Vincoli indissolubili

Vincoli indissolubili Vincoli indissolubili La presentazione delle ere- genziali da parte dell'amba- cciatore nipponico al Duce, per qlsl momento in cui avviene, rascende di gran lunga la normale importanza che simii avvenimenti assumono. E', nfatti, una nuova prova, reae e tangibile, dei saldi vincoli he uniscono l'Italia repubbligrande Impero del cana, al Sol levante, il quale, sùbito dopo la liberazione del Duce e la rrnptrcpcoqfituzione del Governo, che cancellò la triste pagina della criminosa capitolazione bado gliana, si affrettò a ridare ala nostra Nazione il posto che occuoava in seno al Tripar tito. ' E' facile intuire che questi egami andranno sempre più rinsaldandosi man mano che 'Italia, ormai in netta ripresa, farà sentire il peso del suo rinnovato sforzo militare, e che salanno destinati a cementarsi ancora nel campo pacifico dei traffici e delle opere dopo a fine vittoriosa del conflitto Conflitto, non bisogna stancarsi di ripeterlo, preparato di lunga mano e voluto dalle nazioni plutocratiche per togliere per sempre ai popoli giovani e proletari ogni velleità di espansione e di potenza e continuare così a dominare e sfruttare il resto del mondo. Il Giappone, non meno ael'Italia e della Germania, sentiva la ristrettezza dello spazio su cui il suo popolo, prolifico e operoso, era costretto a vivere, e tentò, come noi, per vie pacifiche, di trovare sbocchi ai suoi prodotti e alla sua esuberanza demografica. Ma ovunque e sempre trovò davanti a sè le stesse barriere, la stessa sorda ostilità che noi avevamo trovato da parte dei gretti, prepotenti imperialismi mascherati di democrazia. E con quella tenacia, con quella volontà che sono sue doti peculiari, si accinse ad abbattere gli ostacoli che l'egoismo anglosassone continuava a frapporre al suo cammino verso la conquista dello spazio che gli era necessario per vivere. Anche chi è corto dì memoria ricorderà con quale sprezzante altezzosità gli Stati Uniti trattarono il Giappone durante il lungo penodo delle trattative che si svolsero fra Tokio e Washington per risolvere pacificamente il conflitto (il che sarebbe stato possibile in Asia Orientale così come lo sarebbe stato nel 1939 in Europa senza la premeditata soluzione con le armi voluta dai nostri nemici). costretto alla guerra, u Giappone l'affrontò con eccezionale ardimento e col suo proverbiale sangue freddo Gli scacchi clamorosi inflitti nel primo periodo delle osti lità a tutti gli avversari che si trovò di fronte — inglesi, americani e olandesi — non gli fecero perdere neppure per un istante la visione realistica delle enormi difficoltà che avrebbe in seguito dovuto affrontare e dell'asprezza che avrebbe assunto il conflitto nei suoi teatri di guerra. E, dopo le folgoranti vittorie di Pearl Harbour, delle Filippine, della Malesia, di Singapore e della Birmania, quando la sua bandiera sventolava trionfante dalle frontiere dell'India alle sperdute isole della Polinesia, il Capo del Governo ammonì il popolo nipponico a non crearsi illu sìoni. « La vera guerra — egli disse — incomincia soltanto ora ». Il popolo giapponese, quello stesso popolo che in altri tempi aveva atterrato il co losso russo e che ora aveva inferto colpi così duri ai suoi nuovi avversari, compres l'autorevole ammonimento e seppe stringere i denti in uno sforzo colossale, uno sforzo lungo e duro che lungi da! piegarlo, lo ha ' rafforzato sempre più nella sua indomabile volontà di vittoria. Impegnato in una guerra asprissima, di una vastità intercontinentale, il Giappone stssFtcslibqqbsfgfodlprstpnopftd guarda, così, con serena si curezza al suo destino, del quale ha saputo creare le solide basi. Ha provveduto in silenzioso fervore, a costruì- a re gli impianti, a organizzare i trasporti e a creare il necessario esercito del lavoro per lo sfruttamento sistematico delle immense e preziose risorse di materie prime ài cui difettava e che andò a prendersi nelle terre conqui- o u o i e , n e à a e i , e o o i o ri a oi e o o ! o a e state agli insaziabili dominatori, e ha dato, quindi, armi sempre più moderne e mi3zzi sempre più poderosi alle sue Forze Armate, che combattono ' con quel misticismo e con quella dedizione che trasformano t'eroismo individuale in eroismo collettivo. NelP attuale fase difensiva il Giappone non è meno temibile di quanto lo sia stato in quella offensiva. Ne sanno qualcosa gli inglesi del fronte birmano le cui velleità aggressive vengono di volta in volta frustrate con abili zampate e gli americani dello sterminato fronte del Pacifico, ai quali ogni isoletta occupata costa durissime perdite. A Tokio non si nascondono la portata della minaccia rappresentata dall'offensiva americana, ma preparano "armi e spiriti per infliggere al tracotante nemico, al momento opportuno, i colpi decisivi che ne annulleranno i progressi, ottenuti in tanto tempo e a prezzo di così duri sacrifici. Tornerà poi la fase dell'offensiva, e allora sarà condotta con quell'estrema decisione dì cui i nostri alleati hanno dato prove che hanno meravi-r gliato il mondo. Sarà la fa3e in cui il Tripartito riprenderà il sopravvento sulla coalizione avversaria e che porterà alla decisione vittoriosa della guerra. Per la grande lontananza dai fronti europei, troppi italiani dalla vista corta non hanno dato 11 giusto valore allo sfòrzo bellico del Giappone, o per lo meno (e qui ci riferiamo a quelli animati da sentimenti di vera italianità) hanno pensato che l'azione da esso esercitata non possa avere diretta influenza sull'andamento delle operazioni in Europa. E' un grande errore. Non occorre affatto che i giapponesi combattano* materialmente vicino a noi perchè ci sia sensibile il loro concorso. Il nemico lo si indebolisce ovunque lo si colpisca, e ì fronti asiatici, a questo effetto, non hanno nulla di diverso dai nostri. Le navi che colano a picco nel Pacifico, i velivoli che a centinaia vengono abbattuti dai nipponici, le perdite umane che i nostri nemici subiscono colà, rappresentano un alleggerimento della pressione che l'Europa dovrebbe subire, mentre faciliteranno la pressione che, a nostra volta, eserciteremo conro 1 nosri nemici in fasi successive della guerra in Europa. E, frattanto, mentre il Giappone compie il suo gigantesco sforzo bellico in Estremo Oriente e la Germania sostiene sulle sue spalle vigorose il peso della coalizione avversaria in Europa, l'Italia ha davanti a sè il tempo prezioso che le occorre per riacquistare, mercè l'opera appassionata di quella che ancora per poro sarà una minoranza, la nuova potenza militare, con nuove Forze Armate sono, armatìssime, decise a combattere l'on rinnovato ardore per cancellare ogni traccia dell'onta badogiiana. Il peso della nostra forza non tarderà a farsi sentire an. f che se, purtroppo, non abbia- | mo più la nostra poderosa flotta. In terra, in mare, nei cieli l'Italia dirà ancora la sua parola, e il Tripartito, ridotto ora a due grandi componenti, tornerà ad avere tutto il suo valore letterale. G.. Z. O.

Persone citate: Duce