LA NEMICA di Concetto Pettinato

LA NEMICA LA NEMICA La tradizione giudaica coltivò fra i suoi miti prediletti quello dell'Anticristo, il falso Messia che avvince i cuori con la soavità velenosa della predicazione e l'apocrifo ossequio della legge, compie presunti miraco-, li, riveste parvenze angeliche e finisce col farsi adorare Dio nel Tempio preparando le strade all'invasione di Gog e Magog calati dal Settentrione per sterminare genti e città. A questo mito Luca Signorelli dedicò uno dei propri affreschi nella cattedrale di Orvieto, descrivendovi con intuito felice il turbamento gettato nelle anime dall'ambigua dialettica del Simulatore e la perplessità, le dispute, i disordini provocati dall'antinomia difficilmente contestabile tra la formale deità del Personaggio e il corteo di malanni e di misfatti na scente sulle tracce dei suoi sconcertanti sofismi. I docu menti massonici pubblicati il 13 febbraio non sono meno eloquenti dell'affresco di Luca Signorelli Nessun pennello d artista, nessuna fantasia di psicologo avrebbe potuto disegna re con maggior compiutezza la figura dell'Anticristo che il giudaico genio massonico era riuscito a insediare nel tempio della rivoluzione del Ventidue. Gli Ebrei hanno dato prova attraverso i secoli di un camaleontismo più unico che raro, presentandosi al mondo sotto le spoglie di venti nazioni, in forza di una virtù mimetica non dissimile da quella che permette certi ' animali di assumere, per meglio proteggersi o meglio aggredire, le caratteristiche dell'ambiente in èui vivono. Nessun esempio di questa virtù era comunque riuscito mai cosi suggestivo come, nel nostro secolo, quello costituito dalla loro duplice incarnazione plutocratico-bolscevica, che sa rebbe un fatto, banale se la coesistenza del banchiere del comunista fosse stata per essi un accidente spontaneo come per tanti altri popoli, ma che nel mondo e braico assunse un valore tutto suo, in quanto ri spondeva a un piano preor dinato di distruzione e di dominazione mondiali per vie opposte e convergenti L'incarnazione pseudo-fa scista, terza della serie, stata, però, ancora più sug gestiva delle due che 1'» vevano preceduta. E lo < stata non solo perchè dirèt ta a distruggere fin l'unico compromesso possibile fra plutocrazia e bolscevismo, ma perchè l'elemento giudaico vi ha agito per interposta persona, attraverso 1' organizzazione massonica, rinunziando a fornire direttamente i materiali umani necessari a comporre la figura del nuovo Anticristo per valersi quasi unicamente dei concorsi trovati fra i non-ebrei, fra gli Italiani: coloro che in linea di principio avrebbero dovuto essere più interessati a mantenere l'integrità e ad assicurare il successo della rivoluzione nazionale. Ebrei a parte, i fatti hanno provato che allorché un interesse qualsiasi giunge a immedesimarsi con un interesse massonico e a diventare una consegna massonica esso riesce irresistibile. Il guaio peggiore, nei nostri riguardi, è che le leve principali della massoneria non si trovano in Italia. Il Grande Oriente italiano non era ieri soltanto uno Stato nello Stato; era uno Stato straniero in uno Stato nazionale. Se a^ersaglia, al tavolo della pm grande pace massonica di tutti i tempi, il Grande Oriente italiano avesse avuto modo di tutelare gli interessi della penisola invece di vedersi coStretto a sacrificarli a quelli dell'Inghilterra e dilla Francia, padrone assolute della setta, probabilmente la rivoluzione fascista non avrebbe mai avuto luogo. Ebbe luogo perchè al momento della prova la massoneria italiana falli totalmente al proprio ufficio e non seppe portar via dal luculliano banchetto se non le poche briciole raccattate sotto la tavola. Questo peccato originale: la nonitalianità, anzi, da un buon mezzo secolo, l'anti-italianità delle supreme gerarchie massoniche, si è rivelato, in pratica, l'elemento decisivo degli eventi del ventennio trascorso. m Giacché a nessuno si vorrà far credere che se il fascismo fosse stato inglese o francese la Massoneria, la quale tuttora non si perita di definire la dottrina sovietica « una iattura », non avrebbe trovato modo di utilizzarlo, sfruttandone subito le inequivoche tendenze sociali ed eventualmente annettendoselo, nell'interesse dell'Inghilterra o della Francia. Ma il fascismo era italiano e indirizzato al potenziamento dell'Italia: bisognava quindi minarlo, lasciarlo avventurarsi a suo rischio e pericolo in una crzgcsltpsdgelnptvsmlmlmamptpfpnèrr o o a a e i r e o o , i o i : n a . i n a o o l i a e o a a o a e o n e n o o o a a o e naiao a compromettente quanto sterile politica di collaborazione con la Chiesa, fargli attorno il vuoto nel campo internazionale per spingerlo nelle braccia della Germania e sopra tutto renderlo inviso al paese pei cui interessi si batteva, soffocando sotto una pletora di artificiosi difetti di dettaglio le sue qualità maestre e accecando sino all'imbecillità un popolo intero affinchè non vedesse a un palmo dal proprio naso quello che tutti_i popoli del mondo vede vano di lontano: le immen se benemerenze di un regi me il quale, presa in pugno l'Italia all'indomani delle umilia,zioni di Versaglia e sollevatala al rango di potenza mondiale, ne aveva in pochi anni triplicato il territorio e moltiplicato il prestigio. Ma queste sono, purtrop po, considerazioni retrospettive, e la sola cosa che importi, ormai, è pensare al futuro. Ora il valore principale dei documenti. massonici pubblicati-il 13 febbraio è che essi ci impongono di riflettere alla fin troppo verosimile persistenza del pericolo. Chi ci garantisce infatti che domani, fra sei mesi o di qui a un anno l'Anticristo dal volto impenetrabile non ricomincerà a tesserci intorno la sua trama infernale? E oseremmo proprio giurare che egli non sia all'opera fin da oggi? Abbiamo raccolti gli incartamenti necessari a metter sotto processo un certo numero di uomini politici, di gerarchi e di generali: ma siamo proprio sicuri che le sentenze previste avranno luogo in tempo utile e saranno definitive e sufficienti ? Abbiamo noi davvero a portata di mano quello che occorre per fare a pezzi l'immensa ragnatela che ci ha soffocati una prima volta e che certamente già si dispone, in segreto, a soffocarci una seconda? Colpire i fascisti, è facile: tutti sanno chi sono e dove sono, e un paio di revolverate al buio bastano. Ma sapremo noi, in compenso, colpire l'invisibile o, peggio ancora, il falso amico, l'ipocrita in veste di officiante, il pre sunto depositario dei sacri veri, il preteso intransigente, l'arcirepubblicano, Parcipatriotà, l'arcifascista? Non v'ha chi non. ricordi il male fatto alla causa del regime da quel diabolico ar ticolò d'un giornale milanese in cui Bruno Cicognani lanciò una volta l'affare del « voi », che, prima di diventare un'abitudine, molestò per anni gli Italiani al solo scopo di farli parlare come i Francesi e gli Inglesi — i loro nemici — anziché come i Tedeschi e gli Spagnuoli — i loro amici — e che doveva restare il prototipo delle campagne a doppio fondo, in apparenza patriottiche, in realtà antinazionali come quelle scatole a ripetizione che i russi chiamano « perfidie ». Siamo sicurii di riconoscere a tempo, domani, ogni nuova « perfidia » lanciata nella circolazione e di stroncarla prima che l'abbiano misteriosamente decretata vangelo? Stiamo impegnando il Paese in un vasto e audace piano di socializzazione, che farà onore all'Italia: sapremo, però, prendere in tempo le cautele necessarie per evitare che il controllo delle aziende e la collaborazione fra capitale e lavoro vadano a finire, come certi industriali già si ripromettono, nella nomina di un operaio più o meno « addomesticato » a membro dei consigli di amministrazione e nella distribuzione alle maestranze di un premio di fin d'anno? E tuteliamo, intanto, gli operai quanto occorrerebbe contro i raggiri di chi ancora, anzi più che mai, tenta frustrarli dei benefici delle leggi sociali promulgate a loro intenzione: esempio i trucchi escogitati dalle ditte sfollate per licenziare, mettendoli in aspettativa senza salario, gli operai che dovrebbero seguirle nella nuova sede ? E quando citeremo alla sbarra gli industriali responsabili dei sabotaggi d'ogni genere sui quali si infranse la nostra produzione di guerra? Quando sveltiremo la burocrazia che appesantisce il controllo della produzione agricola é nuoce al regime degli ammassi ? Quando otterremo che i funzionari, dall'alto al basso della scala, si occupino del pubblico con la benevolenza dovuta, anziché mettere il loro massimo studio nel provocarne il dispetto? Quando ripuliremo la scuola dei miasmi che l'appestano ? Stiamo facendo di tutto per ridare all'Italia un esercito ; ma abbiamo già la garenzia che tutti i distretti siano stati purgati dei sottufficiali che questo esercito non lo vorrebbero? Abbiamo posto freno alla pioggia di dichiarazioni di rivedibilità e di licenze di convalescenza imperversanti da mesi? E che cosa contiamo fare con quelle troppe ditte rgsErggadlziszgualssbtaccmsh che sembrano essersi data la parola d'ordine di dichiarare indispensabili il maggior numero possibile di giovani delle classi '23-'25, anche quando, contrariamente al decreto sugli esoneri, questi signori non possono neppur vantare sei mesi di appartenenza alle medesime? Continueremo a ignorare, per non far nomi, il caso di quella grande azienda piemontese dove, dopo aver licenziato un congruo numero di operai e di impiegati quarantacinquenne si sono presi in forza, nel giro di poche settimane, ben 2100, diciamo, 2100, giovanotti delle classi di leva sopra indicate? La Repubblica è uscita dal cuore, dal tormento, dalla disperazione e dalla volontà accanita di un pugno d'Italiani decisi a salvare la patria o a morire con essa. Ma l'Anticristo è lì nell'ombra, con la maschera dell'amicizia sul volto, pronto a ghermirla e a strozzarla un'altra volta co! suo laccio di seta. I documenti massonici contengono una grande lezione. Cerchiamo di trarne partito. Concetto Pettinato

Persone citate: Bruno Cicognani, Luca Signorelli