Churchill di fronte a troppi interrogativi
Churchill di fronte a troppi interrogativi Gli inglesi e il loro governo Churchill di fronte a troppi interrogativi Stoccolma, 4 aprile. Il governo inglese sta subendo, in questi giorni, una violenta serie di attacchi parlamentari e di stampa quali ben di rado lo stesso Churchill ha dovuto subire dall'inizio della sua « dittatura ». La defenestrazione di Eden, data ormai pubblicamente per certa mentre solleva indiscrezioni sui nomi del probabile successore al Dicastero degli Esteri, e si fanno con particolare insistenza quelli di Beaverbrook, attuale Lord del Sigillo Privato, e di sir Alexander Cadogan, Sottosegretario agli Esteri, serve da spunto a molteplici critiche alla condetta del Governo, accusato di debolezza nel confronto degli alleati, di mancanza di energia nella condotta della guerra e di incoerenza. H « Premier » deve trovarsi in visibile imbarazzo se, dopo aver visto la posizione dell'intero gabinetto barcollante per la questione delle maestre elementari, si trova oggi a dover sopportare una serie di attacchi che gli piovono da tutti i lati, sin da oltre oceano dove la stampa statunitense lo accusa di « debolezza senile ». Durante una riunione di elementi dirigenti del partito laburista, svoltasi ieri a Londra, il presidente della Federazione del minatori del Galles meridionale, Arthur Horner, ha detto che la politica del governo sta causando sulla popolazione britannica « un profondo senso di scoraggiamento » aggiungendo, poi: « Si nota una mancanza di chiarezza per quanto riguarda l'apertju ra dei secondo fronte e il raggiungimento della vittoria ». Nel corso della stessa riunione, sir Richard Aklanden, membro del parlamento e capo del partito del Common wealth, ha detto 'che la mancata nazionalizzazione delle miniere costituisce un ostacolo al raggiungimento della vittoria. La rivista inglese Spectator, nel farsi interprete della delusione provocata dal nau/ragio della « Carta atlantica », stigmatizza i principi morali In base ai quali i popoli d'America e d'Inghilterra « sono stati tratti in inganno, e rassegnati ad una dura ed interminabile lotta ». Continuando su questo tono, la rivista britannica accusa Churchill di incoerenza e di insincerità, perchè, dimentico di essere stato uno dei compilatori, se non il suggeri¬ tore, del primo paragrafo della « Carta », con il quale si affermava che gli alleati non cercavano aumenti territoriali, si è poi accordato con Stalin a Teheran nel compensare la Polonia, a nord ed a ovest, a spese della Germania, mentre la Russia, dal canto suo, vorrebbe appropriarsi di un buon tratto di territorio polacco. « La Carta atlantica — si chiede la rivista — è veramente un documento fondato su reali principi di diritto internazionale, oppure è, semplicemente, un comodo documento da usarsi a tutto piacere, secondo il bisogno? E' ancora valida, dunque, oppure è decaduta? ». Crediamo che, malgrado tutta la buona volontà, Churchill non troverebbe modo di rispondere a questi interroga tivi imbarazzanti. A proposito della recente crisi verificatasi ai Comuni il noto commentatore britannico Garvin, scrive sul Sunday Ex press che « la violenta tempesta parlamentare ha richiamato l'attenzione del paesie su alcuni dei più rischiosi pericoli che lo minacciano e lascerà il suo segno nella Camera dei Comuni, ritenuta, finora, cosi salda ». Il l
Persone citate: Alexander Cadogan, Arthur Horner, Churchill, Garvin, Stalin
Luoghi citati: America, Galles, Germania, Inghilterra, Londra, Polonia, Russia, Stoccolma, Teheran
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