nello sforzo della rinascita. Abbiamo visto sfilare dinanzi ai giudici alti ufficiali dell'ex-regio esercito: uomini tra-' volti e perdutisi, perchè alla voce dei migliori han preferito l'ombra per loro forse ritenuta più, sicura, scegliendo, tra il bene e il male, la via di ogni rinunzia, di tutte le vergogne, della vigliaccheria, del tradimento. Uomini che, dopo aver rinnegato tutto un passato di dedizione alla Patria, accecati da passioni insane e da falsi miraggi, han preferito essere contro i loro figli stessi, legando i proprii destini ad altri uomini che del delitto facevano professione, che la Patria conoscevano solo per bestemmiarla e per insozzarla. Abbiamo visto sfilare dinanzi ai giudici anche questi miseri cenci di esseri umani. Tremolanti o spudoratamente cinici, essi hanno negato ogni delitto loro addebitato, mai riconoscendo e riaffermando il loro ideale, il loro credo politico, pur se prove Indiscutibili fermamente li accusavano e 11 condannavano. Uomini che, attraverso la loro associazione, chiamata « Comitato di liberazione nazionale », avrebbero dovuto un giorno, dinanzi a Dio, rispondere di centinaia di omicidi, freddamente pensati, organizzati ed eseguiti, hanno chinato la testa dinanzi al giudice inquirente e tutto hanno rinnegato, solo perchè consapevoli di essere dei volgari delinquenti, dimentichi ormai di ogni nobile azione, ma intenti, invece, volontariamente e coscientemente, all'esecuzione dei loro diabolici piani per. attentare alla sicurezza dello Stato, dei suoi cittadini, forse dei proprii figli. Anime perverse, dunque, votate al male più impensato ma con raffinatezza e intelligenza studiato, decise, attraverso lo spargimento di sangue innocente, a raggiungere, con ogni mezzo, lo sjopo prefissosi, anche se tutto dovesse essere nuovamente travolto nella più terribile delle rovine, nella più tragica e irreparabile anarchia. Ma la sempre luccicante e inflessibile spada della Giustizia ha per tempo arrestata la tragica macchina della perdizione, già in cammino nella nostra città, guidata dalle arrossate mani di questi miseri individui, responsabili, moralmente se non proprio materialmente, perchè non tutti i complici sedevano sul banco degli imputati, della morte violenta ed improvvisa di tanti buoni Italiani, da essi accusati soltanto, e perciò uccisi, ili amare troppo l'Italia, di lavorare, con il cuore e con le braccia, per la sua- rjpascita ardentemente voluta. A noi giornalisti, portati dal nostro dovere nella bianca e fredda aula della Corte d'Assise, a noi che ancora nell'animo serriamo l'eco dell'addio dato alla martoriata salma del compagno carissimo Ather Capelli, è oggi commesso l'Incarico di far conoscere al popolo — al vero popolo, quello cioè che non vuole ascoltare la parola del nemico o dei rinnegati — anche se in breve sintesi, il perchè il Tribunale Speciale ha emesso una cosi esemplare sentenza. Cosa poter dire, in così ristretto spazio, e nella brevità di tempo concessoci ? Ecco: è bene che questo sappia il popolo. Il cosiddetto « Comitato di liberazione nazionale », al quale appartenevano gli imputati, salvo gli assolti, sì proponeva di uccidere, servendosi di sicari nascosti nell'ombra più buia, le personalità più in vista nel campo politico e militare, di triicidare barbaramente i soldati valorosi del nostro fedele e generoso Alleatoci far saltare con dinamite i ponti e le strade ferrate, le caserme, gli uffici pubblici, di provocare la insurrezione armata del popolo per scagliarlo contro tutti coloro che avrebbero avuto il coraggio di ostacolarne l'attuazione. Guerra civile, insomma, annientamento del ritornato ordine pubblico, polverizzazione di ogni sentimento di Patria, ultimo colpo decisivo per la nostra catastrofe e, infine, consegna al nemico di ogni cosa, tutti affogati in un mare di sangue e di vergogna. Il loro piano d'occupazione della città di Torino parlava chiaro: bande di comunisti armati e squadre di terroristi specializzati, provenienti anche da alcune località della provincia, avevano il nreciso compito di eseguire gli" ordini

Persone citate: Ather Capelli

Luoghi citati: Italia, Torino