Cosa è uno sbarco

Cosa è uno sbarco Cosa è uno sbarco l e e e r e . o e e i i Il recente sbarco angloamericano a Nettuno e quelli precedenti a Salerno e in Sicilia hanno in molti formato l'opinione che un esercito bene equipaggiato possa tentare e ripetere simili operazioni quando e come voglia, quasi si trattasse di un evento di ordinaria e facile attuazione. Nulla di più errato! Infatti, indipendentemente dalle capacità e possibilità della difesa, le grandi operazioni di sbarco sono oggigiorno di una complessità enorme, tanto grande che ben diffìcilmente un profano , può riuscire a farsene una completa idea, perchè la tecnica bellica moderna ha smisuratamente complicato la organizzazione indispensabile per effettuarle. In altri termini, uno sbarco in forze, atto a creare una. testa di ponte di una certa consistenza, e ad infrangere almeno il primo cordone della difesa costiera, eseguito quindi con l'impiego di varie divisioni, richiede uno sforzo enorme, una preparazione lunghissima, un'organizzazione estremamente complessa, cosi che anche se l'attaccante dispone della più grande dovizia di mezzi d'ogni genere, non gì! è possibile ripetere simili operazioni, nello stesso settore, che a sensibile distanza di tempo l'una dall'altra. Per passare al concreto, ad esempio, si può esser-certi che lo sbarco a Nettuno abbia richiesto alcuni mesi di preparazione: dal che scaturisce l'interessante deduzione che esso deve essere stato deciso sin da quando le dure esperienze subite nel Napoletano fecero comprendere agli Alleati .quanto lunga fosse la via non solo per Tipperary ma anche per Roma. Un'idea di quanto affermiamo si può avere, sia pure indirettamente, considerando il tempo che hanno richiesto le operazioni precedenti. Per limitarci a quelle che 'si sono verificate nelle insanguinate acque del Mediterraneo, basti ricordare che l'inizio dei preparativi concreti per lo sbarco nell'Africa francese risale almeno al gennaio 1942, cioè circa dieci mesi prima dell'azione verificatasi l'8 novembre successivo: e se quella data si riferisce all'apprestamento degli uomini e dei mezzi negli Stati Uniti, comunque i primi concentramenti e preparativi per l'operazione nelle vicinanze della zona di sbarco, cioè a Gibilterra, cominciarono in agosto, quindi tre mesi prima dell'azione. L'inizio della preparazione di mezzi per lo sbarco in Sicilia fu notato, nei porti dell'Africa settentrionale, sin dal marzo 1943, cioè almeno quattro mesi prima dello sbarco e due dal termine stesso della guerra in Tunisia. Analogamente, la riunione ed organizzazione di uomini e mezzi per lo sbarco di Salerno cominciò, in Africa Settentrionale, subito dopo che lo sbarco in Sicilia si era affermato, cioè circa due mesi avanti l'operazione: L'estrema complessità delle moderne operazioni di sbarco deriva da numerosi fattori, tra i quali in primo luogo l'impiego coordinato di svariatissimi mezzi tecnici o a base tecnica, che richiedono non soltanto un quoziente — tonnellate di materiali: numero d'uomini — enormemente superiore che nelle guerre passate, ma anche una complicata.e meticolosa « messa in fase » di tutti gli elementi e mezzi stessi, la quale impone un lungo ed attento periodo addestrativo, ed un laboriosissimo studio organizzativo. Tanto per fare anche qui un esempio, ricordederemo lo sbarco tentato a Tobruk dagli inglesi a metà settembre 1942, in cui essi furono rapidissimamente buttati a mare dalla valorosa e violenta reazione del Battaglione S. Marco e delle batterie della Marina, e subirono poi altre gravi perdite, sulla via del ritorno, ad opera dell'aviazione dell'Asse. tpeazodqspagznslFtpspccs|«MstacNszpcfu"nqo l l i o , o ì r i , Quello sbarco, a paragone dei successivi sopra citati, appare oggi come una ben modesta operazione, in cui erano impegnati appena 600 uomini, col limitato scopo di«compiere alcune distruzioni e poi ritirarsi. Eppure, il complesso degli « ordini di operazione » inglesi, che caddero in nostre mani, era costituito da circa trecento pagine fittamente dattilografate, dalla cui analisi era facile dedurre quanto studio e quanta preparar.ìone avesse richiesto al nemico quella pur piccola operazione di sbarco. E' mera fantasia, dunque, ripetiamo, credere che siccome gli anglo-amcrict'.ni possiedono gran copia di mezzi ed il dominio del mare, abbiano la possibilità aprioristica — indipendente dunque, come abbiamo premesso, dalla reazione della difesa — di tentare operazioni di sbarco dove quando e come vogliono. Al contrario, ognuna di simili operazioni, anche se relativamente modesta e di limitato obbiettivo, impone all'attaccante sforzi così enormi, che solo i competenti possono pienamente valutare: tali che anche il più ricco dei belligeranti le può effettuare solo a distan- za di mesi e che, per quell'economia di mezzi che è uno dei pilastri dell'arte della guerra, vanno tentate solamente quando non è assolutamente possibile attaccare per altra via. A maggior dimostrazione dell'onerosità e complessità di tali azioni, si pensi anche al prezzo — in denaro sangue ed energie — che è costata aglianglo-americani l'organizzazione generale iniziale per le operazioni di sbarco. Essendosi dovuti creare ex-novo quasi tutti i mezzi speciali, soprattutto navali,- necessari per compierle, allo scopo di adeguarli alle modalità della guerra moderna, la loro ideazione e costruzione fu iniziata, nei prototipi di ciascuno degli svariatissimi mezzi, sin dall'indomani della caduta della Francia. Nè si contentarono tli inglesi delle prove e collaui « a freddò », cioè nelle proprie basi, ma ritennero necessario sperimentare ciascun tipo anche « a caldo », ossia in casi reali di guerra: il che fecero mediante una serie di sbarchi isolati e colpi di mano |«ulle- coste norvegesi e del Mare del Nord. Compiuta questa fase, fu eseguito un primo timido tentativo di operazione appena un poco più complessa, con l'attacco a Saint Nazaire. Naturalmente, attraverso l'esperienza di ciascuna operazione, sempre pagata a duro prezzo di mezzi e di uomini, ciascuna volta le unità e l'or- fanizzazione venivano rivedue e modificate, affrontando ulteriori oneri di produzione e di tempo. Quando infine credettero di essere" abbastanza « a punto », gli inglesi vollero fare un'esperienza di proporzioni maggiori, oniilir,ipie°;o coordinato di tutti i tipi "di mezzi, ed a fronte del più violento contrasto: si venne cosi al tentativo di Dieppe, pagato all'alto prezzo che tutti conosciamo. Tuttavia per la preparazione dello sbarco nell'Africa francese, occorreva fare ancora l'esperienza di uno sbarco di grandi proporzioni, ed a questa sì prestò bene l'attacco al Madagascar in cui, pur essendo impegnate forze relativamente grandi, la modesta difesa permetteva di fare una prova a buon mercato. Soltanto dopo tutto questo, con un dispendio totale di mezzi, di energie e anche di sangue certamente più che cospicuo, mediante una fase, di preparazione ed organizzazione generale durata quindi oltre due anni, soltanto allora gji anglo-americani osarono avventurarsi ad una prima grande e vera operazione di sbarco: quella in Algeria (la quale, peraltro, fu seriamente contrastata solo in alcuni punti). t Se poi si tiene conto che fanche le forze difensive ciascuna volta accumulano nuove esperienze, e tutti sanno quanto anche in questo siano abili le forze armate germaniche (si veda ad esempio la nuova tattica adottata a Nettuno di contenere lo sbarco solo a distanza tale dalla costa da essere fuori dai durissimi colpi dell'artiglieria navale), ne risulta che, pur dopo tanto tempo ogni nuova operazione presenta nuove incognite e nuove caratteristiche, alle quali occorre far fronte con nuovi studi, nuovi mezzi e nuove modalità organizzative, che richiedono di per se stesse, fatiche ed oneri a parte, il tempo necessario per la loro realizzazione. Si riconferma così, anche per altro verso, il nostro assunto iniziale: cadano quindi le illusioni di'coloro che attendono sbarchi anglo-americani in rapida successione. Marc'Antonio Bragadin

Persone citate: Bragadin