I tre "perchè" d'una carta disperata di Enzo Arnaldi

I tre "perchè" d'una carta disperata I tre "perchè" d'una carta disperata n senatore americano Wheeler, noto isolazionista anti-interventista ed ostinato nemico di Roosevelt, ha rivelato che, a Teheran, Stalin ha richiesto l'Immediato tentativo angloamericano di costituire il secondo fronte nell'Europa occidentale, che Churchill non ne ha voluto sedere e che Roosevelt ha aderire alla richiesta per se e por l'alleato, Impegnandosi, anzi, a dare, in uomini ed armi, un apporto del 73 % all'impresa. E' interessante esaminare il perchè dei tre atteggiamenti. Perchè Stalin ha fatto coincidere il suo primo incontro con i due pseudo-alleati con l'imperiosa richiesta di rompere gli indugi sull'apertura del « secondo fronte » ? Perchè, lanciato da mesi e mesi in una colossale offensiva che dilapida spaventosamente le riserve di uomini, il patri monio di armi e le possibilità di resistenza interna dell'Unione sovietica senza riuscire a distruggere l'es»rcito germanico e la potenza produttiva e guerriera del Reich, ha capito che da solo non può vincere la partita e che, d'altra parte, non può più sostenerla a lungo senza rischiare di afflosciarsi esausto. Per questo, fors'anche " minacciando di mettere l'arma a! piede, ha imposto che gli anglo-americani accorressero in suo aluto, affrontando gli stessi rischi di sangue e di perdite a cui sottopone il suo Paese, per battere la Germania. Con la forza di chi alla lotta ha dato di più degli altri, ha, però, anche Imposto che gli fossero concessi subito quei vantaggi politici che fin'allora Molotor, In suo nome, aveva sempre rinviato di chiarir" a fine guerra: mano libera su tutta l'Europa orientale, illimitata facoltà di azione diplomatica e propagandistica in tutto il mondo, dal Mediterraneo all'America del Sud. Con ciò ha inteso assicurarsi la collaborazione militare anglo-americana per tentare un a lui indispensabile rapido successo sulla Germania e farsi concedere dagli alleati quel predominio politico sul l'Europa « ed altri siti anco ra » che fin'allora aveva sperato di conquistarsi con la forza d'una vittoria ottenuta da solo. B « perchè » di Stalin con tiene, quindi, il segno della de bolezza di chi ha II fiato gros so per il non più prorogabile sforzo e chiede, magari con un ricatto e strappandogli delle concessioni, all'* odiato amìco » quel soccorso che a qualunque costo avrebbe voluto evitare. Perchè Churchill non voleva saperne di accettare il volere di Stalin ? Perchè Churchill e l'Inghilterra hanno paura d'una rapida decisione del conflitto, da qualsiasi parte questa decisione volga. Churchill, al momento attuale, sa che, se il « secondo fronte », come è quasi certo, si risolverà in un fallimento, l'Europa sarà in mano della Germania e dei suoi alleati, e sa anche che, se il « secondo fronte », per un coso contro cento, dovesse costituirsi vittoriosamente, l'Europa sarà in mano del bolscevismo russo. Per questo, mentre a Londra si intonavano inni di gloria ai risultati di Teheran, ha incaricato Smuts di rovesciare sugli inebriati cantori la doccia fredda del discorso alla Commissione imperiale. Per Churchill e per la Gran Bretagna l'unica possibilità di riconquistare un posto di dominio sul Continente stava nel chiudersi nell'Insularità difensiva del Paese e-nel lasciare che Germania e Russia si svenassero in una lotta ciclopica, onde poi imporsi al vincitore sfinito ed al vinto defunto. Ma per arrivare a questo punto, la strada è ancora lunga. La Germania è potente e fresca per ogni prova, come ha dimostrato in Italia, nei Balcani e nell'Egeo, e la Russia, benché stanca, è pur sempre sufficientemente forte, per la consistenza del suo esercito e per il fascino delle sue idee sociali, da non temere l'ormai più nominale che reale potenza del leone inglese. Per questo Churchill non vo> leva. Perchè, nel 19i4, l'Inghilterra ha paura di vincere, come di perdere. Anzi, forse più di vincere che di perdere, perchè sa che il bolscevismo è suo nemico pericoloso ancor più del Fascismo. ..... Il «perchè» di Churchill è quindi, la più chiara e clamorosa denuncia della certa sconfitta dell'Inghilterra, il Paese che, tradendo per l'ultima volta l'Europa, ha tradito e rovinato se stesso. Perchè Rooseevlt ha aderito, nonostante l'opposizione di Churchill e il tremendo onere addossatosi, alla richiesta di Stalin? Perchè ha urgente bisogno di liquidare presto la partita europea, in qualsiasi modo. , , H popolo americano ha accettato, anche se a malincuore, l'intervento per tre motivi.1) per fare un vantaggiosoftf f Eìi'C " 2) per abbattere la potenza giapponese nel Pacifico; 3) per tentare l'avventura « sportiva » della guerra In difesa dei cugino inglese e contro il testardo tedesco ed il"presuntuoso italiano, Ora gli ta l'i che l'affare è fatto, perchè il Canada e l'Australia sono più statunitensi che inglesi e non basta più che un colpetto per aggiungere due stelle alla bandiera degli Stat Uniti e cancellare due nomi d* Dominion » dalla Corona dS. M. Britannica, perchè pacchetti azionari delle grandcompagnie del Sud America e di buona parte di que"e deSud Africa sono passati dalla City a Wall Street, perchè petroli del Medio Oriente sono più americani che inglesi, perchè le basi del Caribico, dell'Islanda e dell'Africa ■ occidpdnèpesqtpstnadBdèlptdamericani consta- dentale sono occupate da truppe americane, anziché da soldati britannici; 2) che la potenza giapponese nel Pacifico, non solo non è abbattuta, ma ha ridotto a poea cosa quella statunitense e che, mentre Eisenhower spreca uomini e mezzi per conquistare un'Europa che è lon tana e non possiede materie prime, Mac Arthur prende un sacco di legnate nel vano tentativo di risalire dalla Melanesia allo stagno, al caucciù, al nichelio, al petrolio dell'Indonesia, della Malacca, della Birmania, delle Filippine e della Cina; 3) che l'avventura sportiva è ormai fallita, perchè noiosa, lunga e costosa. Tolte le imprese del « Murder Incorporateti » contro le città italo-tede3che, il resto va a rotta di collo e i « cento metri » di Clark su Roma sono diventati una maratona fastidiosa e delusiva e il concorso motonautico delle « Liberty » attraverso l'Atlantico e il Mediterraneo si è trasformato in una penosa « gymkana » della morte. Fatti i conti ed esaminata la situazione, quindi, il popolo americano ne ha abbastanza della guerra in genere e specialmente di quella in Europa che lo tormenta, lo annoia, non gli da soddisfazione. La sua opinione è, perciò, molto chiara e precisa: « Piantiamola con quest'Europa e volgiamo tutte le nostre forze per sbrigare la faccenda col Giappone. L'affare al danni dell'Inghilterra è fatto, l'impresa sportiva è andata male. Lasciamo che con quei granisti r a i del Vecchio Continente se la sbrighino, se son capaci, inglesi e russi. Noi badiamo al nostri affari e facciamo presto ». Roosevelt delle opinioni e dei desideri del suo popolo non è solito preoccuparsi troppo, ma una volta ogni quattro anni ci è obbligato dalle elezioni. Il quarantaquattro è uno degli anni in cui deve pensarci. E, in nome della sua ambizione e degli interessi di Wall Street che lo sostiene e della burocrazia che vive di lui, lo fa. Di qui, l'accettazione del « secondo fronte ». Se l'impresa riesce, Roosevelt ha in mano la grande vittoria da sbandierare dinanzi al popolo per farsi rieleggere e difendere i colossali o piccoli interessi dei suoi sostenitori o mantenuti; se -l'impresa va male, Roosevelt può sempre sperare, con una ben organizzata propaganda, di presentarsi agli elettori come" il Presidente che, fatto il grosso affare, abbandona l'Europa al suo destino e, in ossequio alle aspirazioni del popolo, volere la spada soltanto contro l'Impero del Sol Levante. H « perchè » di Roosevelt, quindi, nasce anch'esso, come cnello dei suol compari, da una fonte di debolezza e di insuccesso, con il solo vantaggio, datogli dall'immensità degli oceani che circondano il suo Paese, di poter offrilo delle scappatole e delle possibilità di ripiegamento. Questi tre « perchè », ad ogni modo, rivelano un aspetto fondamentale dell'attuale situazione: che a Teheran non sl sono riuniti tre amici e tre capi certi della, vittoria, ma tre nemici e tre capi assillati da! terrore della sconfitta. Ed è soltanto sotto l'assillo del terrore d'una sconfitta che sl giocano, In tutte le partite, le carte disperato. Come quella del * secondo fronte ». i Enzo Arnaldi