LAVORARE e combattere

LAVORARE e combattere LAVORARE e combattere a e e e . l r o i . a a e a a e i i e i a n ve neea e. a re à naio a nrca Oggi si tratta per l'Italia di essere libera ed onorata, o di non essere più — I popoli che non vogliono portare le'proprie armi finiscono per portare o subire quelle degli altri La « Corrispondenza Repubblicana », sotto il titolo « Lavorare e combattere », pubblica la seguente Nota N. 26: Il popolo italiano è entrato in una fase che si può definire , di soddisfacente ripresa dopo la crisi gravissima iniziatasi il 25 luglio e culminata nell'infausto 8 settembre. Ripresa morale e ripresa materiale che appaiono sempre più chiare, e tendono a riportare gradualmente la vita nazionale verso la normalità. Dopo il tragico disorientamento e la catastrofe che sembravano aver sommerso per sempre tutti i valori positivi del Paese, i segni di reazione e di volontà ricostruttiva sono riaffiorati nella scia dell'azione del Governo fascista re^; bblicano sempre più evidenti e concreti in ogni settore della vita italiana. La riorganizzazione di tutte le forze nazionali è in atto con risultati sempre più tangibili. L'afflusso dei volontari nei ranghi dell'Esercito e della Guardia nazionale repubblicana, la presentazio- . ne delle reclute e-,', bando di chiamata, la favorevole andatura dei titoli di Stato sono 1 segni indicatori delle facoltà reattive del popolo italiano, che l'azione terroristica di alcuni criminali pageiti dal nemico non solo non può abbattere, ma, viceversa, stimola e fortifica. Tale il consuntivo di questi ultimi mesi. Molto è stato fatto, moltissimo ancora resta da fare. E' su quest'azione futura che è impegnato tutto il popolo italiano. E poiché questa elione futura è stata compenaiata da alcuni nel dilemma lavorare o combattere, noi affermiamo invece che tale dilemma va trasformato in un, binomio inscindibile: combattere e lavorare. Infatti, i popò-, li e le Nazioni che' intendono vivere in etutonomia politica e amministrativa, che nanne coscienza del proprio destino, che l sentono ancora il senso reale/ delle parole onore e dignità, non possono, soprattutto nei momenti cruciali per la storia e l'assetto del genere umano, rinunziare nè al combattimento nè al leivoro, che sono inseparabili, i loro strumenti vi- Cosl in qnest'ora suprema l'Italia e gli italiani non possono scegliere, ma debbono fare dei due verbi la loro parola d'ordine, il loro comandamento. Se ciò non avvenisse sarebbe lei totale, irrimediabile, definitiva condanna della Nazione e del popolo che hanno dato al mondo tanto contributo di civiltà. Gli italiani debbono oggi riflettere su tale dato irrefutabile, documentato da millenni di storia, pensando che con le sorti della guerra noi difendiamo la nostra indipendenza, il nostro avvenire dì popolo unitario, il posto nel mondo, non solo delmalia, ma degli stessi • italiani. Nè possono esserci più illusioni al riguardo neppure per gli attendisti o gli anglofili più iriceilliti. Dopo a.ver ricordato quale tristissima sorte ci toccherebbe qualora i nemici trionfassero o avanzassero sempre più verso il cuore del Paese, la nota aggiunge: Noi chiediamo alla gioventù d'Italia, espressione viva della stirpe che con le armi ài Roma dominò il mondo; noi chiediamo al popolo che compì il miracolo del Piave e seppe conquistare un impero, cha da Santander a Bilbao scrisse pagine di gloria e ancora ieri a Gondar e sul Mareth, in Russia e sul Mediterraneo seppe compiere gesta mirabili, noi chiediamo: « La tua, coscienza non freme di desiderio d'azione, di volontà di affiancamento all'alleato germanico nella lotta eroica che esso compie per difendere la tua terra, le tue donne, i tuoi figli, il tuo pane dall'assalto famelico dei barbari* Vuoi tu, italiano, rintanarti nel solo lavoro mentre altri ti difende col suo sangue e con le sue armi* ». Questi sono gli interrogativi che ogni coscienza itali an ai deve porsi. L'ora che batte oggi sul quadrante della storia e l'ora decisiva per le sorti del Paese. Oggi si tratta veramente per l'Italia di essere libera e onorata o di non essere più. E l'Italia può essere conservata al mondo e al suo popolo soltanto col combattimento e con il lavoro. E', dunque, tempo d'azione. Guerra e lavoro soltanto possono salvarci; gli italiani che intendono con ferma coscienza e con assoluta determinazione quale è il loro dovere, pensino che i popoli i quali non vogliono portare le proprie armi finiscono per portare o subire quelle altrui e meditino sulla situazione creatasi sul fronte italiano dopo l'8 settembre. Tele situazione ammonisce che per una Italia volitiva e rinnovata, libera da interessi dinastici, e perciò certa della impossibilità del tradimento, lincile tutto è in gioco nulla è perduto.