Paradossi e realtà

Paradossi e realtà Paradossi e realtà ■ La socializzazione mussollniana dell'economia si sviluppa in circostanze che giova attentamente esaminare, allacciandosi a fattori storici, politici ed economici di grande momento. Pare difficile spiegare per quali ' arcane ragioni, comunisti" e capitalisti combattono insieme in veste di paladini della libertà, della giustizia per i poveri e della pace, proprio contro quei paesi poveri che chiedono libertà e giustizia. Riesce disagevole a un nostro lavoratore qualunque, che può aver simpatia per il comunismo ritenendolo una forza capace di vincere i ricchi oppressori a favore della maggioranza degli uomini dal sistema liberale costretti alla povertà e all'indigenza, osservare che sul piano internazionale proprio u comunismo lotta contro i paesi poveri (Germania, Italia), a favore dei ricchi (Inghilterra, Stati UnitiX. Ma a ben indagare, il paradosso è solo apparente e dell'assunto si possono precisare i motivi. Le diverse libertà che Churchill e Roosevelt intendono restaurare nell'umanità afflitta dal fascismo, sono qualcosa di assai diverso da quanto una pomposa e sacerdotale fraseologia libertaria fa ritenere agli ottenebrati cervelU di tanti poveri mortali. La libertà di pensièro dovrebbe p'ermettere all'uomo di esprimersi come più gli-aggrada e proiettare le sue idee nella società: ma quando il francese Dupont ha ben bene ingiuriato, senza conseguenze penali, 11 presidente della sua repubblica egli rèsta sempre il piccolo borghese in preda alle difficoltà del bìlaitcio familiare che nessuna libera espressione di pensiero gli solleva e migliora; quando mister Babbitt pubblica sugli scandalistici giornali americani 1 più fieri appunti alla moralità- od onesta di un ministro, non modifica la situazione (e il ministro, con il giuoco parlamentare e delle clientele, continua la sua strada). La libertà politica è quell'altro attributo dell'uomo che deve consentirgli di trasfondere un po' di se stesso nel governo della cosa pubblica, e sottrarlo all'errore o al capriccio di un {tiranno: nella realtà i governi liberali * sono stati i più dispotici che la Storia abbia conosciuto; a dominare, pur nella commedia dei ludi elettorali e delle tenzoni parlamentari, sono sempre giunti uomini rappresen- - tanti gruppi di interessi o di consorterie razziali ed economiche ereditarie. Si può negare che gli uomini dei paesi liberali desideravano sempre la pace? Eppure hanno avuto sempre la guerra. Nella parola di Croce e Sforza, trionfa in Italia Meridionale l'agognata libertà politica; ma ciò non toglie che tutta la popolazione del mezzogiorno sia impotente di fronte alla cessione della flotta, frutto di sudore e ingegno, espressione di difesa e di libertà, ad una potenza straniera; impotente di fronte al depauperamento organizzato dei beni ed alle prepotenze dei liberatori che strappano i bambini dalle loro madri. Libertà d'iniziativa economica, che di proposito non confondiamo con la libertà economica (quest'ultima essendo l'autentica libertà alla base della società dei paesi del tripartito) è l'ultimo atto di consacrazione dei diritti dell'uomo redatto dagli economisti scozzesi per l'umana felicità. In virtù di quell'attributo, ogni individuo può sviluppare la propria iniziativa privata e capacità, onde dal contrasto degli interessi, dal libero svolgimento dei fenomeni economici, i prezzi si livellano, i mercati si alimentano, la concorrenza espelle gli inabili, gli interscambi si incrementano, e gli antitetici impulsi del tornaconto individuale, forze scatenate nella lotta per la vita, si compongono nell'equilibrio sociale e nel « bonum commune » al suono del magico flauto libertario come nell'armonia delle sfere celesti. In realtà la libertà d'iniziativa privata ha creato, come perspicuamente sostengono i sociologi e più di tutti i comunisti, la concentrazione della ricohezza nelle mani di. pochi capitalisti e la formazione di 'un esteso proletariato. Nell'Inghilterra, opulenta di beni, di terre, di colonie in misura addirittura fantasiosa, ci sono i| pochi ricchi e i moltissimi poveri; e questi ultimi ancorché « felici » passanti del sentiero di Dio fiorito delle più « garantite » libertà, nulla possono fare per l'equa distribuzione della ricchezza. Essi, come i ricchi, sono bensì dotati della libertà d'iniziativa e di negozio, in via giuridicamente astratta, ma di fronte a chi è economicamente potente nulla por sono fare. Lroperaio è libero di accettare o meno le condizioni poste dal padrone, ma se non accetta muore di fame. Chi ha soldi fa quel che vuole, senza argento non si fa la guerra, il povero diavolo che ruba dieci lire finisce in prigione, l'astuto filibustiere che truffa milioni vince qualunque processo in virtù del denaro, e il denaro è sempre nelle mani dei medesimi sacerdoti della « Casa di Dio > liberale. Orbene la Russia è qualcosa di fondamentalmenteMiverso? Teoricamente la Russia ha abbracciato la causa del proletari contro la prepotenza capitalistica ed ha adottato i principi di assoluta eguaglianza economica fra gli uomini, di pace universale, di giustizia per * tutti. In realtà ha livellato milioni di uomini in un nero schiavismo meccanicistico pari solo allo schiavismo feudale dei paesi anglo-sassoni, ed ha assoggettato questi uomini al dominio di una minoranza, ebrei e loro degni imitatori, che ha realizzato il più esasperante supercapitalismo burocratico. Nulla può l'operaio, il suddito, contro il burocrate sovietico, nè far udire la propria voce, nè evitare la guerra, nè migliorare la situazione economica. Il burocrate sovietico, quando e come gli aggrada, smentisce, in nome della pace universale, proprio la pace universale, imponendo decenni di preparazione febbrile alla guerra. Da una parte ebrei e compari nel supercE.pitalismo economico dei paesi anglosassoni, dall'altra ebrei e compari nel supercapitalismo burocratico delle repubbliche sovietiche. Non illogica dunque la stretta di mano che si è realizzata al momento buono, per stroncare l'anelito di giustizia dei paesi proletari, tra gli uni e gli altri, medesima espressione di una volontà di dominazione dei popoli per le due vie della « liberazione universale » e della « rivoluzione mondiale ». In questo quadro internazionale devesi giudicare la lotta che da anni sostengono, con mirabile eroismo, i paesi proletari per la difesa del loro diritto alla vita e per richiamare l'umanità intera sulla strada maestra della giustizia sociale. In un mondo di caotica confusione, è l'atteggiamento dei paesi proletari un preciso punto di riferimento per le smarrite coscienze. E se Je scorribande della purtroppo diffusa propaganda avversaria, hanno obnaturato le menti delle nostre stesse popolazioni, non di meno la verità si apre via via la strada. Germania, Italia e Giappone hanno dichiarato di combattere contro l'ingiustizia distributiva per la vita dei rispettivi popoli, e combattono in realtà per questa elementare ragione dimostrandosi pertinacemente coerenti con la propria ideologia-. Essi chiedono la giustizia internazionale ed attuano quella interna. Essi combattono il supercapitalismo nelle due forme, anglosassone e russa, e nell'interno sviluppano la medesima lotta. Non godono molta .popolarità, perchè, più sinceri, urtano contro la massiccia forza d'inerzia delle masse secolarmente cloroformizzate dal verbo liberale: sono pochi contro molti sia internazionalmente che internamente. Ma come sostengono l'urto contro le forze preponderanti' dell'esterno, fino ad imporsi all'ammirazione dell'avversarlo, cosi sanno rendere compatti e decisi i rispettivi popoli, con lo spettacolo della propria dignità, coerenza, rettitudine. Se la causa della Germania, non fosse stata buona, a quest'ora sarebbe stata travolta! Si noti. l'Italia, è stata dal tradimento portata nell'abisso più pauroso del disonore e della rovina. Pure sulle macerie, la parola santa di Mussolini ha avuto il magico effetto di richiamare gli italiani sani a una portentosa ripresa. Tutto distrutto; tutto abbandonato e dopo pochi mesi tutto rimesso in moto pur con i nemici in casa e il terrorismo aereo avversario. E' la forza della verità che s'impone, è la coerenza che traccia un binarlo, da cui deviati, per forza si ritorna. Che rappresenta la socializzazione dell'economia italiana, dal Duce ideata, in questo quadro di situazioni internazionali paradossali? E' bene rispondere alla domanda, prima di parlarne tecnicamente ciò che si può fare a parte. La socializzazione mussoliniana è la rivincita di un paese colpito tragicamente dalla sventura, è il trionfo, pur nella rovina militare, del genio italico che sa precorrere e guidare le umane genti. Comunque si siano svolti gli eventi è Mussolini jj»e trionfa e con lui l'ideale di equità tra gli uomini, è il Fascismo che nella confusione caotica del mondo traccia una strada e la illumina per dare all'umanità un riferimento e una guida verso le mete di verità, di giustizia, di dignità. Tra i presunti paradossi del supercapitalismo anglo-moscovita oppressore, c'è la realtà incancellabile del fascismo, dei paesi proletari, sicuri trionfatori in nome dei più alti valori della civiltà, perchè sanno esattamente ciò che vogliono. Giuseppe Solaro

Persone citate: Babbitt, Churchill, Duce, Giuseppe Solaro, Mussolini, Roosevelt