Immagini ottocentesche

Immagini ottocentesche Immagini ottocentesche Le fate di D'Annunzio - Un negozio di via Condotti - Due amiche di poeti - Carducci lunatido Un poeta amante di una poetessa va In pellegrinaggio «Illa tomba di un altro amante di lei.ucelsole in duello dal marito. E scrive: «Com'è bella la tua piccola tomba, la casa modesta del tuo povero amore!... > Curiosa situazione, romantica e comica: «un morto e due vivi che di fronte a quel morto dovevano pur darsi un contegno >. Il poeta era Mario Rapisardl, la poetessa la Contessa Lara, « perfida e bella >, chi racconta l'aneddoto è Pietro Paolo Trompeo in un libro che s'intitola a Carducci e D'Annunzio (Tumminclli Ed.). Non è un libro di aneddoti, è una deliziosa variazione su argomenti squisitissimi di poesia e sensibilità, che illustrano la nostra letteratura tra Ottocento Novecento; ma, pel garbo dello scrittore, leggendo si ha davvero l'impressione che il tempo abbia cessato di fluire, si sia fermato, poniamo, all'anno 1883. « La polemica Rapisardi-Carducci^ è in pieno sviluppo: tra Catania e Bologna s'Incrociano 1 famosi ruggiti... >. Rapisardl s'atteggiava ad aèdo e profeta: Quel disdegnoso in su la tolda ritto, Fosco il crin, flso il guardo, ampia ila fronte, E' il vate etneo... Autoritratto. Ma poi ci si mostra anche in più modesta veste, diciamo in veste da camera, sovreccitato mentre la poetessa « legge i suoi versi », narra i suoi « pazzi amori », e : Una rima ella chiede, un bacio io bramo. Ma lasciamo andare; piccole tristi cose di poveri morti Barbarle e mondanità Proprio tn quegli anni, tra T80 e il '90 Gabriele d'Ànnun zio disperdeva nelle lascive e1 eganze dell'arte mondana l'« odor salso », la « vigoria faunesca», si dica la «barbarie » del Canto novo. In quel fremito di natura selvaggia e di metri « barbari » il giovanissimo abruzzese aveva Incontrato un giorno il consenso, il compiacimento del Carducci, O dolci selve di igineprl, rare, A cui fischdan nel grigio ottobre [1 tordi... aveva cantato il poeta maremmano. E Gabriele gli aveva fatto eco: 0 vie targhe tra" fosei biancheg[glanti... Ma poi da quell'ardente foga alle galanterie di Isaotta Guttadauro, fu un bel precipizio. Le dame, i salotti, una diffusa tristezza carnale avevano lisciato, estenuato Gabriele. L'amico Scarfoglio se ne indispettiva, e il poeta,, dilettandosene, coglieva 1 sottili tormenti della decadenza: Ne lo stridulo gioco de le rime or crudelmente io cerco una torttura... Nel 1896 annunzia un Canto novo mondato, di « sovrabbondante e contraddittorio» ridotto a quasi greca compiutezza. S»nnonchè più che di grecità si dovrebbe parlare di alessandrinismo, modellato sugli epigrammi dell'Antologia, su quelli di Meleagro, che, In quel tempi, erano stati tradotti da Guido Mazzoni tra noi, da Pierre Louys dn Francia. La poesia decadente di D'Annunzio è, cosi, dal Trompeo collocata in giusta luce. Il Dùca Minimo, ossia D'Annunzio cronista mondano alla Tribuna, aveva presentato al pubblico — 1886 — il pittore Sartorio, che da qualche tempo andava ispirandosi all'epoca bizantina. E aveva ricordato « quelle strane figure di vescovi mitrati e di regine pompose e di santi rigidi e di vergini e di schiavi... » Siamo a mezza strada tra le Erodiadt di Flaubert e di Moreau e 1 sadici e un po' goffi splendori della Nave. E Trompeo ricorda del Sartorio Lo Diana d'Eìeso e gli achiavi, carnaio di bellissimi cadaveri, anticipazione della «Fossa Fula» dannunziana : Mio padre mi chiama Bastitela. Per te mi chiamerò distruzione... Favole e giapponeserie In quello stesso 1886 esce, illustrata da alcuni celebrati pittori, l'edizione di lusso dell'Isaotta Guttadauro. Donne fatali, donne dannunziane e sartoriane. Anche le fate, le Melusine, le Oriane, sono dispensatrici di dolci veleni. Ecco qui, adagiata mollemente in un paesaggio irreale, tra strani fiori che paiono raggiungere le costellazioni, la giovane maga: Eranmi schiavi li astri in lunghe torme... Ma la composizione, oggi, tremendamente ricorda certi calendari « artistici » di quaranta anni fa. Molli fantasie, che non cercavano soltanto, nella favola, le terre di Brocelianda. Da altri esotismi erano sedotte e mosse. Vogliamo dire dalle giapponeserie e cineserie di via Condotti. In via Condotti erano le vetrine del negozio Beretta, negozio d'arte estremo-orientale che ha un suo posto nella storia letteraria ottocentesca. Vi si davano convegno poeti bizantini e dame dell'aristocrazia; Matilde Serao vi poneva una scena. — « E' un sogno, mormorò donna Clelia, — « Si, un sogno, ripetè Riccardo... — del romanzo Vito e avventure di Riccardo Joanna, e D'Annunzio magistralmente lo descriveva, di sera, quando i lumi isono accesi: «Allora tutti i colori si fondono in una armo!nia più soave: l'avorio prende la dolcezza di una rosa thea... » E alla poesia decadentistica dannunziana non mancarono cosi le note estremoorientali. Floriano in una fila, 1 peschi d'A-konna, e. ìa rugiada: • 11 latte o>e la luna fluiva su ta giada. Ma tra le Isaotte, le Graslnde, e « H orti di Pekino », vennero a buon punto 1 sarcasmi dell'amico Scarfoglio. Non sa dire, il Trompeo, so proprio furono questi a fermare Gabriele sullo sdrucciolevole cammino: Per te matura, o mia soave I-aura il suo frutto d'amor la poma.. . [daura... Comunque, Gabriele si fermò. Romanticismo 41 Carducci Orbene tutto ciò è pittoresco, ma non ci direbbe quel che dice, se dietro non sentissimo alto, presente, il nume di Giosuè Carducci, classicista, « barbaro », parnassiano, il Carducci, anche quando la moda pare contraddirlo, è 11 sovrano del tempo. Di quanta novità d'argomenti poetici fu egli iniziatore, dall'antico al nuovo. « E sai che cosa ho ricevuto dopo la lettera tua, poco dopo? un bei frammento di marmo bianco stupendo staccato dal tempio di Afrodite... » Cosi nei luglio del '72 Carducci a Lidia. Di- bianchi marmi, di luci rosate, se ne trovano parecchi nella Urica del Carducci; anzi il marmo rrio diviene per lui « quasi simbolo della favoleggiata serenità degli antichi ». Ma, ecco, nel suo spirito entra alcunché di diverso e stremo. Si veda il raffronto bellissimo, Carducci e Baudelaire. H Carducci ebbe occasione di dichiarare apertamente d'aver tratto almeno uno spunto dal Baudelaire: fu la volta di Vendette della Luna dai Bienfaits éo la Lune. Tra la donna lunare e il paesaggio lunare avviene quello scambio « slmbolistlco o panteistico » che Baudelaire chiamava métamorphose mystique. Ahi, ma la tua marmorea bellezza mi sugge l'alma,.. E una «metamorfosi della bellezza muliebre in bellezza paesistica », alla maniera di Baudelaire, si ha pure in certi versi inviati il 2 aprile 1883 ad Adele May: O Della, del laghi lombardi . La fulgida calma natia Ondeggia ne' vaghi tuoi «guardi... Era, questa Adele, una mima amica del Sommaruga, splendida di bellezza, frequentatrice della Cronaca bizantina. A questo punto il Trompeo ricorda un'altrei amica di poeti, là, nei cenacoli parnassiani di Parigi. Aglaè Savetler, me- flio nota come Madame Saatier. A lei Gautier aveva dedicato quattro impeccabili quartine di Emaux et Camées, ribattezzandola Apollonie: J'aime ton nom di'Apollonie, Echo grec du sacre vallon... Era la Sabatler oltre che bella, colta e amabile, e assistette Baudelaire già paralizzato, eseguendo per lui ogni fiorno musiche gentili. «Le onne di facili costumi — commenta Trompeo — hanno spesso il cuore largo quanto le braccia ». In quanto al Carducci baudelalriano più che di filiazioni »e imitazioni si tratta di una nuova rivelazione sentimentale e.fantastica. S'oscura nel classicheggiante r>rofessor Carducci l'illusione" ellenica, una vena di bigia tristezza, di inquietudine insoddisfatta, s'infiltra nella sua poesia: in « pieno neopaganesimo parnassiano surgit amari aliquid ». Sotto la pioggia, tra la calibrine tomo ora, e ad esse vorrei confonWermi... H fascino del Carducci è anche in questo nervoso romanticismo, di lui adoratore di Orazio, che si contrappone alla visione, pur cara ai romantici, di un lucido e irreale mondo greco: Marmi di Paro in fulgidezza [bianca... Paesaggio bianco ed azzurro, dice Trompeo, «nel mutevole riso dell'acqua e del sole »; uno di quei suoni argentei sull'onda del vento, che fanno del Carducci il poeta vero e grande, il foscoliano poeta, che ancora canta al nostro cuore alcuni dei più bei canti del nostro Ottocento. tirsi

Luoghi citati: Bologna, Catania, Francia, Parigi, Pekino