Quello che era l'ex-regio esercito

Quello che era l'ex-regio esercito Agli ordini del Gronde Oriente Quello che era l'ex-regio esercito Il 30 giugno 1932 da parte di tutti 1 centri di mobilitazione venne data assicurazione telegrafica al Ministero della Guerra, retto dal gen. Gazzera — a proposito del quale abbiamo appreso con vivo compiacimento del suo sdegnoso rifiuto all'offerta di Badoglio di seguire l'esempio di Messe — che tutte le dotazioni di mobilitazione erano al completo, ossia che sarebbe stato possibile vestire, equipaggiare, armare tutte 1e unità incluse nell'indice di mobilitazione, qualche cosa come 70 divisioni pari a circa 1.500.000 uomini costituenti l'esercito di prima linea. L'efficienza però dell'esercito italiano del 1932 lasciava alquanto a desiderare. L'armamento della fanteria era rimasto quello della guerra del 1918, salvo il nuovo fucile mitragliatore, mod. 30 cai. 6,5 ed il nuovo munizionamento d'artiglieria ih corso d'attuazione. Il materiale del genio, per contro, aveva fatto notevoli progressi. Per quanto riguardava la motorizzazione vi erano molti materiali nuovi in esperimento o allo studio: risalgono a quell'epoca il carro armato veloce L da 3 tonnellate, l'autocarro. Dovunque, la trattrice Breda, l'autocarretta da montagna OM, dei quali materiali venne disposta la riproduzione in serie di centinaia di esemplari, laddove ne sarebbero occorsi delle migliaia. La campagna d'Etiopia Venne la guerra per la conquista dell'impero, iniziata il 3 ottobre 1935; nel tre anni intercorsi, si erano fatti alcuni progressi qualitativi nelle armi della fanteria: si cominciarono a distribuire* difatti, durante la guerra italo-etiopica, i primi esemplari del mortaio d'assalto da 45, del mortaio da 81, del cannone da 47; le muove bombe a mano, numerose scheggie delle quali conserva il corpo del Maresciallo Graziarli per l'attentato di Addis Abeba di cui è ricorso in questi giorni il settimo anniversario. ». Per l'artiglieria si erano creati ed esperimentati del nuovi tipi (cann. da 75/18. cann. da 75/32, obice da 149/19, cann. da 149/40, obice da 210/22), ma la loro riproduzione in serie era ancora di là da venire. Solamente per il materiale contraerei si realizzò il cannone-mitragliera da 20 mm. Breda e il cannone da 75/46 che venne dato gradualmente in dotazione al cinque reggimenti artiglieria c. af autocampali che avevano ancora il 75/27 CK della grande guerra. Per quanto si riferisce ai mezzi automobilistici dobbiamo purtroppo rilevare che lo Stato Maggiore italiano si trovò del tutto impreparato' ad una guerra coloniale, in un terreno cioè che aveva le montagne tra i 2000 e i 4000 m. dell'acrocoro abissino, i bassopiani petrosi della Dankalia e le piane sabbióse della Somalia. Vi erano poche centinaia di autocarri {tesanti Lancia RO dimostratisi ottimi precursori di quel Lancia 3 RO rivelatosi il migliore autocarro della presente guerra, e mancava completamente l'autocarro leggero moderno. Ricorrendo ad un ripiego si potè approntare un migliaio di autocarri leggeri tipo Fiat 618, vera negazione di autoveicolo per quei terreni. Si dovette ricorrere all'acquisto di migliaia di autocarri americani e tedeschi ed alla requisizione -di macchine pesanti civili italiane: il Fiat 634 fu il vero dominatore dell'impero insieme con il Ford 8V. La guerra italo-etiopica, durante la quale vennero inviati in A. O. 400.000 uomini, mentre diverse altre centinaia di migliaia erano mobilitati ih A. S., nel territorio metropolitano, nelle isole e nel Dodecanneso, assorbì le dotazioni di ben 40 divisioni, e per quel che riguarda i materiali del genio, di ben 70 divisioni, ossia quasi integralmente tutte le dotazioni. In terra di Spagna La guerra per il trionfo dell'idea fascista in terra di Spagna che s'innestò nella precedente, terminata ufficialmente il 6 magpo 1936, ma continuata .effettivamente coi diversi cicli operativi di grande polizia coloniale per tutto il 1938, contribuì al consumo di materiali bellici, per i quali la Spagna è ancora nostra debitrice di ben sette miliardi di lire anteguerra, ed impedì, non solo la ricostruzione delle dotazioni di magazzino, ma altresì la distribuzione alle unità rimaste in patria dei nuovi armamenti suaccennati e delle armi entrate in servizio nel frattempo, quale ad esempio la mitra Breda mod. 37 cai. 8 rivelatasi un'arma veramente ben riuscita. Come nella guerra d'Etiopia cosi in quella di Spagna gli unici rrìezzi corazzati furono i carri L da 3 tonnellate armati di due mitra, il cui blindamento però non resisteva alle pallottole perforanti da 8 mm. In A. O. I. fece apparizione presso la Milizia Forestale (Colonna Agostini - fronte .'■ Sud) il moschetto automatico Beretta cai. 9, quello che, perfezionato, sta per diventare — dopo otto anni — l'armamento individuale del nuovo esercito repubblicano: tanto per intenderci è il « mitra > di cui alla lodevole sottoscrizione del « Popolo di Alessandria » ! La guerra di Spagna non era • ancora finita che con Monaco 1938 venne suonato il campanello d'allarme in tutte le Cancellerie europee;la guerra pareva inevitabile: la mediazione del Duce fu allora provviden¬ zcqpcpdaselmrddpsnpssstiblsdcecardinputnatsavmFstg i e e o — r i l a o e ¬ ziale. Le quattro potenze, che con l'attuazione del patto a quattro avrebbero garantito per un quarto di secolo la pace all'Europa, rimasta senza pace dopo versaglia, si misero d'accordo, ma soltanto per un anno durante il quale l'industria europea degli armamenti ebbe molto lavoro. L'Italia ccn le grandi esercitazioni dell'armata del Po — armata motorizzata al cento per cento — dell'agosto 1939 volle far vedere che cosa aveva di pronto per una guerra a rapido corso; a parte un gran campionario di automezzi unificati in particolari costruttivi di scarsa importanza, in luogo di essere tipificati, come sarebbe stato necessario per aumentarne la produzione e risolvere il problema dei ricambi, il nerbo delle unità corazzate dell'armata del Po era rappre-|n sentata da quindici carri medi da 11 tonnellate armati da un cannone da 37 mm. e dei quali ere. previsto l'allestimento di cento unità. Vi erano inoltre alcune centinaia dei soliti carri L da 3 tonn. ed un centinaio di carri Fiat 3000 mod. 1921, ideati nel 1918 e rimodernati nel 1930; ma sorpàssatissimi per velocità ed armamento. La diana di guerra suonò il 1» settembre 1939; il giorno 2 una nuova Monaco avrebbe potuto preservare l'Europa dal nuovo flagello se l'Inghilterra avesse, con la Francia, accolto la nuova proposta di Mussolini che, col suo intervento, ancora una volta dimostrava di non volere la guerra; ma l'anticristo del XX secolo, Franklin Delano Roosevelt, nel segno d'Israello aveva già tratto i suoi dadi! Nei nove mesi di non belligeranza, che avrebbero potuto diventare anche ventiquattro se la guerra-lampo, col suo binomio carro armato-Stuka non avesse lasciato supporre una rapida conclusione delle ostilità almeno nel settore europeo, si potè avere tempo sufficiente per mobilitare u gruppo di armate della frontiera occidentale (1» armata gen. Ptntor, 4» armata gen. Guzsoni), l'armata della frontiera orientale (2a armata gen. Ambrosio), e l'armata del Po (gen. Bastico prima e gen. vercellino poi). Ma le lacune eie manchevolezze erano enormi: 1 magazzini d'armata non si poterono costituire che parzialmente; il munizionamento in partlcolar modo era deficiente nei proiettili perforanti, di cui era previsto un grande consumo contro i mezzi blindati. Gli unici reparti con le dotazioni al completo erano quelli della Guardia alla Frontiera; da tali dotazioni attinsero abbondantemente i reparti operanti nella zona, e lo stesso Ministero per rifornire le unità della Libia. Fortunatamente la campagna di Fran eia fu di breve durata e le mu razioni rimaste continuarono a partire per l'A. S. dove il Maresciallo Graziani preparava l'offensiva che ci portò a Sidi el Barrani e che ci avrebbe RcRnSctitdsrdgcpdbdMUldps>lù. in là se l^produzione di carri armati me di e la formazione di unità corazzate bene addestrate fossero state tempestivamente previste, predisposte ed attuate dallo Stato Maggiore. Poche idee chiare All'enorme deficienza di mezzi corazzati corrispondeva analoga deficienza in armi anticarro che erano rappresentate dalla mitragliera dà 20 mm. mod. 35 impiegata anche contraerea e palesatasi ottima come tale, e dal cannone da 47 mod. 35 che perforava 40 mm. di corazza, ossia era sufficiente contro i carri leggeri o le autoblinde, non contro i T 34 russi da 26 tonnellate o gli Sherman anglo-americani da 30 tonnellate con corazze fino a 100 mm. di spessore. Contro di queste aveva buon gioco il nostro 90 che, nato contraereo per la difesa del territorio, sarebbe stato ottimo controcarro se il problema del suo particolare affusto a piattaforma fosse stato risolto tempestivamente. Per superare tutte le manchevolezze che tanto incidevano sull'efficienza dell'esercito — per le altre forze armate si potrebbero fare ragionamenti analoghi — sarebbe stato necessario che lo Stalo Maggiore italiano avesse avuto delle idee chiare sulla guèrra meccanizzata o che almeno avesse imparato qualcosa dalle fulminee campagne di Polonia, di Norvegia, di Fiandra è di Francia; che avesse coi suoi organi tecnici saputo stabilire i tipi di armi idonee a tale genere di guerra; che avesse ascoltato ed accettato la collaborazione di alcuni tecnici civili d'indiscussa capacità, genialità, onestà; che avesse saputo imporre, tramite il Ministero della Produzione Bellica, la sua volontà all'industria di guerra, spesso disorientata per gli ordini ed i contrordini che ne disturbavano gravemente la produttività, e disanimata per le prove d'incapacità di certi alti tecnici militari, che di tecnico non avevano che la qualifica; che fesse stato più leale con lo Stato Maggiore germanico in modo che il patto d'acciaio avesse rappresentato un effettivo accordo fra le due produzioni di guerra si da conseguire unità d'armamento almeno per le armi principali (carri armati, artiglierie contraerei e controcarri): non ci sarebbe ro certamente ora in Italia i 38 miliardari di cui al recente articolo di Concetto Pettinato, ma il soldato italiano non si sarebbe trovato in condizioni d'inferiorità schiacciante rispetto all'alleato e al nemico. Sarebbe infine stato necessario che lo Stato Maggiore aves- se dimostrato di possedere nei suoi principali esponenti prontezza nelle decisioni e senso di responsabilità, che sono le doti peculiari dei comandanti, e che erano per contro le sue manchevolezze peggiori. Ma come avrebbe potuto lo Stato Maggiore italiano assolvere a tutti i suoi compiti se i suoi principali esponenti rispondevano ai nomi di Badoglio, Cavaliere e Ambrosio come cB.pi di S. M. generale, di Roatta, Ambrosio, Rosi, come capi di S. M. dell'esercito, di Rossi Francesci), di De Stefanis, Mariotti come sottocapi di Stato-Maggiore, di Raimondo come direttore superiore dei trasporti, di Caracciolo come ispettore superiore dei servizi tecnici e come comandante d'armata, di Favagrossa come sottosegretario a! Fabbrlgnerra prima e ministro della produzione bellica dopo il 26 luglio, ossia erano quelli stessi che con la loro malafede, unita per taluni ad una buona dose di incapacità dovevano, in obbedienza agli ordini ricevuti dal loro vero padrone, il «Gran Maestro del Grande Oriente Universale » cui erano vincolati dalla forza insopprimibile del giuramento massonico, preparare il tradimento? Gen. A. Beltramo