23 MARZO 1919

23 MARZO 1919 23 MARZO 1919 Noi ricordiamo ancora con profonda emozione quello che ad amici amarriti e addolorati andavamo dicendo, nei tristi giorni della tragicommedia badogliesca. Erano accorate parole di speranza che sorgevano vive e spontanee da una certezza più forte della realtà che tutto sembrava trascinare e sommergere in un mare di fango e doblio: certezza esistente non per fanatismo di fede ma per maturata insopprimibile convinzione. Noi dicevamo, a questi nostri amici, che oltre l'immane sciagura di cui la Patria già scontava le prime conseguenze, oltre tutto il male che il tradimento portava con sè, lina cosa restava, come sospesa nel cielo oscurato della Nazione: una luce che nessuno sarebbe riuscito a spegnere: la luce dell'Idea mussoliniana. A questa certezza noi chiedemmo, in quei giorni, pace e forza per il nostro cuore. Ricordiamo ancora quello che' ad improvvisi e insospettati paladini della ridevole libertà badogliesca andavamo osservando, con parole addolorate ma ferme. La nostra certezza faceva da muraglia insormontabile, dalla cui sommità ci fu possibile vedere, senza contaminazioni, il tristo spettacolo originato dal tradimento. Consapevoli dell'immane opera realizzata nello spirito e nella materia dal regime mussoliniano, i nemici del fascismo, con cieco febbrile accanimento, si accinsero a demolire. Scardinando i fasci si illusero di rendere anonime le realizzazioni costituite dalle innumerevoli costruzioni; sferrando una oscena campagna giornalistica si illusero di creare la confusione necessaria all'attuazione dei loro de* littuosi programmi. Questa duplice offensiva si svolse tra il melodrammatico riaffiorare di ormai consunte famosissime marionette, che l'azione moralizzatrice del fascismo aveva disperse, e tra gli atteggiamenti, amletici di non pochi tesserati (e chi non era tesserato, prima del 25 luglio 1943?). Sui giovani, l'ombra nera del tradimento si era abbattuta come un. ciclone scaturito da profondità abissali, fenomeno straordinario di un mondo inverosimilt. I puri, quelli ohe avevano seguito i gagliardetti della rivoluzione nell'entusiasmo di una fede che accendeva e trascinava, sembrarono irrigidirsi in un interrogativo angoscioso: era mai possibile che tutto, proprio tutto, fosse crollato; che il grande e il bello intravisti in lunghi anni di dedizione fossero sfumati alla comparsa del decreto relativo allo stato d'assedio su cui poggiava la congiura antifascista? No, tutto non poteva crollare: il seme dell'Idea era ormai nel profondo del solco, ove nessuna mano sarebbe riuscita a rimuoverlo per isterilirlo. Contro mille giovani smarriti o subitamente traviati, si ergeva la fede di un manipolo o quella del singolo. Noi pensammo, in quei giorni, che solo dai giovani l'Italia avrebbe potuto attendersi l'azione di riscatto che comunque doveva scaturire dalla situazione caotica in cui si precipitava. Solo i giovani avrebbero potuto innalzare la Bandiera della riscossa. Come l'accanimento a distruggere ciò che esteriormente sapeva di fascismo diventava più spietato e bestiale, cosi l'Idea di Mussolini, liberata da ogni errore e da ogni compromesso, appariva una insopprimibile forza viva, niente affatto toccata dagli scalpelli demolitori o dai regi decreti. La giostra delle accuse gì rava grottescamente senza risparmiare nessuno, ma quando dagli uomini e dalle cose si passava all'Idea, le voci zittivano, e qualcuna arrivava finanche a formulare concessio hi e riconoscimenti. L'Idea era troppo grande perchè potesse temere Passai to di un'accozzaglia di scal manati senza méta; A questa Idea, fatalmente, i giovani avrebbero attinte le ragioni spirituali e ' materiali per la resurrezione. A questa Idea avevano attinto, dal 1919, i popoli desiderosi di ordine e di benessere, che riconoscevano nella rinnovata parola di Roma il segno di un inestinguibile de stino di primato. Occorre riportarsi a quei tempi ormai remoti, quando l'Europa si dibatteva nella crisi politica ed economica seguita alla guerra del '14-18, per giudicare la portata storica della costituzione dei Fasci italiani di combattimento I popoli che avevano versato fiumi di sangue nell'illusione di conquistare il diritto alla indipendenza in un'Europa libera da imperialismi; i popoli esausti, disorientati, pessimisti, che appena si risollevavano dalle sofferenze della guerra e dagli inganni della pace, furono d'improvviso attratti dal clamore che si levava dalle piazze d'Italia, ove un Uomo nuovo, espressione del travaglio spirituale e materiale del popolo, indicava ai fratelli di buona volontà e di sicuro coraggio la via aspra ma alta da intraprendere per il raggiungimento di méte che il genio della razza, da Lui sintetizzato, intravedeva oltre il grigiore circostante. Quello che ai nemici Interni ed esterni sembrò un fatto di cronaca che s'incastrava capricciosamente e momentaneamene nella tumultuosa vita ^politica italiana, fu invece nell'Europa di quel tempo — l'unico atto di vita, con il quale il popolo più antico e generoso del continente insorse contro i pericoli del collasso morale e materiale verso cui il mondo europeo precipi tava, nei fumi del primo tentativo di bolscevizzazione i nella stretta del cinico conser vatorismo anglo-francese. Gli avvenimenti che poi se guirono, hanno dimostrato con erslpmrdsldeprpdscpcbdrimodpsnpeectpcdzpEmnsaDcpdprdeqpfsi evidenza ogni giorno maggiore, che il 23 marzo 1919, Mussolini non creò soltanto, con l'adunata di Piazza San Sepolcro, il fascismo italiano, ma dette ai popoli ansiosi di rinnovamento, l'Idea: la grande fiamma vivificatrice, che sorgente dalle profondità millenarie di Roma, recava la luce dei nuovi tempi. Oggi, dopo eventi turbinosi e nel pieno della lotta tra 1 popoli che quest'Idea innalzarono a propria bandiera e i popoli che in questa Idea vedono la minaccia di una giustizia e di una eguaglianza che sottrarrebbe ai loro imperi una parte del troppo accumulato; oggi, con le orde del barbari della sterlina e del dollaro alle porte di Roma, il ricordo di quel lontano 23 marzo ritorna nel cuore di ogni onesto italiano, suscitando commozione e rinnovando propositi. Il 23 marzo 1919 l'Idea mussoliniana iniziò il cammino nel mondo. Sbaglia grossolanamente chi pensa che questa Idea possa essere stata scalfita dal tristo episodio badogliesco o possa comunque perire nel caso ipotetico di una sconfitta del Tripartito. L'Idea mussoliniana contiene tutte le aspirazioni dei popoli stanchi" dìngtustizia e desiderosi di feconda pace. E' l'Idea della nuova Europa che si batte disperatamente contro le forze mercenarie di due imperi capitalistici, mostruosamente alleate alle orde asiatiche dei senza Dio. Le realizzazioni sociali, economiche, morali, conseguite per influsso diretto e indiretto di tale Idea, in Italia e fuocri, provano già che essa è una realtà viva e vitale, che è andata e va incontro a necessità effettive, risolvendole con e-' quilibrio sapienza e forza di pretto spirito latino. Mentre già chiari si manifestalo all'orizzonte 1 primi sintomi della nostra rinascita, il fascismo, libero definitivamente dai suoi nemici interni, che il popolo ha potuto finalmente conoscere in una monarchia egoista e intrigante, in esponenti militari corrotti e venduti alla massoneria ed all'ebraismo, in gerarchi che a costoro si associarono perchè anch'essi corrotti e venduti, continua la sua marcia, realizzando il suo programma, teso al bene del popolo per il quale nel lontano 1919 sorse, stroncando, con coraggio e con fede, le oscure forze dissolyitrici, restituendo alla Patria quella dignità e quella potenza minacciate dalla ventata rossa che tutto avrebbe travolto, inesorabilmente. Oggi, i veri italiani, coloro .vhe.sempre vollero l'Italia libera, forte e rispettata, celebrano questa data, Incisa col sangue e con la fede nelle pagine gloriose della nostra storia, perchè solo nell'Idea mussoliniana — fra tanta tristezza che li circonda — sdbrgono, per essi e per la Patria, la sicura via del più luminoso domani. All'Uomo insonne che continua la sua immane fatica, vada oggi il pensiero degli onesti; a Lui gli Italiani guardino con fiducia e fermezza, cosi come nel 1919 i reduci dalla guerra ed i giovanissimi guardarono a Lui, che ad essi parlò di onore, di Patria, di avvenire. Tullio Giannetti

Persone citate: Incisa, Mussolini, Tullio Giannetti