Il grande apporto delle piccole nazioni

Il grande apporto delle piccole nazioni Nell'economia europea Il grande apporto delle piccole nazioni Nella letteratura economica, anche più autorizzata, è invalsa l'abitudine di considerare i piccoli Stati europei alla stregua di quantità trascurabili. Nulla di più arbitrario ed errato. La statistica s'incarica di accertarlo con una documentazione che non teme contraddizioni. Seguiamola da vicino ed avremo modo di stabilire il considerevole apporto che le piccole nazioni sono in grado di assicurare ai grandi Stati. I primi rilievi ci vengono offerti nell'ambito demo grafico e territoriale. Vedia 226Jt121SusSsmmì vmo. Indagini aggiornate con- sdotte sistematicamente sulle popolazioni di Andorra, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Eire, Estonia, Finlan-I dia, Protettorato di Boemia,' Governatorato Generale, Grecia, Islanda, Albania, Lettonia, Lichtenstein, Lituania, Lussemburgo, Monaco, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, San Marino, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia europea e Ungheria consentono di affermare che, fatta eccezione della Russia, i piccoli Stati costituiscono il 65 per cento della superficie ed il 41 per cento della popolazione del Continente europeo. E' sintomatico stabilire che attualmente di codesta percentuale il 38 per cento di popolazione lavora per la Germania. Comprendendo, invece, nell'esame la Russia, le nazioni anzidette stabiliscono una proporzione territoriale del 34 per cento e di popolazione del 32 per cento. Sono sufficienti questi dati a farci considerare l'importanza eccezionale dei piccoli Stati nel vasto quadro della popolazione europea: senza assumere, naturai mente, una posizione di prevalenza i piccoli Siati riescono a mantenere un contributo di carattere demografico veramente degno del maggio re rilievo. H rapporto accentua i suoi toni trasferendo lo studio statistico nel campo non meno impegnativo delle singole e conomie, prima fra tutte quella agricola. Prendendo a base le rilevazioni del 1939 i piccoli Stati hanno fornito una produzione di frumento di 235 milioni di quintali in rapporto ad una produzione europea di 465 milioni di quintali. Come ognuno può constatare, si tratta di un apporto del 50 per cento. La produzione di orzo è risultata di 80 milioni di quintali, superando la metà della produzione del Continente europeo. Per quanto riflette il granoturco i piccoli Stati hanno raggiunto la proporzione dell'80 per cento, vale a dire su 181 milioni di quintali 140 milioni provengono da loro. Non meno in teressanti sono i dati concernenti la produzione delle patate, poiché il quantitativo as sicurato dai piccoli Stati as somma a 700 milioni di quintali su dj un complesso di 1548 milioni. Nel campo saccarifero su di una produzione di circa 34 milioni di quintali, i piccoli Stati ne hanno offerto 23 milioni, mentre per il tabacco hanno dato circa un milione e duecentomila quintali sul complesso di 2 milioni e 960 mila quintali. Nell'ambito forestale e zootecnico i piccoli Stati presentano delle possibilità non meno rilevanti: 88 milioni di ettari costituiscono le risorse delle nazioni elencate, in rapporto ai 35 milioni di ettari dei grandi Stati. Ed ora ecco un raffronto fra il patrimonio zootecnico dei piccoli e grandi Stati stabilito in milioni di capi. Piccoli Stati: bovini 50,6; grandi Stati: 53,1; ovini: 90,9 - 52,1; suini: 34,1 45,0. Passando al settore minerario, ci troviamo dinanzi a questi precisi riferimenti: dei 191 milioni costituenti le ricorse petrolifere dell'Europa Continentale 183 milioni provengono dai piccoli Stati. Un apporto che raggiunge il 90 tipdmcgLmrsgrsmtmlfamtpètcdccrggctns22nE£*« ^SÌJLSk \per cento, sempre escludendo \££j£22&i v R,USSl> NeÌ^Ìproduzione dell'antracite e del \carbone fossile la produzione\fJvf?}0^ 104 ^'"P'J\tonnellate in rapporto ai 567\milioni di tonnellate che rap- presentano la produzione sìo-\bale europea. Nelle elencazio-1 ni produttive del ferro i pie-{coli Stati raggiungono 14 mi-Ilionidi tonnellate mentre nei minerali metallici speciali —\vpHì niriti ramo nìrhpHo ™o- hannTassunS dei 31 j \posti di grande rilievo. Lo studio comparativo vale assai più di qualunque dissertazione teorica a testimonialo le possibilità di una eoo perMr^iva fra £ J§-| norme che formano il continente europeo, quando possano essere unite da un siste¬ ma di scambi, che tenga preciso conto delle singole esigenze, soprattutto in relazione agli sviluppi industriali, consentiti dalle possibilità economiche dei diversi aggruppamenti. D'altra parte, occorro mettere in rilievo che i va- ri gruppi di produzione pre-Lsentano delle caratteristiche\ai reciproco completamento, |in modo da rendere meno dif-i"Ificoltosa la realizzazione di un piano economico, tenden te ad un fine comune. Conclu<''amo lo sguardo panoramico •• le economie dei piccoli Stati, riferendoci all'efficienza della marina mercantile, quale ci viene documentata da rilievi statistici che si riferiscono al 30 giugno del 1939. Belgio n. 200 tonnellate stazza lorda 408.418; Danimarca ti. 709 tonnellate stazza lorda 1.076.17:; Olanda n. 1532, 2.962.871; Estonia n. 184, 200.410; Finlandia n. 432, 625.531; Grecia 607, 1.870.666; Jugoslavia 190, 411.384; Lettonia 93, 191.898; Norvegia 1990, 4.834.902; Portogallo 266, 269.118; Romenia 35, 111.678; Spagna 824, 913.898; Svezia 1238, 1.581.919. Quando siano collegate, in una visione di assieme, le risorso economiche dei piccoli Stati alle loro capacità di trasporto, i dati della marina mercantile avranno ancor più modo di essere considerati e ì valutati. Frattanto, già per se stesa„ rappresentano un'entl I ' tà eccezionale, destinata ad influire nei traffici ed a rappresentare una salvaguardia delle posizioni europee nei mercati mondiali. Le crisi e- Sr"S^e'taSw8S,%|piccoile nazioni sono essenzialmente dovute al loro reciproco Isolamento. C'era, evidentemente, chi aveva interesse a perpetuare dei compartimenti stagno ed a stabilire delle barriere insuperabili, affinchè potesse continuare indisturbato un monopolio, basato sul privilegio. Il trattato di Versaglia fu uno strumento perfezionato di questa politica isolazionista. li nuovo ordine, che dovrà sorgere da quest'immane bufera di ferro e di fuoco, è chiamato a convogliare, nell'interesse della collettività europea, la somma di energie erompente dai piccoli Stati: per darle una organizzazione ed imprimerle un moto unitario. Le economie avranno la possibilità di coesistere su di un piano, che valga ad assicurare ad ognuna di esse ed a! loro complesso uno sviluppo qualitativo e quantitativo. Le egemonie, fondate sulla sopraffazione monopolistica, dovranno lentamente sparire ir. un'Europa che abbia riti ovato in se stessa le ragioni della sua vita e" la dignità della sua missione. Pino Bartoli

Persone citate: Lichtenstein, Piccoli Stati, Pino Bartoli