Dalla lettera di Visconti di Modrone all'indirizzo al re del Duca del Mare

Dalla lettera di Visconti di Modrone all'indirizzo al re del Duca del Mare Mentre fa capitolazione era già firmata Dalla lettera di Visconti di Modrone all'indirizzo al re del Duca del Mare Perchè i senatori non poterono dubitare della parola di Vittorio Emanuele - Vasto commercio delle opere d'arte rapinate dai ''liberatori,, Roma, 27 gennaio. Su quanto ha pubblicato l'Agenzìa germanica d'informazioni riguardante un'udienza concessa da Vittorio Emanuele, il giorno 6 settembre dell'anno scorso, ad una commissione di senatori che gli presentava un indirizzo di fedeltà firmato da numerosi membri del Senato, abbiamo da buona fonte informazioni che ci mettono in grado di dare sull'episodio altri particolari interessanti. Non si ignorava a Palazzo Madama che il sen. conte Guido Visconti di Modrone, noto cortigiano, era fautore di trattative per la pace separata e che aveva accolto con entusiasmo il colpo di Stato del 25 luglio, come non si ignorava che egli considerava tanto compromesso Vittorio Emanuele nella responsabilità del Regime fascista e nella guerra del Tripartito, da ritenere che il re non avrebbe potuto rappresentare la Nazione negli sviluppi conclusivi del colpo di Stato sia all'interno che all'estero. Le due tendenze Verso la metà di agosto, si apprese In Senato che il Visconti di Modrone aveva inviato al sovrano una lettera, il cui contenuto sostanziale veniva definito nel seguenti termini: « Poiché Vostra Maestà ha accolto il mio consiglio di dare il potere al Maresciallo Badoglio, accolga ora anche il con- siglio abdicare per lasciare mano libera al governo, poiché questo è il parere di molti senatori ». Contro quest'ultima osservazione il sen. Ecc. Galeazzo Zoppis, interpretando le proteste di parecchi altri, prese l'iniziativa di un indirizzo di fedeltà che raccolse oltre duecento firme. Non si esclude che abbiano firmato anche i senatori, diremo così, badogliani, i quali, a loro volta, erano distinti in due tendenze, e cioè quelli che, in un'accanita politica antifascista, vedevano la condizione necessaria per fare la pace al più presto ed a qualunque costo, e quelli che, invece, chiedevano a Badoglio una distensione degli animi ed una politica di unione di tutti gli italiani, fascisti e antifascisti, per continuare col maggior vigore possibile la guerra contro le così dette Nazioni unite e, anzitutto, per preparare con gli alleati tedeschi una controffensiva che ricacciasse in mare l'invasore, poiché questo aveva promesso Badoglio. D'altra parte, anche i fautori di pace separata, per la verità in numero assai scarso, almeno nel pronunciarsi, mai accennarono minimamente ad una concessione della flotta e di basi al nemico ed al rovesciamento del fronte agli ordini degli Stati Uniti, dell'Inghilterra, della Francia di De Gaulle e dei fuorusciti greci e jugoslavi. Le trattative di Assisi La commissione che presentò l'indirizzo, a capo della quale era il Grande. Ammiraglio Duca del Mare, non poteva dubitare della sincerità di Vittorio Emanuele circa le dichiarazioni riferite dall'Agenzia ufficiosa germanica, e cioè che, unitamente agli eserciti alleati tedeschi, avremmo portato a buon fine tutti i problemi. Il convincimento della commissione era confortato dal fatto che il Senato sapeva che il sen. Ecc. Amedeo Giannini, Ministro plenipotenziario, era tuttora in Assisi, presidente di una delegazione italiana che avrebbe trattato e concluso accordi economici e tecnici con una analoga delegazione tedesca presieduta dal dr. Clodius. Si sapeva, inoltre, che il convegno, del' quale facevano parte anche militari italiani e tedeschi per alcune particolari questioni, continuava i lavori per i problemi di dettaglio. Certo nessuno dei presentatori dell'indirizzo poteva sospettare che tre giorni innanzi, e precisamente il giorno 3 settembre, era stata firmata la capitolazione, poiché questo lo si seppe soltanto il giorno 8, e tanto meno poteva sospetta re che, sin dal 21 agosto, un plenipotenziario del governo del Re d^talia aveva offerto a Samuel Hoare, ambasciatore britannico a Madrid, la pace separata con rovesciamento di fronte. Non abbiamo potuto avere informazioni circa le ragioni del ritardo della presentazione dell'indirizzo che era stato provocato da un episodio di metà agosto, ormai superato : vi è chi crede che si fosse vo luto attendere l'adesione di se natori residenti in provincie lontane e si sospetta che l'u dienza sia stata ritardata per dare agli sviluppi internazio nali del colpo di Stato, sino al- ^RU^ nles^oTe"?vsrvfo°s che> lora ignorati, una pezza di appoggio del Senato. Ad ogni modo, più particolari vengono alla luce sull'episodio e più appare chiara la ', ■"'-sovrane segreto vergognoso proposito a tutta la Nazione, ma neppure lo lasciò trapelare ai rappresentanti del Senato. Vendite all'asta In merito al destino delle opere d'arte asportate dall'Italia e trasportate In Inghilterra e negli Stati Uniti si ha, intanto, da Parigi che il Matin riceve da Stoccolma che tre lra i più ricchi antiquari giu daici, Pimpernell cu Nuova York, Salauer di Washington € Duveen di Londra, avevano preparato per i loro clienti una € sorpresa di Natale ». centinaia di persone facoltose dell'Inghilterra e degli Stati uniti ricevettero la notizia che prima di Natale avrebbe avu f0 iuogo u prim0 incanto privato di opere d'arte di rino- manza mondiale provenienti dalla Sicilia. Roosevelt avreb- , be pure preteso la sua parte e' Henry Tailor, direttore del Museo Metropolitano di Nuo va York, è stato nominato ca po di una missione in Africa « aii0 scopo di proteggere ie opere storiche provenienti dal l'Italia ». Poco dopo, il rino mato tesoro della Cattedrale di Catania è stato ricevuto a Nuova York e quadri, madon- ne, altari, statue e manoscritti, in centinaia di casse, hanno avuto la stessa destinazione. Una grande parte di queste opere d'arte seno state esitate in incanti privati o nubblici. In una sua circolare, lord Duveen ha fatto conoscere !a Xf^?.?!,USs2f0r,d*eU* chiesa di Sant Agata di Catania. Egli si è, inoltre, vantato pubblica mente di aver fatto traspor.aln Inghilterra per iti meno la metà delle opere d'arte pio venienti dai Paesi della cultura e deIla civiltà europea. Questo procedere con opere d'arte ha dato occasione a grandi scandali, che hanno sempre dovuto venir soffocati, perchè in essi erano risultati coinvolti personaggi che stati no molto in alto.