L'AUTOCARRO N. 99

L'AUTOCARRO N. 99 Con gli eroi della " Tagliamento, L'AUTOCARRO N. 99 Le 197 ferite di un veicolo modesto, sgobbone e, fino allora, senza storia t Il console Mittica me lo indicò come una rarità della guerra l'autocarro N. 99* della sua « Tagliamento », ferito da 197 colpi sovietici. Sulla carrozzeria, sul tendone, sulla cabina del conducente e, sul complicato mecca.itsmo del molore, le ferite in/erte dal fuoco sovietico appai ivano di grandezza varia e di forma diversa. Sul laterale destro, uno squarcio aveva la s trama sembwi-nza di un aquilotto dalle ali spiegate, mentre sullo sportello posteriore, una serie di colpi disegnavano un rozzo quadrifoglio, uno dei tanti simboli porta - fortuna. E fortuna ne ebbe moltissima quell'autocarro N. 99 avente a bordo il tenente medico Papalepore del 63° battaglione « Tagliamento », l'autiere Basseggio, l'infermiere Tassue e un gto, mso carico di feriti. Percorse, difatti, chilometri e chilometri sotto il fuoco nemico e, raccogliendo e smistando feriti, vagò per tre giorni in una zona infestata da infiltrazioni sovietiche, precisamente in quella larga testa di ponte che i rus- si,^aéll'agosto del '42, eranoriusciti a mettere sulla destra del Don fra^a vallata di fa godni e quella di Bolsoi. "Fino a pochi giorni prima, il « 99 » era stato un autocarro come tanti altri, modesto, sgobbone e senza storiu. Aveva avuto le solite balestre rotte, diversi piccoli guasti di motore e gli impantanamenti di prammatica in terra di Russia. Fra il '41 e il '42, aveva trasportato dal Prutk al Dnie-ster, dal Dniester al Dnieper, dal Dnieper al Donez e dal Donez al Don i legionari, della « Tagliamento.*, li aveva portati in linea a Pavlograd, a Gorlovka e a Jvanovka quando la legione la comandava Nicchiarelli, e poi in lìnea sul Don sotto il comando di Mittica. Ogni volta, con gli altri autocarri, s'era sempre ritrat-": to in posizione defilata e sicura. Tra due fuochi Quella volta invece, mentre i compagni se ne tornavano indietro, il « 99 * venne trattenuto a ridosso delle linee. E, quando verso, sera, la battaglia incominciò ad infuriare a qualche centinaio di metri p,ùavanfi, sertH da autolettiga eda posto di medicazione. Conla notte, la battaglia aumentòdi furore. E i rossi, dopo una lunga serie di attacchi riusci- rono a dilagare ai lati. Sì che l'autocarro finì per trovarsi fra due fuochi. Una prima pallottola perforò il tendone molto in atto. Una seconda si incastrò nella parte superiore della cabina. Uautiere Basaeg- a parte ed era scompaia. In cuor suo, si rammaricò di non gio un giovanotto Slanciato, esile di volto e dall'aria SCan- zonata, sporse la mano e con- Statò che la pallottola aveva perforato la lamiera da pai te poterla raccogliere onde attac-carla alla catenina dell orcio- gxo per tenerla come ricoido e farla vedere a quelli del suo paese. In seguito, però, doveva ritrovarne ad abun- diantiam, come avrebbe detto in latino don Caute, il cappel- lanu della legione, morto, poi.nella ritirata invernale. l?wa terza pallottola, fra le tante che fischiavano all'intorno, bucò di nuovo il tendone. E poi una ventina d'altre. Ma l'autocarro N. 99 restò sul posto fino a che U tenente medico ebbe raccolto tuttiri feriti, il materiale sanitario 'ed altro materiale prezioso come i telefoni e le radio campali. Il giornarsuccessivo, la battaglia rallentò di ritmo. E il « 99 », pur fregiandosi di gloriose ferite, si prestò con impegno ed umiltà agli usi più ■uari. Fu magazzino ed ufficio ,comando, posto di medicozio- .ne e dispensa. Diverse, volte, ' I il saluto dei mortai e dei can noni sovietici, ma non venne colpito che da volgari mancia te di zolle terrose buttate in aria dagli schianti delle granate. durante la ritornata, ricevette Addio vetri ! I guài seri incominciarono all'alba del terzu yiorno, u ] 21 acrosto, se non mi sbaglio. L'autocarro aveva dofnicchia-to sopra un pianoro poco lon- tano dalle linee, m posizioneritenuta defilata. Ma, appena-/affasi l'alba, qualche osser-vatorio nemico doveva averlonotato e segnalato al coman-do, il quale, ritenendo che con-tenesse chissà quali beni pre-iosi, incaricava una batteria\da 152 di liquidarlo. I primi colpi arrivarono sparsi. Poi, a poco a poco, la rosa di tiro si restrinse paurosamente. Fino a che una salva di quattro colpi gli scoppiò tutv attorno, a 4-5 metri, spruzzandogli addosso innumerevoli schegge. .- - Un centurione, Che SI trovavanei pressi, venne ferito e il te- I nenie medico buttato a terra )per lo spostamento d'aria. Benìchè mezzo intontito, il medico i non perdette il sangue freddo, -Caricò iti fretta il centurione \ e ordinò all'autiere di filare ; via. L'autocarro aveva per cor- so manco trenta metri che duegranatone arrivarono insieme sul posto preciso dov\ prima si trovava. Guai se la messa in moto non avesse funzionato, se una delle tante schegge avesse colpito il motore o bucato le gomme! Per raggiungere un posto fuori tiro, sito più a sud dentro una balka, l'autocarro avanzò a zig-zag fra gli scoppi delle granate, le buche, i fossati ed arrancando duramente. Non aveva avuto danni gravi, nulla di sostanzialmente deleterio per la sua efficienza, ma una causa all'apparenza futile ne rendeva difficile la marcia. Causa gli scoppi, tutti i cristalli della cabina si erano rotti. Ma rotti, a modo loro, da buoni vetri infrangibili com'erano. E, cioè, pur restando al loro posto intatti, avevano perduto ogni trasparenza prendendo l'opaco colore del latte. Sì che ogni visuale era impossibile. Sarebbe bastato farli saltare completamente. Tanto non seivivano più'. Ma non c'era tempo da perdere. Le granate sovietiche scoppiavano come gragnuola. — Vai sui parafanghi! E guidaci di lì! — urlò il tenente medico all'infermiere Tassile.Come un carro armatoE l'infermiere Tassile andò sui parafanghi. E fu una for\tuna. Perche di li, potendo ve a a a e a a 1— .. dere e spaziare meglio, dopo circa cinquecento metri, notò un ondeggiamento sospetto fra le erbe della steppa. Aguzzò gli occhi e scorse distintamente un grosso gruppo dì bolscevichi in agguato. Diede l'allarme. La situazione era grave. Coinè evitare il nemico? Tornare indietro, a parte che indietro continuavano a cadere le granate, era impossibile perchè nella manovra i sovietici sarebbero saltati addossoDeviare a destra era ugual 'mente impossibile per una - : grossa balka che si apriva la i-ujcino. A sinistra, c'erano a | Ticino. A sinistro, c'erano -\russi. Non restava che andara | diritto approfittando della vei Zocità e del terreno in discesa E l'autiere tirò dritto. Ma, un po' più in là, un altro gruppai russi, sorgendo dall'erba, s-jprecipitò contro l'autocarron ■ che fare? Cadere nelle mana o e e , n e e ieoo lo dei bolscevichi, nessuno lo vo leva. E nessuno, tanto menointendeva abbandonare il prezioso carico di feriti e di materiale. D'altra parte, combattere e difendersi era assurdoperchè i tre uomini efficient— il medico, l'autiere e l'infermiere — in pochi secondi sarebbero stati sopraffatti. Unsola via di scampo rimanevaE l'autiere l'intuì prima che medico riuscisse ad urlargliela all'orecchio. Come se fossun carro armato, lanciò a pieno motore l'aitfocarro fra rossi e sui rossi e li travolseSi sentì l'urto di corpi contr» a n Liu il radiatore, ti sobbalzo delln truote sui bolscevichi travoltPer un attimo, si videro sfilare ai lati della cabina ceffinferociti e si udirono grida dangoscia. L'autocarro passsobbalzando, trepidando sbuffanao, andò dritto e, podeviò sulla destra, nella stenu si e i ijjja libera da nemici, inseguite- • •" l i o ue nbà, r aaa; nadal tiro delle armi automatche e dalle schegge dei mortaDopo circa due chilometrcome un essere vivo strematda lunga fatica e al termindelle sue forze, l'autocurro numero 99 si fermò di schiantoAveva, come ho detto, 197 ferite. Tutto il materiale erstato colpito. Ma nessuno degli uomini che erano a bord— iZ medico, l'autiere, l'infermiere e 12 /e?-iti — sfiorati. — Un miracolo, signor Console! — esclamò l'autiere. — E lo doobiamo a quella Madonna. Mittica guardò nella, cabinaScpra il posto di guida, pendeo-'fa una piccola icone con unn -ladonna Nera, e un Pupo ia /«sce. ?! Paolo Zappa

Persone citate: Mittica, Paolo Zappa, Papalepore

Luoghi citati: Russia