Retroscena militare del vergognoso otto settembre

Retroscena militare del vergognoso otto settembre UN SINISTRO ERRORE NELLA TRAGEDIA Retroscena militare del vergognoso otto settembre La storia particolareggiata dell'armistizio (li Badoglio e dei suoi retroscena è ancora da. fare; ma è interessante raccogliere sin da ora i materiali che un giorno dovranno servire a scrivere questa brutta e umiliante pagina del nostro dramma, nazionale. Sulla dislocazione dell'esercito italiano al principio del settembre 1943 e Bui carattere militarmente assurdo e avventuroso della decisione presa da Badoglio, un ufficiale bene informato ci fa presente quanto segue: L'armistizio dell'8 settembre era militarmente eseguibile? Poteva il suo stipulatore, indipendentemente dalle vergognose condizioni accolte — quella resa a discrezione che la stessa stampa dei 45 giorni aveva sempre dichiarata inaccettabile per l'onore e la dignità dell'Italia — credere che l'ordine da lui dato alle forze italiane di cessare in ogni luogo ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane, ma di reagire ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza, si prestava ad essere eseguito, astrazione fatta dai sentimenti che animavano i singoli comandanti verso l'alleato? Anzitutto dobbiamo considerare un fattore psicologico: la parola armistizio vuol dire per i soldati fine della guerra; non si può finire la guerra contro il nemico e ricominciarla j'contro l'amico. Le navi, gli aeroplani potevano essere fn-gannati e dirottati durante lanon ie forze ar. navigazione; mate terrestri, che speciaimente fuori del territorio metropolitano erano frammiste con quelle alleate e dotate di un armamento individuale e collettivo dì gran lunga inferiore. Le dislocazioni Si deve esaminare, la situazione militare inoltre, o me- glio la dislocazione del nostro esercito alla data dell'8 settembre. Nell'Italia meridionale la 7.a Armata (Gen. Arisio) do- veva insieme con le divisioni get-naniche (alcune rientrate dalla Sicilia con armi e materiali) contrastare l'avanzata in Calabria degli angloamericani, mentre 65.000 italiani sbandati dalla Sicilia stavano penosamente risalendo la penisola per riordinarsi. Nell'Italia centrale la 5.a Armata (Gen. Caracciolo), con un corpo d'armata in Corsica, doveva organizzare a dij.esa il territorio affidatole. Nell'Italia nord-orientale l'8.a Armata (Gen. Gariboldi) stava stentatamente ricostruendo le ... , . _, , _ . sue unità reduci dal fronterusso Neil Italia nor<}-occiden-ta e la 4.a Armata (Gen. Ver- Cellino) era in movimento di rientro dalla Francia fino dal 27 Agosto con lo scopo apparente di rinforzare le truppe operanti in Italia, ma con quello reale di prevalere al momento opportuno sui re- parti germanici dislocati nella zona. Analogo compito ave- vano le divisioni^alpine inviate " ' ai Brennero prima ancora del 25 Luglio. Il Comando delle forze armate della Sardegna (Gen. Basso) presiedeva l'isola contro eventuali sbarchi alleaci con il concorso di al-cune unità blindate tedesche passate poi in Corsica e di qui in Toscana. Alla frontiera orientale 'a ta Armafa (Gen. Robotti) congiurisdizione in Slovenia e Dalmazia, stava combattendoi partigiani di Tito e di Mi hailovic a fianco dei Croati e dei Tedeschi; in Montenegro un corpo d'armata manteneva l'ordine in quel turbolento paese; in Albania la 9.a Armata (Gen. Dalmazzo) stava guerrigliando con gli insorti albanesi; in Grecia la ll.a Armata (Gen. Vecchiarelli) inquadrata nel gruppo di armate di von Jacob aveva in corso vaste operazioni di rastrellamento; nelle Isole dell'Egeo vi erano presidi italo-tedeschi; nell'isola di Creta, baluardo meridionale dì quel mare, una nostra divisione (Gen. Carta) faceva buona guardia insieme con divisioni germaniche. In tutta la Balcania le forze aeree della Luftwaffe prevalevano sulle nostre per qualità e quantità di apparecchi. Oltre alle armate mobilitate ed operanti sopra elencate c'erano nell'interno del paese, presso i depositi ed i centri di mobilitazione i richiamati del '906 e le reclute del '924. Aggiungasi infine le unità della difesa contraerea, frammiste con la Flak e ammontanti a diverse decine di migliaia di uomini, in gran parte istruiti in Germania o da istruttori germanici. Questa era la situazione dell'esercito italiano in territorio e fuori del territorio nazionale. Con questo esercito, in parte dislocato a bella posta, sì sarebbero dovute disarmare le divisioni germaniche già arrivate in Italia e che stavano arrivando a ritmo accelerato dal 25 luglio; divisioni veterane di più fronti, munite di ottimo armamento e protette d,a numerosa aviazione, fattori 1u%stl %he avrebbero comssato ad usura la loro infe riontà numerica rispetto a quelle italiane. Gli Italiani erano numericamente superiori, ma la loro efficienza bellica (addestramento, armamento, spirito di disciplina ed aggressivo) era ben poca cosa. Una sola grande unità poteva ritenersi realmente efficiente: il corpo d'armata motocorazzato (Gen. Carbone), composto della divisione motorizzata Piave, della divisione corazza- ta Ariete n, della divisione co- razzata GG. FF. che, insieme con altre divisioni, tra cui la Granatieri di Sardegna fatta rientrare dalla Slovenia, era stato raccolto da mesi intorno a Roma con l'occulto scopo di impedire ai Tedeschi l'occupazione della capitale. Furono alcune di queste unità che resistettero valorosamente parecchi giorni alle forze germaniche, in obbedienza agli ordini ricevuti, pur recriminando di spargere un sangue che avrebbe potuto scavare un solco incolmabile fra due eserciti fino allora alleati. La loro condotta ebbe però un degno riconoscimento da parte dei germanici con le seguenti parole: Se le divisioni italiane in Si- [ v, oc ic lii ^ illuni iia-uauc ili 01- , cilia aveSgero combattuto conj tro gli Anglo-americani come avet| combBattuto voi contro di noi la Sicilia non sarebbe stata occupata! ». Pugnalata alle spalle La 4.a Armata era in crisi di movimento, e dopo un si- mulaicro di resistenza insce nato nel Cuneese si sbandava | rapidamente; l'8.a Armata non aveva nessuna consistenza bellica; le unità alpine che erano al Brennero combatterono qualche ora, ma erano senza munizioni; i Comandi territoriali furono travolti dal¬ I nrru7nza"dTlìa*reazrone"tede sca. In diverse località della penisola ci furono comandanti I italiani che avendo combattu¬ ;to a fianco dei germanici nelle steppe della gussia 0 nene , sal£ie della Libia si ribellaro- i l l l . n no all'idea di versare sangue fraterno. Nel breve lasso di due o tre giorni quello che era stato l'esercito italiano nel territorio metropolitano sì trasformò in masse di sbandati e di internati, mentre la quasi totalità dei magazzini e depositi militari venne devastata, dispersa, saccheggiata da parte delle popolazioni vicine, colte da una forma di follia distruttiva e di disonestà collettiva veramente impensabili ed obbrobriose. Ma la tragedia fu ben più grave presso le unità delle armate dislocate in Balcania dove i nostri soldati si trovarono improvvisamente senza saperlo e contro loro volontà alleati dei ribelli contro i quali avevano fino allora combattuto ed ai quali cedettero per ordine superiore armi, materiali bellici e vettovaglie. La storia di quei tristi eventi non è ancora conosciuta in tutti i suoi orrendi particolari. Si sa quello che è successo in Istria e nel Goriziano dove era già'dilagata la marea slava comunista. Solamente l'energico intervento dei camerati tedeschi affiancati da formazioni di CC. NN. che non vollero tradire i loro caduti, ristabilì faticosamente la situazione; ma la responsabilità di quei morti rìsale a chi sottoscrisse lo scellerato armistizio. Sulla sua testa ricadrà la maledizione di tutte le famiglie italiane che attendono ancora notizie dei loro cari di- . o!SP=IS1-] Anche 1 uomo della strada l capisce, in base a quanto pree cede' cne 'a decisione dell'8 i settembre fu, non solo politie camente ma militarmente, un e l\ sinistro errore, una pugnalata alle spalle dell'esercito. Generale A. Beltramo Unità della Marina da guerra germanica in crociera perlustrati va fra le isole dell' Adriatico

Persone citate: Arisio, Badoglio, Beltramo, Carbone, Cellino, Gariboldi, Robotti