La storica Abbazia di Montecassino non è ora che un cumulo di rovine
La storica Abbazia di Montecassino non è ora che un cumulo di rovine L'ULTIMA NEFANDEZZA DEI BARBARI VOLANTI La storica Abbazia di Montecassino non è ora che un cumulo di rovine Trentacinque minuti di bombardamento da parte di aeroplani nemici - Le macerie sono adesso incluse nel fronte difensivo germanico L'Abbazia di Montecassino è in fiamme: per opera dei « liberatori », uno dei monumenti più insigni della Cristianità, come fino dalle prime cannonate di gennaio si temeva, è scomparso. A quest'ora, nel luogo in cui la pietà e la sapienza di San Benedetto, agli albori dell'organizzazione della Chiesa appena uscita dalle persecuzioni degli imperatori di occidente e d'oriente, facevano sorger» il primitivo sacello della nuova fede, e con esso il nucleo primordiale del futuro grande monastero noto in tutto il mondo civile, non rimane che un mucchio di cenere e di rovine. E' andato travolto con esso un millennio e mezzo di storia e di gloria. Fu infatti nel 528 che da Subisco, con un drappello di seguaci, l'apostolo di Norcia vi sali, stabilendovi il suo ordine, disciplinato dalla sua celebre regola. I pagani ve lo avevano preceduto, innalzandovi un tempio ad Apollo, di cui il Santo ab- battè il simulacro. Egli morì nella quiete del colle dopo una vita di intenso fervore mistico e di operosità, contrassegnata da miracoli, che contribuirono potentemente a divulgarne nei paesi più lontani la fama. Una tale quiete non aleggiò però sempre sul colle sacro. Nel 581 i longobardi, e sul finire dell'ottavo secolo i saraceni, vi irruppero con la loro furia vandalica. Due volte distrutto da quei barbari, e due volte ricostruito dalla pietà cristiana dei monaci e dei principi, verso la metà del secolo tredicesimo, il convento era devastato una terza volta dal terremoto. Quella d'oggi è perciò la quarta distruzione. Montecassino diede al Soglio di San Pietro parecchi dei suoi cenobiti, che vi tornarono in seguito in pie visite, Imitati da principi, baroni e dotti che vi accorrevano, quelli per spirito religioso, questi per lo studio dei codici racchiudenti i capolavori 'della letteratura latina, ivi trascritti e gelo- samente conservati. Nella basilica del monastero, piegarono Il ginocchio anche due re: Carlomanno, figlio di Carlo Martello, e 11 longobardo Ratchis. Centro luminoso di coltura e di vita monastica, l'Abbazia arricchì di secolo in secolo, la sua struttura architettonica, e nei suoi edifici moltiplicati, per l'iniziativa dei suoi atiati e per la munificenza dei pontefici che vi avevano fatto dimora, si vennero adunando tesori di arte incomparabile.
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