Un giornalista licenziato per aver citato parole di uomini di Stato inglesi in elogio di Mussolini

Un giornalista licenziato per aver citato parole di uomini di Stato inglesi in elogio di Mussolini Churchill s'è arnbbiato Un giornalista licenziato per aver citato parole di uomini di Stato inglesi in elogio di Mussolini gRoma, 3 gennaio. Il redattore capo del quotidiano londinese Evenìng Standard Michele Food — dice Radio Roma in un suo commento — è stato recentemente licenziato senza preavviso. Il fatto non avrebbe alcuna importanza,, se non ne conoscessimo il motivo. Food pubblico*, or non è molto, un libro che ebbe enorme successo fra i lettori in- flesi e che tratta la questione ei responsabili della guerra. Al centro di questo libro campeggia la figura di Mussolini. Un tribunale speciale inglese solleva contro il Duce l'accusa di essere egli uno dei responsabili della guerra designati dalle nazioni unite. Il difensore di Mussolini contesta l'accusa ed ha inizio un dibattito in cui intervengono il presidente, il pubblico accusatore, il patrocinatore, varii testi e Mussolini stesso. La scena diventa drammatica nel momento in cui la difesa reclama, a scarico dell'accusato, la testimonianza di eminenti personalità della politica inglese che, nell'ultimo ventennio, hanno esercitato un'influenza decisiva sulle sorti dell'Inghilterra» Tutte le loro dichiarazioni citate nel libro di Food sono autentiche. Alcuni di questi uomini politici sono ormai passati a migìlior vita. Perciò la "difesa, avuto il consenso del presidente, fa leggere determinati periodi dei loro discorsi. Così, per esempio, il seguente passo di un discorso di Austin Chamberlain: « Il signor Mussolini è un uomo mirabile. Egli lavora unicamente per la grandezza del suo Paese ». Il defunto lord Rothermere. proprietario di un gruppo di giornali, viene citato con le seguenti proposizioni: « Au stin Chamberlain ha contribuito notevolmente a migliorare i buoni rapporti fra il Governo britannico e quello italiano. Dovrebbe estere fermo proposito di tutti gli uomini di Stato inglesi di mantenere quest'amicizia e di rafforzarla, essendo essa preziosa per ambedue i Paesi. Il mio primo incontro con il signor Mussolini ebbe luogo nel I92lt, anno assai critico per il Duce. Ma egli supero brillantemente la prova. Togliendo l'Italia dalle fauci del bolscevismo, egli ha salvato l'intera civiltà occidentale. I liberali ed i socialisti non arriveranno mai a riconoscere la sua vera grandezza ». Il noto giornalista inglese Ward Prlce, anche oggi uno dei più maligni aizzatori, è chiamato personalmente dl-| nanzl alla corte ed è costretto! a pronunciare il seguente giudizio: «Per tutti gli inglesi che riconoscono i pericoli cui va incontro il loro- paese, l'Italia dovrebbe essere un esempio luminoso ». Dai molti discorsi del defunto Primo Ministro, Neville Chamberlain, la difesa stralcia i seguenti brani: « C'è ora un'Italia nuova che, sotto l'abilissima guida di una personalità come Mussolini, rinnovelia tutta le sue energie ». L'attuale Cancelliere, lord Simon, e sir Samuel Hoare, Ambasciatore britannico a Madrid, sono chiamati a testimoniare e confessano dì aver approvato la campagna dell'Italia contro l'Abisslnià. Hoare giustifica la politica coloniale italiana con le seguenti parole: « Noi abbiamo sempre riconosciuto e compreso il desiderio italiano di espansione coloniale ». Lord Halifax, oggi Ambasciatore britannico a Washington, subisce anch'esso un interrogatorio e finisce per confessare che, nel 1939, in un banchetto offertogli a Roma, pronunziò un brindisi all'Indirizzo del Re d'Italia e Imperatore d'Etiopia. Dopo di lui è la volta dell'attuale Segretario di Stato per l'India, Amery, il quale ammette di essersi così espresso: « 7o non sarei disposto a- sacrificare nemmeno un soldato inglese per l'Abissinia ». Il punto culminante del processo è l'interrogatorio di Winston Churchill. All'appello n.isuno risponde. Il tribunale ÌeTonstate^;1ànche^ ta, tanto per cambiare, il Tri mo Ministro è assente dal Paese e si trova a Washington. Avuto il consenso dal presidente e dal procuratore, la difesa si accontenta di dare lettura di un brano di un discorso che Churchill pronunciò a Roma nel 1927. In questo discorso, Churchill all'uomo che ogpi è designato come il colpevole principale della guerra, rivolge queste precise parole: « Se fossi italiano, parteciperei con tutto il cuore fino in fondo alla lottache voi sostenete contro bestiali appetiti e gli incredibili eccessi del comunismo ». Michele Food non ha scritto la conclusione del suo libro. Al lettore spetta decidere se, in veste di giudice e dopo aver interrogato i testimoni e udita la difesa, può, in coscienza, condannare l'imputato. L'autore ebbe un grande successo, ma, in una delle sue ultime sedute del Gabinetto di guerra inglese, poco prima delia conferenza del Cairo, il proprietario delVEvening Standard, lord Beaverbrook, attualmente niembr ■■ d^l Governo inglese, fu cato da Churchill stess parole così aspre che .. sto altra via che lice7: ì due piedi il coraggi" ilista.