I pupi di Don Michele

I pupi di Don Michele I pupi di Don Michele Don Michele, i cui fantocci sono tuttora addobbati alla siciliana come i pupi di qualche secolo fa, ha portato la sua baracca fin quassù, al mio paese tra la neve. Sorrido, mentre il vecchio va rivestendo da soldato britannico una delle sue marionette ; e anche lui sorride, furbo, indovinando il mio pensiero. Si uniforma agli avvenimenti, Don Michele: e se*veste all'inglese il Saraceno, non è per metterlo al corrente coi figurini di sartoria, ma soltanto con le notizie d'attualità. Il Saraceno è quello che le busca sempre, nelle sue pugne coi Paladini valorosi, e siccome anche gli Anglosassoni, in questo momento, le stanno buscando, così la trasformazione si spiega. Non vorrei però calunniare il mio -puparo ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦»♦♦»♦♦< come opportunista. Egli non è soltanto buon impresario, ma anche buon patriota ; è ' burattinaio, sì, però anche uomo d'onore. Ora immagino debba egli rivestire Rinaldo o Tancredi, per aggiornarsi del tutto, all'hitleriana, aspettando di variare la divisa tedesca con quella dell'esercito repubblicano. Io poi rido d'un altro burattino, la cui faccia camusa mi ricorda quella di un infausto Maresciallo d'Italia. Chi gli ha schiacciato il naso è Gioppi110, o Pulcinella, a furia di randellate. Avverto che quel personaggio rappresenta il diavolo. E' probabile che Don Michele, profittando della somiglianza badogliana, metta pure a lui una divisa moderna: una divisa da generale. Poiché In sa anche il vecchio dei pupi che i veri sconfitti di Nettuno non sono gli Inglesi nè gli Americani, ma Badoglio e il Re. Essi non erano riusciti, dunque, a difendere l'Italia avendo tutto un esercito a loro disposizione, e ci riesce la Germania con una sola frazione del suo? Da questo solo quadro froebeliano, da questa semplice proporzione aritmetica, il loro tradimento è dimostrato più che da qualsiasi rivelazione d'archivio. E' dunque a Nettuno che il Maresciallo finisce di perdere il suo grado, il Sovrano la sua corona. Se lo stesso burattinaio se ne rend» conto (e sia pure ammesso ch'egli serva, astuta- * mente, l'opinione pubblica) ciò prova come il disprezzo pei due fedifraghi sia ormai radicato nel cuore del popolo : quel popolo che vedo in ritardo, forse, ma giudica con sicurezza. Ed io penso a quel- 1 10 che saranno a guerra finita, oltre le- recite dei burattini, le canzoni stradali, i racconti accanto al fuoco : tutte quelle elementari rappresentazioni in cui l'anima dei semplici figura gli avvenimenti dopo averli vissuti, e condensa, chiarifica, precisa la storia in simboli di un'inalterabile sostanza. A quelle recite burattinesche, a quelle sirventesi primitive, a quelle narrazioni da nonno a nipote, il filosofo è giustamente attentissimo. Della storia esse sono le assisi supreme: le ultime, le inappellabili; quelle che non si possono più vagliare, data la loro estrema semplicità. Il destino vuole, poeticamente, che l'ultimo giudice suo debba essere, fra tutti, 11 più umile. E' la parte dell'i innocente 1 nel Boris Godano/. E' la parte della marionetta nell'Opera dei pupi. Più che a tutti i commentari, di sapienti, Frffnce diceva di credere alle immagini d'Epinal. Gloria, eterna gloria a colui che verrà un giorno esaltato in una stampa in* genua, in un proverbio con^ tadino, in una commedia di analfabeta ; infamia, eterna infamia a coJui che .ne subirà il mar^Bo di una condanna. Ho già detto su queste pagine come la sentenza definitiva circa i traditori — tutti i traditori che si ricor-/ dino, da Giuda Iscariota a Ganelone di Magonza — sia attestata da qu^ei rozzi 6egni, acqua e pane della verità. Ebbene: da sintomi infallìbili io vi dico, vi prometto, vi giuro che domani, insieme a Giuda e a Ganelone e a Scoronconcolo saranno imbrancati nell'Opera dei pupi Vittorio il Nauo e Pietro lo Snasato. Comunque finisca la guerra. Comunque volgano le sorti dell'Asse; 6tiano esse a cuore, o no, ai burattinai e ai loro spettatori. C'è infatti un senso morale, nella folla, e un senso estetico che stanno al disopra d'ogni criterio politico. Ora io so, da segni certi come la morte, dove il cantastorie riconosce le prodezze, e dove il tradimento ; da cIk parte stanno i Paladini, da quale i Saraceni. Nè lo capisco soltante dalle recite di Don Michele. j ♦ ♦ Certo, se la sentenza popolare è infallibile, è perchè giunge col tempo, traverso la prova delle passioni più aspre e più inique, purificandosi nel loro fuoco di tutte le loro ingiustizie. Tarda è la folla, è vero, nei suoi riconoscimenti: e vuole una tremenda fatalità che essa perseguiti, prima di immortalare, tutti i suoi santi ed eroi. La canzone di gesta, scritta nei versi ottusi della bosiruita meneghina o negli acerbi disegni del carrettino siciliano, è il suo atto testamentario, la sua redenzione penitenziale. Il popolo brucia la Pulzella, e poi la esalta ; sacrifica Corradino di Svevia, e poi lo piange; martirizza 'Gesù, e poi lo a-

Persone citate: Badoglio, Boris Godano, Corradino, Gesù, Michele Don Michele, Paladini, Saraceni, Saraceno

Luoghi citati: Germania, Italia