Discorso agli scettici della socializzazione

Discorso agli scettici della socializzazione Mentre gli eventi maturano Discorso agli scettici della socializzazione , Lia socializzazione ha due nemici: gli scettici e gli apologisti. Questi, sono i nemici senza saperlo, che la danneggiano facendosi in quattro per giovarle, si sono messi, per la voglia generosa di esaltarla, a sfoggiare i superlativi più fascinosi, a gridare sperticatamente che l'età dell'oro, mercè essa, incomincia, s'è già aperta, che i suoi doni copiosi sono ormai a portata di mano di tutti e non fa d'uopo nemmeno compiere il mininjo sforzo d'un piccolo movimento del braccio per raccoglierli, che essi stanno già per piovere dal cielo come la^biblica manna; che non ci sono più problemi da risolvere per l'umanità, essendo risolto — risolto dicono — il problema dei problemi; che da oggi non esistono più differenze sociali, niente più ricchi e poveri, perchè la povertà è stata abolita, che il bisogno non picchierà più a nessuna porta, poiché tutti si diventerà « padroni »; che le dissonanze appartengo'no al mondo di ieri poiché tutto d'oggi in poi sarà armonia essendo il mondo della produ- ,,zione e del lavoro regolato co me il più perfetto degli orolo gi svizzeri, per cui vedremo il lavoratore scambiare 1 fiori per l'onomastico e il panettone a Natale col datore, il p&dron di casa cedere il passo all'inquilino che gli dà manate cordiali sulle spalle, l'oste che tiene per sè una partita di vi- • no nella quale sia distrattamente caduta una goccia d'acqua onde non danneggiare l'avventore*. L'avvento in terra del regno dei cieli, insomma, il paese di Bengodi mutato in realtà dalle pagine del libro, dove le montagne sono di formaggio grattugiato, e gli alberi d'oro, le montagne d'oro. Che la socializzazione rappresenti, e sia, una gran cosa, la più alta parola di giustizia sociale che sia stata detta forse dall'avvento del cristianesimo ,in poi, è un fatto, un dato preciso e incontrovertibile; ma che debba essere considerata più con la mentalità dello scienziato davanti alla riusci ta del primo esperimento della ricerca intrapresa che con quella dell'invitato a nozze che altro dovere non ha, da. parte sua, all'infuori di quello di gridare « Viva gli sposi » e di battere le mani, è pure un fatto. E lo. scienziato, davanti a quel tale esperimento, può gridare si, nel primo momento Eureka!, ma subito dopo aggrotta le ciglia, poiché sente la responsabilità che gli deriva da quella riuscita teorica, ottenuta in gabinetto o ' sul libro dei calcoli, e si preoccupa per il più grave compito che lo aspetta, di trasformare la ricerca in conquista operante, di applicarla -praticamente: perchè sennò essa sarà si ricordata dagli storici del ramo e forse qualche giorno lontano potrà fruttargli anche una lapide come precursore, quando altri l'avranno svilup pata e applicata, sulla facciata della casa natale, ma da lui direttamente l'umanità non avrà avuto pratici vantaggi, Questa umanità che onora si Alessandro Volta che scopri la pila, ma sente più popolare Edison che le die la lampadina elettrica; ammira e colloca — anche perchè 'sono trascorsi tanti secoli dalla sua morte — nell'empireo dei divinatori Leonardo e gli dedica Mostre al centenario, ma i frutti dei bre vetti delle cento e cento in venzioni da lui intraviste e ab bozzate, dall'argano idraulico all'aeroplano, vanno ad altri. E poiché non vogliamo, e cosi non sarà, perchè sta per essere diversamente come diremo, con la socializzazione ripetere Leonardo e Volta, né, per intenderci meglio, l'episodio più vicino del corporativismo che in Italia nacque e altrove viene applicato, ecco che siamo insorti fin dal primo momento contro gli apologisti per partito- preso, e li collochiamo tra i nemici, anche se sono i « nemici buoni », della socializzazione; la quale per essi minacciò, e in parte avvenne, di essere presentata come l'invenzione di un geniale congegno al quale basta imprimere un leggero,-»novimento perchè funzioni, e che l'utente... sia dispensato anche dal manovrarlo: c'è chi pensa per lui, che, da parte sua, non dovrà curarsi d'altro se non di raccogliere i copiosi frutti. Difficoltà di realizzazione, ostacoli, resistenze, inconvenienti pratici dell'applicazione, responsabilità dei lavoratori? Tutto gli apologisti danno per superato, considerano preoccupazioni fuori di posto, perchè le difficoltà non esistono, gli'ostacoli — come detta 11 Dizionario elementare,, del Perfetto Conformista (Ed. Starace & C.) — vengono travolti dalla rivoluzione, le resistenze ai infrangono davanti alla nostra adamantina volontà di conquista, il lavoratore italiano e maturo perchè è il più Intelligente dei lavoratori, ecc. E cosi sia* Conseguenza di questo insegnamento? Che le masse accolsero dapprima con diffidenza la socializzazione, come erano abituate e fare d'ogni notizia strombazzata senza risparmio ed economia di colpi poi, appresa che ebbero la promulgazione del decreto, dissero: è una bellissima cosa; ma restarono, e sono, in attesa, che i doni copiosi di questa 'provvidenza piovan loro dal cielo, e che sia presto... perchè la paga non basta. Ecco a quale comun denominatore, nella mentalità corrente, fu ridotta la socializzazione: alla partecipazione degli utili, a una specie di integrazione salariale (!), perchè partecipazionismo fu inteso in tale ri¬ strettissimo senso, non già come partecipazione alla vita, all'andamento, alle vicende, alla responsabilità dell'impresa, che e ben più alta ed altra cosa, di cui la partecipazione agli utili — quando questi utili ci sono, quando i lavoratori hanno saputo conseguirli, cioè farli conseguire all'impresa — è una parte, e nemmeno la più cospicua. Per questo noi, quando udlmmo dalla bocca del ministro" Tarchi in un recente incontro elogiare l'iniziativa della Federazione di Torino per un corso di preparazione dei lavoratori alla socializzazione, abbiamo provato un senso di profonda soddisfazione, perchè rappresentava per noi II confortevole segno che in alto non si è dello stesso parere degli apologisti, e si pone l'accento sul dato fondamentale, si ritiene l'opportunità di educare le masse a intendere la portata, a penetrare il valore, a conoscere sotto tutti gli aspetti il senso della grande conquista che esse devono operare. Occorrerà, ripetiamo, per questo, rivedere l'impostazione della propaganda sulla socializzazione; propaganda che finora la radio e in generale la stampa impostarono piuttosto in senso demagogico, prestando il fianco alla propaganda nemica interna ed esterna che prese a considerarla come una concessione all'esigenza del momento, un espediente per accaparrarsi il consenso dei lavoratori. Mai fu impiantata denigrazione più in malafede di questa: d'accordo. Ma ad essa, involontariamente, noi stessi prestammo, come si diceva, il fianco. n nemico numero uno, però, restano pur sempre gli scettici, in buona o in malafede che siano, a qualsiasi categoria appartengano. Però, diciamo subito, il pericolo da essi rappresentato e stato già jn parte e verrà prestissimo totalmente neutralizzato. Lo è stato in parte, come a meno di un mese di distanza dalla Premessa si ebbe la prò mulgazione del decreto; sarà neutralizzato prestissimo totalmente, come — erodiamo di poter dire fra giorni o fra qualche settimana per essere prudenti — usciranno 1 primi decreti esecutivi, per mettere in atto la socializzazione. Scrollarono le spalle, gli scettici,'alla lettura del Manifesto di Verona che gettava le basi della grande innovazione. Allora (18 novembre 1943) si era ancora" allo stato fluido, la Repubblica Sociale trovava pochi credenti in casa e -fuori, e ogni sera, i miscredenti, si coricavano con la speranza che non avrebbe albeggiato sul nuovo Stato. Poi. come questo, invece, prese adraffermarsi, e ogni scettico che si rispetti e sia degno di questo bell'epiteto non può abbandonare la sua posizione mentale, si spostarono d'un tantino* e dissero: però la faccenda della so cializzazione non avrà seguito, perchè Mussolini, ora che si è riaffermato, ha bisogno di star quieto, avrà altro da fare, e lascierà le cose come stanno. Che interesse può ave re a inimicarsi noi industriali"! Fulmine a ciel sereno, e pro- grio quando nessuno lo avrebe sospettato — cosi presto e in quei giorni — ecco scoccare il- 14 gennaio la * Premessa ». Ma nemmeno davanti ad essa, seppure li lasciò un tantino raggelati, gli scettici smobilitarono; è una premessa, ma non vuol dire di più; sarebbe pazzesco impelagarsi in una avventura del genere in questi momenti. Sopraggiunse, a breve distanza, Il decreto coi suoi 46 articoli e l'appendice, e se al primo annuncio gli scettici ebbero un tremito e vissero qualche ora d'orgasmo, poi tirarono il fiato leg- fendo quelle tre righe in cui detto: « La data dYentrata in vigore della presente • legge sarà stabilita coni successivo decreto ». Ecco la chiave di volta di tutto il sistema, ecco la spiegazione dell'enigma, ecco la puntina d'ago che fa sgonfiare il pallone di gomma velina; vedremo quando sarà quella data, probanjhnente il giorno del mai. E continuarono a restare scettici, ancorché la Borsa accusasse il colpo (se 10 accusò, o non compi invece una di quelle manovre che per i più restano misteriose, se non operò cioè il cedimento per far giocare al ribasso gli speculatori a spese dei risparmiatori che si lasciarono impressionare e presero a vendere); ma poi — e questo avvalora il sospetto del trucco — la Borsa si riprese, i titoli anche più sospettati riguadagnarono quota, e gli scettici della socializzazione, continuarono ad avere ragione: non si farà, non si farà. E invece, noi possiamo dire e assicurare che si farà, che l'economia italiana sta per essere socializzata, e se finora è stato dimostrato come si bruciano le tappe, meglio lo sarà d'ora in poi, nella fase esecutiva. Non è una nostra impressione, questa, ma- un dato certo, che teniamo da fonte autorizzata. Sarà smontato allora lo scetticismo? In parte si, e diventerà recriminazione — nella parte stolta —; o rassegnazione, o, nella parte migliore che pure non manca, comprensione: perchè molte posizioni mentali risultano già scosse, e molti sono quelli che se ieri l'avversarono oggi l'accettano, essendo riusciti a penetrarne 11 senso di ineluttabile giustizia che da essa si sprigiona. Ma in parte lo scetticismo perdura, e, contro questa frazione non ci sarà nulla da fare. Sappiamo quali sono i supposti fondamenti delle loro speranze, tutti d'ordine esterno, e se non li elenchiamo è soltanto per non avvalorarli; diciamo soltanto, e c'intende chi vuole, chi, tra gli scettici, ha un po' di lume d'intelligenza, che quei loro fondamenti... sono tutti, diciamo tutti, infondati. Perchè la Repubblica sociale è una realtà, vivente e operante, non una parvenza, ha uria propria volontà che nessun altro se non i suoi governanti domina, direttive proprie che verranno attuate a ogni costo; e tra. quelle direttive, fondamentale è la socializzazione, che pertanto verrà attuata, sta per esserlo. Crediamo di esserci spiegati chiaramente su questo punto; lo abbiamo fatto al fine di aiutare gli scettici in buona fede a ravvedersi, a spostarsi dalla loro preconcetta posizione, prima che siano costretti a fare la figura dei ritardatari, dei riluttanti, dei rimorchiati. Non ci facciamo illusione che le nostre parole siano intese totalitariamente da tutti, perchè, ammonisce Dante A chi natura non lo volle dire noi dirian mille Aleni e mille Rome. Lo dirà la realtà soltanto, quando resteranno, come resteranno, sopraffatti e travolti. Franco de Acazio

Persone citate: Alessandro Volta, Mussolini, Rome, Starace, Tarchi, Volta

Luoghi citati: Italia, Torino, Verona