Nasce il battaglione "Moschettieri delle Alpi,,

Nasce il battaglione "Moschettieri delle Alpi,,Ad Aosta italiana e romana Nasce il battaglione "Moschettieri delle Alpi,, i a e a i a o a l i l i e , o » è i e ò a i o i z o a i o i lAosta, 3 marzo. La sera del ventotto gennaio scorso, un giovane valoroso combattente, nella sua qualità di capo della provincia, chiamò a raccolta, in un salone della Casa Littoria, i fascisti aostani, per dire ad essi il suo tormento e sentir gridare da essi, a sua volta, quella parola che unica doveva esser pronunciata, nelle ore di grande dolore per la Patria: Italia! Il nemico, compiuto il suo sbarco nella zona pontina, minacciava Roma; da poche ore un altro nemico, il còrso rinnegato Massigli, aveva fatto conoscere, quali erano le insulse ed assurde rivendicazioni francesi sulla valle aostana. Ce n'era sin troppo per i Valdostani perchè non rispondessero con la più immediata comprensione all'appello dell'Ecc. Carnazzi. Fu, quella; l'adunata della fede. Necessitava reagire agli Insulti nemici; bisognava scagliare, alto e possente, il grido dell'indignazione e della volontà del combattimento. Cosi fu. Nacque, quella sera, il Battaglione « Moschettieri -delle Alpi ». Scioltasi l'adunata, i monti silenziosi e carichi di neve, raccolsero i canti che da tutti i cuori si elevarono a riconfermare una decisione presa, un giuramento dato. Si decise di andare, poi, in commissione, dal Duce. Il quale, ai valdostani, cosi disse: « Sono contento che il primo impulso parta da Aosta, perchè so che presto seguiranno tutte le altre città del Piemonte, dell'Italia, anzi di tutto il popolo italiano, veramen" te italiano ».' « Aosta, città italiana e romana, non poteva rimanere insensibile al meditato sopruso. Le parole di Massigli non sono che parole, ma a queste saprete reagire con decisione e fierezza ». « Il motto, malgrado la sua forma dialettica, è ormai conosciuto in tutto il mondo: « Ch'a còsta lon ch'a còsta ». E voi Valdostani, a questo motto manterrete fede anche perchè vedo tra voi quelli che hanno già provato la durezza del combattimento ed hanno già versato il loro sangue ». Valdostani hanno mantenuto fede alla promessa: il Battaglione « Moschettieri delle Alpi » è, oggi, una palpitante realtà. Reduci della grande guerra, mutilati, combattenti dell'attuale, giovanissimi, sono accorsi alla caserma intitolata alla medaglia d'oro Testafochi, chiedendo con entusiasmo e con insistenza di farne parte. E i reparti vanno man mano completandosi, mentre il loro addestramento, affidato alla competenza di valorosi ufficiali, fra i quali il colonnello comandante il 4° Alpini, si svolge rapido, serrato, proficuo. Nell'austero cerchio dei monti, sotto il caldo sole di una anticipata primavera, i moschettieri si perfezionano nell'uso delle armi modernissime e penetrano sempre più nei misteri della montagna, che vedrà un giorno non lontano le loro gesta eroiche. A noi, che abbiamo avuto la gioia di trascorrere fra essi un po' della nostra giornata, è rimasto, della visita, un solo indimenticabile ricordo: ci siamo incontrati, come nelle altre città italiane, nei giorni scorsi, con uomini che veramente possiamo chiamare italiani, con anziani e giovani eguali nella fede e nella dedizione. Ce lo assicuravano i fratelli Riccardo e Aldo Berattino, di Traversella, di ventuno e sedici anni, rimpatriati, all'inizio del conflitto, dietro loro domanda, dall'estero e già soldati rispettivamente in Sardegna e in Montenegro, oggi volontari al Battaglione; Remo Battistelli, di Aosta, di appena quattordici anni, il quale, per essere arruolato, dichiarò di. averne diciassette; Giovanni Dovidio col figlio sedicenne Giuseppe; Diego Rubbo, di diciassette anni, già due volte volontario e ferito alla spalla "por opera di un sicario al soldo del nemico; Secondino Ferraris, di trentotto anni, col figlio Ermanno quindicenne, che, ci dicono, non soddisfatto dei progressi paterni durante le istruzioni, ripete al camerata... genitore, durante il riposo, gli ordini di marcia, correggendone gli errori d'esecuzione, perchè non vuol fare brutta figura con gli altri del suo reparto; Antonio Di Bartolomeo, due volte ferito nella grande guerra, padre di dieci figli. E tanti, tanti altri, che vedemmo perfettamente inquadrati nei ranghi. I moschettieri Sono gelosi del loro Battaglione. E ben a ragione. Il Duce, ci assicurava il Capo della Provincia Ecc. Carnazzi, segue da vicino la sua costituzione, e tale alta attenzione è per i Valdostani titolo di fierezza e di vanto. Essi hanno saputo riconfermare la profonda italianità della loro provincia, che delle « penne nere » ha fatto un simbolo di gloria che le appartiene; che della Patria vuol salvare, nel nome dei Caduti, la libertà e l'avvenire. Un giorno gli Italiani apprenderanno dalla nuova gloriosa serie dei « nostri » bollettini di guerra le loro gesta. I « Moschettieri delle Alpi » hanno giurato al Duce di non essere mai secondi a nessuno. Costi quel che costi, i valdostani porteranno al bacio della gloria il nero gagliardetto del Battaglione, sul quale hanno inciso, col colore del sangue, la « M » mussoliniana, che è per essi il più solenne impegno a tutto osare perchè la Patria sia salva. Tullio Giannetti