Guerra di popoloe non lotta di partito

Guerra di popoloe non lotta di partito LA REALTA' DEL MOMENTO Guerra di popoloe non lotta di partito E' necessario, dopo la pubblicazione del nostro articolo col quale sottolineavamo il bisogno di parlar chiaro al popolo italiano in questo particolare momento della vita nazionale, fare alcune precisazioni e sviluppare qualche nostro pensiero che, a leggere le molte lettere pervenuteci, è stato erroneamente interpretato o volutamente fal *ato nella sua sostanza. Noi che. per oltre vent'anni di fascismo, fummo fedeli all'Idea che accogliemmo nel cuore e nella mente con giova, nile fresco entusiasmo, anche se nel tempo successivo dovemmo spesso rattristarci per errori, leggerezze e improvvisazioni commessi, tali rimanemmo e resteremo, perchè, al di sopra di ogni umana possibile e anche accettabile errata attuazione di un programma da partr di uomini non, sempre adaUi ad assolvere tale compito, ferma, pura e maestra di popoli, trovammo la nostra Idea, operante per il bene della collettività, per il raggiungimento di una giustizia sociale, rimasta sempre vanai aspirazione, dopo anni ed anni di tormentosa lotta di classe. Detto questo, quando sosteniamo che oggi è necessario far comprendere che là guerra che ci accingiamo a continuare a fianco dell'Alleato, non deve essere combattuta per « la salvezza del fascismo », ma per -t la salvezza della Patria », è stupido, volutamente stupido risponderci che la guerra og<H sarebbe più sentita, più coi apresa, più popolare, se non A fosse il fascismo. No, egregi inattesi contraddittori, mi sbagliate di grosso! E tale errore commettete in malafede, per ancora aumentare, in combutta con la velenosa propaganda nemica, la barriera che siete riusciti ad erigere tra governanti e governati. L'interpretazione che voi cercate di dare alla parola « fascismo » è ben lontana dalla realtà! Di questo movimento voi, servi coscienti o incoscienti della massoneria e del capitalismo internazionali o del bolscevismo sovvertitore di ogni bene umano, riuscite solo a individuare le colpe, riversandole su di esso e non sugli uomini che hanno sbagliato. Una domanda agli antifascisti Voi vedete nel fascismo il mostro nero che vuole affermarsi soltanto con la prepotenza, attraverso una dittatura non gradita, e non riuscite, perchè non lo volete, a spprgere invece quanto c' è di grande, di bello, di profondamente italiano in questo movimento che oggi, libero dai legami monarchici e militari, tende con rinnovato fervore a sollecitamente portare a termine il suo programma, chiaramente espresso e già, nei punti più importanti e rivoluzionari, in via di attuazione. Permetteteci di domandarvi, o increduli lettori: perchè vi ostinate ad essere antifascisti? Dalle lettere che avete avuto cura di farci pervenire, non una logica giustificazione c'è da voi giunta, che rafforzasse le parole scritte solo per dilungarvi in una critica basata su pettegolezzi, inutili, vuoti e quanto mai inconcludenti. Non vi accorgete che la strada da voi battuta è la falsa; è quella che non ha davanti a sè alcun orizzonte; è quella in cui solo le forze malefiche vi spingono, senza alcuna speranza di riuscita? Fascismo è Patria, oggi piti di ieri, sappiatelo! Ve lo gridano i giovani battaglioni sorti dalla rovina e dalla vergogna, che il popolo italiano trovò, in un momento di aberrazione, in fondo a quella strada che vi ostinate ancora a percorrere. Ve lo gridano i rurali eroici delle bonifiche pontine, che si oppongono — grandi nel loro gesto di amor patrio e di at taccamento alla terra — al nemico invasore, solo perchè sanno che nessun altro potrà loro restituire quanto fu ad essi largamente donato dal fascismo. Ve lo gridano le centinaia di Caduti, vittime di vili ed inutili agguati, freddati da mani assassine, al soldo del nemico Non sarebbe risorto il fascismo — pur rimanendo ormai eterne le sue conquiste « le sue idealità — anche se repubblicano, qualora, come nel lontano 1922, la Patria non fosse stata nuovamente getta ta — e da mani italiane! — in un abisso senza fondo, poi verizzando quanto il genio < il valore della nostra razza avevano saputo costruire ne gli anni che seguirono all'unità del nostro territorio e dei nostri spiriti. Ma chi, diteci voi, chi ebbe la forza, di fronte a tanta sciagura, di nuovamente parlare di Patria, di innalzare, nei tristi e tempestosi cieli italia ni, il vessillo della riscossa di credere ancora nella rinascita? Furono forse i baldanzosi rappresentanti dei cinque o sei partiti politici che, pur di vivere alla meglio, vedemmo girar sotto braccio per le vie cittadine o per le redazioni dei giornali a po>-far comunicati esprimenti la loro decisa volontà di opporsi a chiunque avesse ostacolato il loro cammino e poi spariti, in modo tragicomico, su per le montagne, nei conventi o oltre frontiera? Perchè non hanno essi accettato il sincero invito del partito fascista repubblicano, che tendeva loro la mano per insieme collaborare al risanamento delle piaghe che martorizzano il mutilato corpo della Patria? Questi messeri — rirmegatori di ogni fede e di ogni patria — venduti all'oro straniero e asserviti all'intrigo del massone legato a filo doppio al cinico plutocrate, han preferito dars*i alla macchia in attesa di tempi migliori, riuscendo a sfuggire a quella giusta punizione che li attendeva. . Credere nella Patria Cosa ha ricevuto il popolo lavoratore dai diversi Buozzi e Roveda, se non la spinta al folle e bestiale odio? Se non l'arma per uccidere, se non la paiola rinnegatrice di ogni umana solidarietà? Vana attesa sarà la loro, perchè l'anarchia torni a nuovamente sconvolgere la nostra vita! Perchè, è bene ricordarlo, grazie proprio al 25 luglio e all'8 settembre, il popolo italiano, anche se stanco, umiliato, disorientato, stordito, avvilito, ha saputo aprire gli occhi e trovare ancora la forza per credere nell'immortalità della Patria. E' queste che noi oggi dobbiamo fermamente volere: credere nella Patria! Vale a dire aver fiducia in noi stessi, nelle nostre possibilità, nel nostro domani che, superate le crisi del tradimento e della resa, non potrà mancarci. Se gli italiani credono nella Patria, non tarderanno anche a credere tutti nel fascismo, che in sè vuole raccogliere le espressioni patrie migliori. Non è il caso di preoccuparsi eccessivamente del momentaneo stato d'animo del popolo nei riguardi del fascismo. E' invece urgente e indispensabile individuare e disperdere quelle forze disgregatrici che ancora un po' ovunque si annidano. Dopo le tremende lezioni subite nel recente passato ad opera di questi instancabili roditori della coscienza nazionale, grave colpa sarebbe permettere il continuare della loro nefanda opera. In questo campo occorre agire senza pietà e senza improvvisi pentimenti, contro chiunque. L'antifascista, il comunista, il socialista, il liberale o gli altri, inseguenti vane chimere, se non trascendono nel delittuoso inconsulto gesto della rivoltellata, si lascino pur vivere in pace, ma non si dia tregua all'essere antinazionale, al rinnegatore di ogni patrio ideale. Oggi — anche questo è bene ricordarlo — si tradisce la Patria restando inattivi, assentandosi dall'immane lavoro di ricostruzione, al quale tutti dobbiamo, ognuno nel proprio campo, offrire il nostro appassionato contributo; si tradisce assumendo atteggiamenti del tutto contrastanti con la gravità del momento, rinserrandosi in una attesa- sospetta e perciò colpevole; si tradisce rimanendo impassibili di fronte alle sciagure della Patria, preoccupandosi solo egoisticamente del proprio io. Il supremo giudizio Nel duro cammino che ci attende, noi italiani, affratellati dal dolore comune, dobbiamo trovare la forza di risollevarci: non debbono essere le-differenti idee politiche a dividerci e a renderci nemici l'un con l'altro. E' stato detto che, al termine di questa infelice guerra, intrapresa per il riconoscimento dei nostri diritti — sicurezza del pane, frutto di onesto lavoro equamente ricompensato, in uno spnzio vitale sufficiente — nell'alba radiosa di una meritata vittoria, il popolo italiano sarà libero di scegliersi la forma di governo più gradita. Ebbene, attendiamo fiduciosi tale giorno; cooperiamo con ogni nostra energia ad affrettarlo. Il fascismo repubblicano ha fatto a. noi tutti, attraverso la parola del suo Capo, tale formale promessa. Solo allora, però, il popolo italiano potrà avere il diritto di esprimersi liberamente. Il fascismo ha invece oggi il dovere e il diritto di ridare alla Patria quel volto di sempre; quell'onore e quella dignità che la società anonima dei cinque o sei partiti ignominiosamente gettò nel fango. Solo dopo, noi potremo giudicarlo, al termine cioè della lotta iniziata nel 1919 sulle piazze d'Italia ed estesasi sulle sconfinate vie del mondo tra i sostenitori di false utopie e i vessilliferi di una nuova trionfante Idea, che si identifica nel lavoro, nella giustizia, nella pace. Rendiamoci però degni di tale supremo giudizio, preparando i nostri cuori ad assolvere o a condannare con serena coscienza.

Persone citate: Buozzi, Roveda

Luoghi citati: Italia