Equa distribuzione dell'iniziativa personale

Equa distribuzione dell'iniziativa personale La nuova strutturo economica Equa distribuzione dell'iniziativa personale e l e , o Liberali e collettivisti non hanno affrontato sempre con sufficiente chiarezza il cocente argomento della funzione dell'iniziativa privata in un sistema politico-economico, tanto nell aspetto teorica quanto nell'aspetto dell'aderenza alla realtà. Sia che si propugni un ritorno al liberalismo onde conferire all'iniziativa privata la dignità e gli attributi di un sommo fattore della società, sia che si auspichi una rigida pianificazione statale di ogni attività per rimediare alle insufficienze, storicamente " dimostrate, di quella, si cade in errore di visuale. Errore nel ritenere realizzabile l'iniziativa privata in un regime liberale, e, d'altra parte, errore nel considerare la medesima sostituibile con una iniziativa puramente burocratica. Nel regime liberale, quale conosciamo nella teoria e nell'esperienza, non può concretamente esplicarsi l'iniziativa Frivata, perchè i fattori deieconomia sono abbandonati al loro spontaneo e non coordinato svolgimento secondo leggi, che, per esprimere le direttrici di elementari e rudimentali istinti biologici, sono state definite naturali. La logica e la realtà provano non essere vero che gli individui, perseguendo il loro tornaconto in regime di libertà, raggiungono in pari tempo l'interesse generale, cioè che proponendosi, come vuole Bentham, il massimo di utilità propria facciano conseguire anche * the greatest happiness of the greatest number ». E' vero precisamente il contrario: il vantaggio di un individuo è lo svantaggio di un altro, nel senso che in regime liberale è l'arbitrio dei pochi che determina la sottomissione dei molti. Invero l'esercizio llltonitato di un diritto da parte di alcuni impedisce l'esercizio dello stesso diritto da parte di altri. Si mediti sul diritto di proprietà senza limitazioni nè contemperamenti sociali. I Carnegie statunitensi o italiani, inglesi o tedeschi, i Montague Norman e i marchant bankers, i brizzolati figli di Sion ed i silenziosi numi della finanza internazionale, in una parola i plutocrati, sono frutto del regime liberale ed in regime liberale fanno ciò che credono: il bello ed il cattivo tempo, gli spostamenti di fortuna da questo a quel pae o e e a o o e r - e e se, la miseria di queste o quelle popolazioni, l'agiatezza di mille uomini e l'incertezza di 12150 milioni di altri individui, la distruzione di ricchezze r>rodotte, il prezzo alto o il prezzo basso, la pace o la guerra. Questo conflitto immane discende dallo stato di non più sopportabile disagio in cui versava l'umanità a cagione dello strapotere dei detentori di ingenti capitali. Disagio non solo dovuto alla sproporzione — non giustificata da effettive differenze di capacità tra gli alti reddituari e le masse poste sotto il livello minimo delle sussistenze, ma anche al meccanismo capitalistico in se stesso ed al gioco delle maggioranze azionarie, attraverso cui pochi individui di una oligarchia feroce influivano sui mercati e sull'indirizzo della produzione in funzione del massimo di proprio realizzo monetario a danno del soddisfacimento dei più elementari bisogni sociali. A proposito dei cosiddetti grandi vantaggi della iniziativa privata nelle economie capitalistiche, giova ricordare che in America si bruciavano annualmente circa 2 milioni di tonnellate di grano e altrettante di mais; si incenerivano 6 milioni e 100 mila suini»di cui 220 mila fattrici; si buttavano giornalmente 220 mila litri di latte (a New Jersey i fattori innaffiavano le strade con latte fresco): l'Oregon rigelava in mare la metà del pésce pescato fra cui 40 mila salmoni, e la California lasciava imputridire il raccolto di 10 mila ettari di fragole e di 80 mila peschi. In Inghilterra erano distrutti ogni anno 25 milioni di chili di carne. In Danimarca un buon quarto della produzione "suina. In Egitto la metà del cotone prodotto. In Francia si finanziava la distruzione di 150 mila ettari di vigneti, si passavano al bleu di metilene 20 milioni di quintali di grano e si imponeva l'allargamento delle maglie delle reti per diminuire la pesca delle sardine. A Cuba una legge limitava a 3 milioni dzpG2ncmnsbdevgamrrvsmtdevtbdcstrnslimdpnqsmnltvgcgqcetlrstdd i a i e l a i i a 5 n o a o i e e a i di tonn. la produzione dello zucchero mentre si sarebbe potuto produrne 5 milioni. A Giava nel 1930 si producevano 2.870.000 tonn. di zucchero, nel 1935 solo più 515.000 perchè si lasciavano incolti 150 mila ettari circa di terreno. Anche se le cifre ora citate non si possono esattamente riscontrare, è certo che, sulla base delle notizie pervenuteci dalle stesse fonti interessate, esse rispondono approssimativamente al vero. Il lóro linguaggio è eloquente e sta a dimostrare incontrovertibilmente che la Terra non è avara di beni c che anzi la laboriosità e l'Impiego dei ritrovati dell'ingegno umano possono considerevolmente incrementarne le risorse e da queste trarre gli elementi per il soddisfacimento delle più varie etì anche raffinate esigenze di vita dell'intera umanità. Si tratta solo di risolvere il problema della equa e razionale distribuzione. Non c'è più dubbio: il fatto che milioni di uomini siano costretti continuamente alla lotta, alle rivoluzioni, alle guerre per contendersi le ricchezze naturali necessarie al loro sostentamento noli è dovuto alla scarsità di queste ricchezze in confronto alla popolazione, ma unicamente all'errore fondamentale del sistema di rapporti internazionali e di organizzazione della società. E' quanto accade nelle case disordinate dove non si trova modo di sistemare il mobilio: non è lo spazio che manca, è l'ordine che difetta. La curva dei redditi esistenti in tutti i paesi del mondo — vedasi la paretiana curva logaritmica e qualsisia statistica specialmente dei paesi anglosassoni — è una prova eloquente dell'inesistenza di una concreta, a tutti vantaggiosa 1 e da tutti esercitabile, iniziativa privata. Dove nulla interviene dall'alto a modificare la curva dei redditi e ad indirizzare la produzione verso un ordine di successione oi soddisfacimento dei bisogni, socialmente giustificato, si da conferire una equa dotazione iniziale di beni strumentali e di forza politico-sociale ad ogni individuo, accade che tutti possono bensì avere la capacita giuridica di esercitare l'iniziativa privata ma non la capacità economica, privilegio degli alti reddituari. In regime liberale è sancito il principio che tanto il pesce grosso quanto il pesce piccolo possono divorarsi a vicenda — competere in economia. — Ma in realtà il pesce grosso mangia il pesce piccolo, tra l'indifferenza dello Stato liberale pago di avere assicurato al due pesci la « libertà in iure » di agire come meglio credono. Nel liberalismo non solo l'iniziativa propriamente detta non è possibile, ma neppure la libertà di negozio che di quella costituisce l'indispensabile corollario. Dov'è la libertà di contrattazione fra due contraenti A e B, di cui il primo, finanziariamente potente, può fare a menq della merce, dei servizi, o del lavoro di B, o può aspettarli, o può sostituirli, mentre il secondo appetisce impellentemente i beni a. domanda inelastica di A, e non ha possibilità di rivolgersi altrove, tutto essendo da A medesimo monopolizzato? La civiltà capitalistica pare sfavillante ed il mondo immerso in una atmosfera di gioiosa felicità sub-specie-aeterni: ma sotto lo splendente velame quante tragedie, quante ingiustizie! ♦ ♦ , i , di e. e i i, a o, Per farla breve, non basta attribuire agli individui la capacità potenziale (giuridica) ai esplicare liberamente la propria iniziativa, ma occorre conferirgli la capacità economica e la forza sociale per tradurla in atto. E ciò può fare non il regime liberale, ma un regime nel quale l'economia sia regolata dalla comunità, dall'alto sia variata la curva dei redditi attraverso processi xedistributivi quali appunto può determinare la nuova struttura economica della repubblica mussoliniana, un regime nel quale dall'alto sono fissati i limiti dell'iniziativa di ciascuno, nell'interesse del bonum comune e dei « ciascuno » medesimi. Parliamo ben inteso di azione dall'alto, non nel senso della sostituzione sic et simpliciter dell'iniziativa privata con l'iniziativa pubblicista, ma nel significato di un intervento strutturale e non transeunte dello Stato, quale espressione della comunità che, rendendo partecipi della vita dell'azienda tutti i lavoratori, realizzi innanzitutto la equa distribuzione della iniziativa personale, sottraendola al dominio di pochi individui per affidarla a tutti. L'intervento com'è concepito da Mussolini; nel sistema della socializzazione, mira ad impedire l'arbitrio, la mentalità asociale degli imprenditori in genere, a modificare l'indirizzo della produzione verso il soddisfacimento pre-. minente di una domanda relativamente costante di beni di necessità sociale alimentata dai maggiorati redditi delle e''masse oì Non iniziativa burocratica -1dunque nè esasperante piani¬ è ei o ficazionc, ma guida ed indirizzo dei valori personali, per il trionfo proprio dei medesimi. Giuseppe Solaro

Persone citate: Bentham, Carnegie, Giuseppe Solaro, Mussolini

Luoghi citati: America, California, Cuba, Danimarca, Egitto, Francia, Inghilterra, New Jersey, Oregon