Architettura sociale

Architettura sociale Aspetti della ricostruzione Architettura sociale S'accennò qui, in due noteitrecedenti su gli aspetti del-lìila ricostruzione, alla necessi- \ dtà di provvedere fin d'ora —lee con la massima sollecitudineìd— a un piano organico e uni-1 utane per la riabitabilità diìtTorino, sfruttando al massimo\ula collaborazione dei migliori \carchitetti nostri, i quali già,]scon sicura competenza, si psono messi all'opera, sia pure gsul terreno soltanto teorico, tS'accennò anche ai pericoli di iuna sfrenata speculazione edi-\ slizia (non appena la pace sa- ' rà tomaia), che sarà indispensabile rigidamente ed inflessibilmente disciplinare se non vorremo cadere in un irrimediabile .disordine urbanistico, in un deprecabile caos architettonico. Si sottolineò infine il carattere eminentemente e schiettamente sociale cut dovranno ispirarsi i principii di questa ricostruzione ed i suoi stessi criteri architettonici. Come applicare e concretare in opere utili, stabili, decorose quest'idea di socialità? Gli architetti viii vivi, intelligenti e « moderni » sono d'accordo su due punti essenziali: unificazione, cioè limitazione della molteplicità degli elementi costruttivi; prefabbricazione, cioè costruzione con elementi prefabbricati dall'industria, i quali risparmiano così la costruzione in cantiere, ed abbassano perciò il costo e riducono il tempo (i serramenti, come osservava in un suo recente articolo l'architetto Banfi, sono di ciò l'esempio più convincente). Assertore di una edilizia unificata e prefabbricata è. come si sa, l'ing. Gaetano Ciocca, il quale ha affermato: «Poiché il livello delle condizioni economiche del la dAtrt«cmmtspIsissmlBfoaPmsvoratore non gli consente di\dacquistarsi una casa come co- J™sta oggi, noi dobbiamo portare il costo di una buona e bella casa a quel livello, e questo l'industria soltanto lo può fa re, e bene ». A tale principio converrà riferirsi oggi, di fronte al grave problema della ricostruzione, non più con l'intento (almeno per ora) di fornire a ciascuno la proprietà di una casa, bensì con quello più modesto di procurargli un'abitazione a prezzi adeguati alle sue possibilità economiche: e se a ciò si potesse giungere sarebbe già — nella tremenda crisi edilizia ch'è alle viste per il giorno in cui gli sfollati vorranno e dovranno tornare alla città — un successo da ringraziarne Iddio. Quanto al sistema della prefabbricazione che, adattato all'edilizia, potrà sembrare a pareccM lettori una novità difficilmente attuabile, ecco come, e con molta chia; rezza, si esprime l'architetto Gian Luigi Banfi nella rivista Stile: « Enunciato il problema, si penserà alla difficoltà di realizzare un programma così complesso, che vuol far convergere su di una unità, la casa, l'attività delle industrie più diverse. Ve 'tomobìle, per esempio, è cos-.tuita da un numero altissimo di pezzi, di materiali diversi, provenienti da industrie che non hanno in comune altro che lo scopo di produrre l'ima per l'altra. Come g avvenuto questo? A chi spetta Z'iniziativa ? Occorre un ente che provveda al progetto e suddivida i compiti tra le varie ^industrie interessate? 'O basterà che l'esigenza stessa, con la sua vitalità, crei gli organi o meglio li coordini e li disciplini come è avvenuto per l'automobile e per l'aeroplano, organismi complessi per lo meno quanto una casa? Proba bilmente per la casa si do vrà pensare a due attività distinte, quella della produzione (standard.) e quella del montaggio che tenderà a sod disfare il « caso per caso » con molto maggiore larghezza di quella che si possa attribuire all'industria produttrice. Come si vede, i problemi da risolvere non sono pochi, mia non vi è altra possibilità di risolverli che affrontandoli ». A queste parole possono servir di postilla altre del Ponti, sulla citata rivista: « I produttori per la edilizia meditino la situazione. Essi devono trasformare il lavoro: gli architetti intervengano ad accelerare l'unificazione di regolamenti edilizi da cui solo possono derivare utili unificazioni di elementi: la grande industria infine si volga a questo problema per convogliarvi quelle potenze d'organizzazione, di forze e di uomini che la fine della guerra farà amobilitare dalle produzioni belliche. Questo settore sarà il più urgente ed importante, s'estende dai marmi, dalle materie plastiche, dall'alluminio, ai tessili, al mobile, alla piccola meccanica, a moltissimi altri rami. Per l'industria che ha risolto ben altri problemi, non presenta nessuna difficoltà tecnica ». Senza dubbio un'edilizia unificata e prefabbricata è, per definizione, sinonimo di uniformità, e si oppone in architettura, a quell'individualismo stilistico che nel passato ci diede tanti capolavori e che è la condizione prima della fantasia artistica. Ma noi ci troviamo — soltanto a Torino — davanti a diecine di migliaia di persone senza tetto, cioè nell'impossibilità di svolgere una vita sociale: situazione drammatica che richiede eroici e pronti rimedi, più che discussioni Jtult'altro che inutili, ma da rimandarsi a tempi migliori) di estetica. D'altra parte — come è sta- dvpaniSMS.. to notato — la meschinità delV'Sdilizia economica e spe- culativa di tanti nostri quar- *ieri moderni è connessa prò- organici e di idee chiaie. «La cattiva qualità (materiale eo:estetica) dei costosi finimenti e dei particolari è dovuta ai-Za wiancanaa di modelli ben studiati 13 risolti come potrebbe fare V industria alleata agli architetti; il decadimento delle facciate è dovuto alia mancanza di prescrizioni di materiali garantiti; i più arossi errori die hanno offeso le nostre città sono dovuti alla mancanza di illuminali e satini piani urbanistici ». Non si tratta dunque•di industrializzare l'architet- tura e di soffocare la geniaìità degli architetti riducendoli alia funzione di sempliei montatori di edifici; bensì di procurar loro i mezzi per un lavoro rapido e ben fatto, che potrà riuscire anche un lavoro d'arte. Ma a tutto cio è indispensabile pensare subito, tracciare piani, preparare la coordinazione degli sforzi, perchè al momen to opportuno il lavoro non si inizi nella confusione, nel disordine, sotto l'unica spinta ' della fretta e della rapacità. A questo formidabile compito d'organizzazione le autorità, civiche stanno già riflettendo? Sono stati chiamati a « consulto » i più chiari architetti di Tonno? I regola* menti in materia edilizia cominciano ad essere spolverati dei loro troppi anacronismi, dei loro vecchi e sorpassati paragrafi?

Persone citate: Banfi, Gian Luigi Banfi

Luoghi citati: Torino