A Londra si paventa un altro rifiuto di Stalin
A Londra si paventa un altro rifiuto di Stalin Eden e la questione russo-polacca A Londra si paventa un altro rifiuto di Stalin o Lisbona, 17 gennaio. La stampa inglese e quella neutrale continuano ad occuparsi del problema russo-polacco e della sorte della proposta della conferenza avanzata da Romer e Raciski l'altro ieri. La nota polacca è stata, come è noto, consegnata a Eden che l'ha subito comunicata a Churchill, a Roosevelt e, attraverso l'ambasciatore bolscevico, a Stalin. Ora si è in attesa della risposta di Mosca e l'attesa, a quanto si apprende, è a Londra piuttosto agitata, poiché, nonostante tutte le esaltatrici chiacchiere della Reuter sul documento polacco, permane all'orizzonte lo spettro di un'altra rispostacela di Stalin, che mandi a carte e quarantotto tutta la faticosa costruzione di Eden. Il più inquieto di tutti deve essere proprio il Ministro degli Esteri inglese che, a quanto si riceve, si mantiene con* tinuainente in stretto contatto con l'ambasciatore sovietico. Gli ambienti diplomatici londinesi, intanto, cercano di celare la trepidante attesa, esprimendo una certa fiducia sulla composizione della vertenza. Essi, però, non si possono nascondere che la faccenda è, piuttosto, pericolosa, Poiché, secondo quanto dice Agenzia, britannica d'informazioni, a Londra, si sa che tutti i piccoli Stati «considerano la soluzione del contrasto russo-polacco come una pietra di paragone per la cooperazione- post-bellica » in caso di vittoria delle Nazioni unite. Quanto ciò sia vero lo si può constatare qui a Lisbona, attraverso un editoriale del Diario de Manha, giornale che rispecchia notoriamente le vedute del governo portoghese. Il giornale, infatti, si domanda perchè « dai polacchi si pretende della buona volontà e fiducia, mentre dai sovietici questa stessa buona volontà e fiducia non viene richiesta ». « O presto o tardi — continua il giornale — il problema russo-polacco diverrà un problema mondiale, poiché già oggi l'Unione Sovietica spiega un atteggiamento intransigente su molte questioni in merito alle quali non demorde, questioni che avrebbero dovuto essere trattate, per primo, durante una riunione internazionale dei presunti vincitori della guerra. Dato questo atteggiamento sovietico ogni futura discussione diviene ovviamente superflua». «Il problema polacco — soggiunge il giornale — sta diventando un simbolo verso il quale si dirige l'attenzione del mondo. Ed è questa la ragione per la quale non ci potran¬ no essere « mezze decisióni », ma solo decisioni nette e precise che siano in accordo coi principi! finora difesi ». Questa è la situazione ed è per questo che Eden è sulle spine. La resistenza polacca ad accettare i consigli inglesi di piegarsi ai voleri di Mosca ha messo, infatti, gli angloamericani nel rischio, qualora Stalin non ceda, di capitolare clamorosamente di fronte al mondo proprio su quei principi per cui hanno proclamato di entrare in guerra e che hanno messo a base della famosa Carta Atlantica. Ed è inutile, come fa ancora il Times di ieri, l'Insistere, che i polacchi potrebbero trovare compensi dei territori che la Russia pretende in zone strappate ai territori germanici. Questo lo si capisce anche a Londra. Ce lo dice il corrispondente londinese del giornale madrileno Ja che riportando l'opinione espressa in alcuni circoli politici britannici, scrive che « anche nel caso di una vittoria dei russi e degli anglosassoni, la Polonia non sarebbe nel numero degli Stati vincitori, ma resterebbe sempre una nazione vinta, se dovesse essere compensata delle perdite delle sue provinole orientali coll'annesslone della Prussia Orientale e della Slesia, dì territori, cioè, completamente tedeschi ». « Questa è, infatti — continua il giornale — la mostruosa tesi di Londra che, mentre si rifiuta di sostenere la Polonia per ciò che riguarda i confini con la Russia, venendo, cosi, meno al mantenimento di quella famosa garanzia in seguito alla quale quella Nazione entrò in guerra nel settembre del 1939, vorrebbe strappare alla Germania del territori che le appartengono sotto ogni aspetto, geografico, etnico, linguistico e storico ». L'argomentazione è sottoscritta, sempre a Madrid, an che dall'A B C che osserva come, se la linea Curgon toglierebbe a Varsavia delle popolazioni non interamente potacche, donerebbe a Mosca delle zone che non sono che in minima parte russe. A Londra, intanto, nel timore d'un rifiuto moscovita di dar vita alla conferenza a quattro, si tenta già fin d'ora di tener aperta un'estrema porta di salvezza avanzando la proposta di deferire, eventualmente, la questione russopolacca al Comitato consultivo europeo, creato, come è noto, a Mosca fra Eden, Molotov e Cordell Hull. Ancora una volta ad ogni modo, pesa su Londra il solito minaccioso interrogativo: che cosa deciderà Mosca? arI
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