Fallito tentativo oratorio di Churchill per domare le ansie del popolo britannico

Fallito tentativo oratorio di Churchill per domare le ansie del popolo britannico Il discorso della debolezza, del "buon ordine» e del "buon modo,, Fallito tentativo oratorio di Churchill per domare le ansie del popolo britannico La Gran Bretagna si è già piegata Dopo dodici mesi, Churchill ha nuovamente parlato al microfono. Questa conversazione può tecnicamente definirsi come debole. Vi è in essa un diffuso ottimismo per ragioni di politica interna, ma freddamente esaminata nei suoi punti essenziali, cioè nella presa di posizione di fronte ai problemi dell'ora che volge, rivela una voluta prudenza che è semplicemente la conseguenza di quello stato d'animo d'incertezza e d'inquietudine che regna in Gran Bretagna e del quale nelle trascorse settimane la stampa inglese, e non solo quella inglese,na fatto non poco cènno. Il fatto che Churchill premetta la speranza o meglio la ragione che gli inglesi arriveranno alla fine del loro viaggio, che è quanto dire al termine della guerra, « in buon ordine » significa che le preoccupazioni di politica interna stanno raggiungendo anche per il Capo del Governo inglese il primo piano nell'ordine delle cose cui egli deve quotidianamente badare. Si tenga presente la frequenza degli sciòperi che avviene da un po' di tempo a questa parte in Gran Bretagna e specialmente tra i minatori, si aggiungano le nuove restrizioni anche alimentari che sono state preannunziate, cui si vuol far fronte con la promessa attuazione di quei principi del nuovo ordine sociale elaborati durante la guerra ma applicabili soltanto dopo. Il fatto che tutto questo complesso di leggi, che si riassume nel cosiddetto piano quadriennale per il periodo del dopo guerra, possa, al dire di Churchill, essere Iniziato prima di arrivare alle famose eleziopi generali fa trasparire come, nell'intimo del primo ministro inglese, questo piano quadriennale non sia nè più nè meno che un programma elettorale nelle mani del partito conservatore per battere di misura, se non di lunghezza, le correnti laburiste anche nelle loro tinte più forti. E' il timore di più ampi rivolgimenti sociali cagionati dall'attuale amicizia con la Russia sovietica o la non meno eventuale vittoria sovietica sull'Europa che orienta Churchill e gli cagiona non poche perplessità ed amarezze. Nei confronti dei grandi fatti bellici Churchill ha voluto « pluralizzare » l'azione degli alleati. Tutto ciò naturalmente per valorizzare, nei confronti della Russia, l'azione anglo-americana. A proposito dell'alleato orientale, è anzi d'uopo osservare che Churchill ,se l'è cavata, con un notevole genericismo, omettendo le abituali espressioni di democratica fraternità. Questo è spiegabile ripensando alle recenti frizioni, reali, positive e concrete che esistono tra la Russia da una parte e i suoi alleati dall'altra, frizioni che senza dubbio saranno la ragione prima di quel nuovo possibile incontro tra i Capi alleati che la propaganda britannica, ha da un po' di giorni a questa parte cominciato a ventilare. Se, sempre a proposito della Russia, noi confrontiamo la chiacchierata di Churchill, con o senza caminetto, cogli altri discorsi da lui tenuti, possiamo obiettivamente constatare quella che, in linguaggio diplomatico, suol dirsi una certa freddezza. Evidentemente la libertà d'azione che la Russia sovietica ha mostrato di possedere e di voler mantenere ad ogni costo, particolarmente nel settore Mediterraneo, il cui ultimo esempio è il riconoscimento del Governo di Badoglio, incrina notevolmente i rapporti tra gli alleati e giustamente preoccupa in modo particolare gli inglesi. Churchill ha dovuto anche fiustificare il colpo incassato i recente coll'accordo tedescoungherese: se l'è cavata dicendo che esiste una compensazione tra i rovesci nel settore orientale del Mediterraneo e il terror panico prevalente, a suo dire, in Ungheria, Romania e Bulgaria, rafforzato dalla guerriglia in Grecia e in Jugoslavia1. Churchill, ciò premesso, ha soggiunto: «C'è ancora molto da fare nei Balcani e nel Mediterraneo Orientale, ma anche qui io non ho dubbi che il compito sarà ultimato in buon modo ». Cioè un colpo al cerchio e un colpo alla botte, secondo la tradizionale politica del signor Churchill. Infatti se esiste il terror panico, se il cosiddetto antemurale dell'Asse stesse per crollare, non ci sarebbe bisogno di sostenere per il futuro che c'è ancora molto da fare. E' che la propaganda^ del capo del Governo inglese deve pur sempre cozzare ineluttabilmente contro la tempestività e la metodicità dei piani militari dell'Asse, i quali ben difficilmente si lasciano cogliere di sorpresa come la ormai sufficientemente ampia cronaca di questa guerra documenta. Nei confronti dell' Italia Churchill nulla ha aggiunto di nuovo che tutti non sappiano: .nessun dubbio di raggiungere la vittoria sia sulla testa di ponte di Anzio come sul fronte meridionale; promessa che Roma sarà liberata; riconferma che parecchie divisioni "tedesche e forze aeree sarebbero inchiodate sul territorio italiano. Lasciamo giudicare al buon, intelligente, popolo italiano se le affermazioni del signor Churchill rispondono a verità:. al capo del Governo inglese dà malodettarnente fastidio che questo popolo italiano, riavutosi dal collasso tre¬ mendo dell'8 settembre abbia ripreso o stia riprendendo il suo posto con dignità e con fermezza. Le 66 divisioni italiane che Churchill asserisce di essere riuscito ad eliminare dalla lotta sono state eliminate in virtù di un tradimento e non di una sconfitta: è perfettamente inutile oggi, ancora, in piena guerra venire a cantare una vittoria inesistente e che in ogni caso si è risolta per le armate anglo-amerioane, in una durissima fatica-, senza alcun risultato concreto secondo le stesse previsioni che molti mesi or sono lo stesso comandante in capo delle truppe anglo-americane nel settore anglo-americano generale Elsenhower giustamente ed esattamente faceva. Dal 22. di gennaio le truppe angloamericane sono inchiodate sulla testa di ponte di Anzio: ciò convince sempre più gli italiani — se ce ne fosse bisogno — e la convinzione va generalizzandosi, che gli angloamericani non sanno fare la guerra nonostante la strapotenza dei mezzi e delle macchine e il primo ad esser di questa opinione deve essere proprio quel maresciallo Badoglio Il quale di questa debolezza anglo-americana se ne è fatta un'arma per contrapporre, nel suo gioco e nel suo calcolo, alleato ad alleato e cioè il russo all'anglo-americano. Il Primo Ministro inglese ha passato anche in rassegna la situazione degli altri fronti. Rassegna prudente, ma pur sempre tendenzialmente ottimistica. Si tratta di far digerire al pof'o inglese due caposaldi de ■ i tra dizionale politica bri.unnica crollati in questi mesi: l'abdi cazione nel Paoifico di fronte agli americani e l'inizio del l'invasione indiana da parte dei Giapponesi. Per chi abbia un po' di famigliarità colle vicende inglesi non può affatto suscitar stupore se le preoccupazioni p"er questi due eventi siano effettivamente generali e profonde. Bisogna ripensare che cosa rappresenti il concetto d'impero per gli inglesi e come èssi siano pliche mai irritabili quando nel la zona che va fra il Pacifico e l'Oceano Indiano si intro metta un terzo incomodo il quale oggi si chiama Staf Uniti d'America. La Gran Bretagna, ha det to Churchill promettendo an cora una volta quell'azione — a suo stesso dire — al quanto complicata che è l'invasione dell'Europa, non si è mai piegata e non è mai caduta. Noi più obbiettivamente ed onestamente diciamo che comunque si risolvano le vicende della guerra la Gran Bretagna si è già piegata ed è già caduta davanti ai rus si e davanti agli«etatun.itensi. Non c'è un cittadino Inglese che non si renda conto di questo fatto consacrato alla storia XXX