Cinquemila soldati giurano fedeltà alla Patria

Cinquemila soldati giurano fedeltà alla Patria In piazza Italia, ad Alessandria Cinquemila soldati giurano fedeltà alla Patria Le fiamme di combattimento a due battaglioni di Bersaglieri - E, M. Gray esalta il significato della cerimonia - L'imponente sfilata dei reparti (Dal nostro inviato) Alessandria, 31 gennaio. In una corona di folla plaudente, Alessandria ha salutato, ieri mattina, i reparti in armi di bersaglieri, artiglieri, genieri e fanti, che si erano ammassati in piazza Italia per la cerimonia del giuramento. Svegliata sin dalle prime ore del mattino dal gioioso-suono dulie fanfare che accompagnavano i battaglioni al posto di adunata, la popolazione alessandrina ha avuto il grande dono di salutare per prima le nuove schiere dell'Esercito repubblicano, perfettamente attrezzate e dallo spirito altissimo. Lo spettacolo, dello schieramento dei battaglioni era imponente. Diverse migliaia di uomini^ erano in perfetto ordine schierati nella piazza, dimostratasi, all'ultimo jnomento, insufficiente a contenere tanta fremente giovinezza. Grigioverde dappertutto: il santo glorioso grigioverde, tan te volte bagnato'dal sangue e baciato dalla gloria, era la nota dominante per le strade assolate e rigurgitanti di popolo. La Messa al campo Bulla piazza della città guerriera nello s2)irito e nelle tradizioni, che già vide partire i suoi figli migliori per l'unità d'Italia, era ieri adunato il fior fiore della nostra gente, l'espressione magnifica della nostra razza, insorta, con energia e con decisa volontà, dinanzi alla vigliaccliei ia di tanti altri che della Patria avevan tentato dì fare osceno mercato Di fronte allo schieramento, a testimonianza dot contributo di sangue dato sfJ.Vt'pre in ogni guerra dal popolo italiano, erano i congiunti dui Caduti, tra i quali sì notava la-madre della medaglia d'oro Giorgio Maggi, che, insieme alla signora Iemolini, fiduciaria dui Fasci femminili milanesi, che rappresentava la madre del te nente Federico Rettami Rossi, caduto in Russia, doveva far da mudi ina alle fiamme di combattimento, offerte a due battaglioni di bersaglieri dal le donne di Alessandria e di Milano. Accolte dai rituali squilli di tromba, sono giunte, poco dopo le dieci, le massime autorità militari e civili. Fra ' esse abbiamo notato il generale Jallà, comandante militare regionale, il colonnello Rohleder, comandante germanico per la città di Alessandria, il col. Ceìada, capo di S. M. del ComanRosdo miten. col. Tarsia; comandante del Terzo Reggvniento Bersaglieri e deh lo schieramento delle truppe, " Cago -della Provincia, Ecc. Alessandri, il Commissario ai Fasci, ien. col. Valassina, altri generali e numerosi ufficiali supcriori delle varie armi e specialità, -nonché le altre autorità cittadine. Dopo gii inni italiani e germanici, eseguiti dalla banda musicale di un reparlo di germanici che presenziava alla cerimonia e dalla fanfara dei bersaglieri, vivamente applauditi dalla gran folla, un cappellano militare ha officiato la Messa al campo. Dopo il rito religioso ha avuto luogo la solenne austera consegna delle fiamme di conibattimento, affidate, dalle ma drine, a due giovani ufficiali dei bersaglieri. Sul rosso pan no. accanto al distintivo della specialità, erano ricamate in oro le parole: « Maiora viribus autiere », motto del Reggimen- to, che ha sempre distinto valorosi bersaglieri del Terzo, battutisi ovunque con coraggio e valore. La consegna è slitta accompagnata da nobili e fieré parole pronunciate dal generale Jallà, il quale ha ricordato ai suoi soldati che per trenta!re anni le insegne di combattimento dei bersaglieri sono state sempre baciate dalla gloria sui fronti di guerra £KS 2 agì U*»»*» « Oberale- perde voi oggi possiate difendere la vostra terra invasa, le vostre dònne, i vostri bambini e perelio domani possiate bagnarle ne'. Purificato mare di Sicilia ». . . . . *«- cerimonia del giuramento si è svolta quindi la cerimo del giuramento delle re cinte, Il'ten. col. Tarsia, comandante del Terzo Bersucjlirn. prima di pronunciare laIorUntila del giuramento, ha rivolto ai battaglioni brevi parote d'incitamento, riportandosi ai tristi giorni che videro 'annientamento del nostro va oroso Esercito, annientamen banu «CTJiiuuiayv, o che non realizzò, però, il sogno dei nostri nemici, perchè ggi il popolo italiano ha sa itto ritrovare la giusta via ella riscossa, apprestandosi riprendere con rin7iovellatii\'dmaeto il combattimento. Imdsdcvlampeto il combattimento. Letta la formula del giura- , r e o i e e i e l e i à r o , o e , e e , 'd-rml etiiu.ni ma nostra» mento, cos'i concepito: «Nel nome di Dio e dei Caduti per la Patria'giuro di adempiere con tutte le mie forze e con piena lealtà a tutti i miei doveri di soldato in pace e in guerra e fino al sacrificio supremo per l'onore e la grandezza dell'Italia », alto si è levato il grido da mille e mille petti: i soldati, come un sol uomo, han chiaramente e solennemente scandito la parola «giuro», già racchiusa nel loro cuore sin dal primo giorno di presenza nelle caserme ed oggi finalmente scagliata verso il cielo, insieme al fermo impegno di dare tutti se stessi perchè la Patria risorga. Fra la viva attenzione dei presenti, ha poi parlato l'Ecc. Ezio Maria Gray, il quale, dopo aver espresso la gioia, seguita a tanta tristezza, nel vedere i battaglioni in armi, pronti al combattimento, ha porto ai soldati il saluto del popolo italiano. Ricordate le leggendarie gesta di eroismo dei bersaglieri, egli ha aggiunto: « Era tempo elle la riscossa si iniziasse. Troppo tempo si era perduto, troppo discusso, troppo poco inquadrato ed armato. Ora non c'è più tempo da perdere. E' ora di agire ». « E' mai possibile, ha ancora detto l'oratore, che vi sia una battaglia di Roma, che non sia combattuta da combattenti italiani ? Con quale diritto, con quale coraggio pctvemo noi domani, a vittoria ottenuta, riaffacciarci nella storia, se la salvezza di Roma sarà stata solamente un generoso dono dell'alleato, il quale sempre ha saputo conservarci la sua fedeltà? ». Dopo aver ricordato l'attaccamento alla propria terra dei rurali delle bonifiche pontine, che coraggiosamente oggi s'affiancano, nella lotta contro il nemico, ai soldati germanici, l'Ecc. Gray ha così concluso la sua orazione: « Soldati d'Italia, popolo di Alessandria, la gente del Mezzogiorno ci aspetta. Ci invoca con il pianto delle sue donne, il lamento dei bambini strappati alle loro mamme, con l'umiliazione silenziosa e fiera della gente obbligata a chiedere l'elemosina'allo straniero. Volete voi che questa invocazione resti senza eco? Raccogliete questo disperato richiamo che è di tutto un popolo che soffre. Giustizia sarà fatta dalla vostra volontà, che ci darà la vittoria ». Vivissimi applausi hanno coronato le parole pronunciate dall'Eoe. Gray. Si è poi svolta la sfilata delle truppe. E qui la folla ha potuto nuovamente e liberamente esprimere tutta la sua ammirazione per i magnifici reparti che, fieri nel portamento, tra gli unanimi applausi ed una continua pioggia di fiori, sono sfilati dinanzi alle autoritàGrandi feste sono state fa-ite dalla folla a un reparto di soldati germanici che aprivu lo sfìlamcnto, seguito da un manipolo di legionari della Guardia giovanile repubblicana, mentre subito dopo venivano i battaglioni dei fanti, degli artiglieri, dei genieri. Annunziati dall'allegra marcia, han poi sfilato, di corsa, i bersaglieri. La folla li ha accolti con un frenetico battimano, stringendosi sempre più a loro vicino, quasi per accarezzarli tutti, per abbracciarli tutti con affetto e gratitudine infiniti. Il telegramma al Duce Tra popolazione e soldati, ieri, in Alessandria, si è ancor più stretto un patto di solidarietà e di amore: i volti bagnati di lagrime di tante madri, il sorriso amorevole di tanti fanciulli, lo sguardo fiero di tanti ~ex combattenti, stavano lì a testimoniare tutta la gratitudine della Patria per i suoi figli migliori che, riprendendo le armi, si avviano verso il combattimento, per riscattare alla nostra Italia la dignità d'un tempo. La guardia d'onore che per l'intera giornata ha sostato ai piedi del monumento ai Caduti in guerra, ha parlato chiaramente a tutte le coscienze: Essi non caddero invano, perchè altri fratelli sapranno marciare vittoriosi sulle strade bagnate dal loro sangue, strade che ci porteranno alla meritata vittoria. Le autorità alessandrine hanno inviato al Duce, al termine della cerimonia il seguente telegramma: «Fuori d'ogni retorica, Vi assicuriamo, Duce, che oggi in Alessandria cinquemila soldati d'Italia, giurando fedeltà e ricevendo bandiere in una vera> mente plaudente cornice di popolo, ci hanno dato la immagine esatta dell'Italia risorgente in armi. Quando le reclute pronunciarono la parola del giuramento, il popolo stesso si uni nel grido. La visione di Roma minacciata dal nemico solleva gli animi delle nuove truppe alla esasperata volontà di intitolare anche alle armi d'Italia la difesa di Ko- Tullio Giannett'