Le dimissioni di Ramirez seguite da quelle del Ministero
Le dimissioni di Ramirez seguite da quelle del Ministero Washington contro l'Argentina Le dimissioni di Ramirez seguite da quelle del Ministero LTsbona, 25 febbraio.. Il Servizio Britannico Informazioni ha da Montevideo che il Presidente della Repubblica Argentina, generale Ramirez, ha rassegnato le dimissioni ieri sera giovedì. L'agenzia suddetta comunica inoltre che il vice-presidente, generale Edelmiro Farrel, ha assunto le funzioni della presidenza. Si tratta di una figura di scarso rilievo, notoriamente favorevole alla politica di Roosevelt. Tutto il Gabinetto argentino sembra essersi pure dimesso, per solidarietà con Ramirez. La cosa era attesa, dopo le dimissioni del Ministro della Guerra, annunciate ieri mattina. Secondo ulteriori notizie, la Polizia federale, con la collaborazione di militari, ha proceduto all'arresto di tutte le più alte personalità ufficiali. Sui motivi che hanno indotto Ramirez ad abbandonare la posizione, gli elementi affioranti sono vari. Il Governo statunitense accusava quello argentino di filofascismo, e soprattutto rimproverava al Presidente le nuove disposizioni emanate circa il controllo della stampa. Tale misura era stata presa dagli organi responsabili di Buenos Aires al fine di impedire che certa stampa, abbondantemente finanziata dalla Casa Bianca, proseguisse nella sua violenta campagna antigovernativa, che mirava a far cessare ogni riserbo e ogni resistenza degli uomini politici argentini di fronte alle pretese economiche e politiche di Washington. An¬ che la Nacion, nel suo editoriale di ieri, lamentava che la politica di Ramirez avesse inferto un duro colpo al prestigio del Paese, colpo che — diceva il giornale — non potrà essere sanato che da una pronta quanto energica spinta verso le sue estreme conseguenze. Avendo con sè l'Esercito e i partiti nazionali, Ramirez, per quanto non fosse ancora riuscito a formare un governo non militare, sembra non avesse alcuna intenzione di dimettersi. «Nè dichiarazione di guerra al Tripartito, nè rottura delle relazioni con la Spagna », aveva detto pur ieri un alto funzionario che interpretava il pensiero del Governo, e che aveva soggiunto: « La presenza nella Repubblica di spie al soldo del Tripartito, non è che un pretesto dei bellicisti per giuocare l'ultima carta a favore delle nazioni unite ». Quanto al Tripartito, il generale Molina, capo del movimento nazionalista, aveva atrio che una dichiarazione di guerra avrebbe costituito « lina prova di servilismo e di mentalità coloniale, che avrebbe condotto il Paese ad assurdi grotteschi e inconcepibili: molte migliaia di argentini sarebbero stato costretti a vigilare i loro pudri nei campi di concentramento, e una grande collettività, quella italiana, sarebbe stata da noi trasformata con inaudita stoltezza, con inqualificabile ingiustizia, in una vittima senza ragione *.
Persone citate: Edelmiro Farrel, Molina, Ramirez, Roosevelt
Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Montevideo, Spagna, Washington
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