INGANNI

INGANNI INGANNI II Aldo e E ita si sposarono e decisero di andare fuori qualche giorno, a fare un viaggetto di nozze. Ma lei dimenticò la sua carta d'identità, cosicché, dopo due giorni di disavventure, tornarono a casa. Erano tutti e due contenti, lei d'impadronisi del suo piccolo regno, lui di tornare al lavoro. — Ora — pensava Rita — quando Aldo rientrerà, mi prenderà fra le braccia, mi coprirà di baci, mi dirà tante cose belle. Sa esprimersi cc«ì bene ! Mi scriveva delle lettere così meravigliose ! Si poteva anzi dire che era stato per quelle lettere che egli l'aveva vinta e ottenuta, conquistando così il suo cuore. Ma Aldo, rincasando, non disse nulla, corse a lavarsi le mani e sedette a tavola, pieno d'appetito. — Che cosa c'è di buono? — chiese e non s'accorse dello stupore di lei, delle mute suppliche dei suoi occhi belli e amorosi. E quando lei, dopo, gli si appeoe al collo, chiedendogli appassionatamente: — Mi ami? — lui fece un viso rosso e parve stranamente impacciato. — Ma certo, lo sai che ti voglio bene. E andò lesto in cucina a finir di verniciare una certa mensolettà, fischiettando sommessamente. — E' un rusticone — pensava Rita, la notte, soffocando sul guanciale i suoi singhiozzi. — Non sa dire, sull'amore, quattro parole in croce, lui che ne dissertava per pagine e pagine nelle sue lettere. E' possibile? Qui c'è un mistero, un orribile mistero. Lo scoprì un giorno, quel mistero, quando frugando in un cassetto, alla ricerca di certe calze spaiate del marito, trovò, proprio Botto quelle calze messe là in un fagottino e come dimenticate, un libretto con una copertina di tela cerata che, a tutta prima, ella credette un piccolo registro di conti e che si rivelò invece una raccolta di lettere d'amore scritte con una scritturina fitta fitta, a lei sconosciuta. Come tramortita, si mise a sedere e lesse, inorridendo, qua e là, brani di lettere che lei Bapeva a memoria, tanto eran belle. La verità le folgorò davanti. Qualcuno aveva imprestato quella raccolta di lettere ad Aldo, raccomandandogliele come irresistibili, e lui le aveva copiate. Ella guardava attonita nel vuoto, il libretto era caduto sul pavimento, nel silenzio della casa si sentiva il battito lieve del pendolo e quel rintocco aveva qualcosa di pauroso. A lei pareva di fare un sogno, un brutto sogno. Dunque tutta la sua felicità doveva cadere in frantumi, così, per quell'inganno? Molte cose ella avrebbe perdonato al marito, anche la sua natura un po' chiusa, selvatica, rustica. Ma quell'inganno, come perdonarlo? Bruscamente, quella specie di malvagio incanto finì, qualcuno aveva suonato il campanello. Chi poteva essere? Dolorando, ella 9Ì asciugò gli occhi e si trascinò ad aprire. Indietreggiò, stupita. — Come, sei tu ? — Proprio io. Il giovane entrò con aria disinvolta, col cappello in mano, ma davanti allo sguardo ostile di lei, non osò deporlo. Però la guardava con aria ironica. — Mi scuserai, ma soltanto ora ho saputo il tuo nuovo indirizzo. Sei maritata, eh? Complimenti, congratulazioni. Sei felice? Ma mi sembra che tu abbia gli occhi rossi. Piangevi forse? Si dà forse il caso che tu mi rimpianga? — No — ella disse a denti stretti, fiammeggiando d'ira — non ti rimpiango e tu lo sai. Ti avevo scritto. — Sì, certo, ma ho ricevuto la tua lettera soltanto ora. Ero lontano, in viaggio, capirai. — Già, tu hai sempre avuto l'abitudine di essere lontano, in viaggio, quando dovevi onestamente mantenere i tuoi impegni. — Oh, bè, per questa volta non si trattava poi di grandi impegni. Mi chiedevi le tue lettere indietro. Sono qui, te le ho portate ora, con un po' di ritardo, ecco tutto. Le porse il pacchetto delle lettere, lei quasi glie lo strappò di mano. — Bene. E ora? Non vuoi proprio fare la pace ? — Vattene ! Sembrò che lo buttasse fuori di casa con violenza, tanto chiuse con impeto la porta. Poi stette in ascolto, col cuore in affanno. Scendeva le scale? Sì, grazie a Dio. Finito ! Non lo avrebbe rivisto più. Eppure, Dio sa se- lo aveva amato e se le lettere che teneva in mano, erano state piene di frasi appassionate... Già. E ad Aldo lei aveva forse confessato dì aver scritto quelle lettere a un altro? INo, non aveva detto nulla, I aveva taciuto. Tanto, aveva i l — . i a a n a e è pensato, tutto è finito ormai, l'altro era un indegno, io lo disprezzo. Certo, ma l'inganno sussisteva. Andò in cucina, dove il fuoco ardeva allegramente nella stufa, scostò rumorosamente il coperchio di ferro, e cacciò, nelle fiamme il libretto di Aldo e le lettere di lei, Rita, poi le guardò bruciare. Si, che la fiamma divorasse tutte quelle frasi d'amore, quelle illusioni, quei deliri. Amore, quello? No, forse l'amore vero era un'altra co6a. E come liberata da un incubo, da un peso immane che le aveva gravato sul cuore, quando tutto fu bruciato, andò a lavarsi gli occhi, a mettersi la cipria e indossare un altro vestitino, a farsi bella per lui, Aldo, che sembrava non la guardasse, tanto era timido, ma che la vedeva benissimo. Ormai cominciava a conoscerlo. Quando Aldo tornò a casa, trOvò tutto in ordine e la tavola apparecchiata. Con un gesto improvviso, egli vi posò sopra un bel mazzo di rava- nelli freschi. — Mi hai detto che ti pia- oevano Poi scappò per non sentirsi; -ou. j ringraziare. Rita guardava Un dono umile, ma che spicco allegro quel rosso sul candore della tovaglia! Con un sorriso, prese il mazzo e furtivamente, prima di andarlo a mettere sotto l'acqua, lo portò alle labbra, come se fosse un mazzo di fiori ! Carola Prosperi

Persone citate: Botto, Carola Prosperi