Oltre un'ora di risposte elusive

Oltre un'ora di risposte elusive Oltre un'ora di risposte elusive /Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 novembre. Annunciata per sabato sera alle 18 e rimandata di mezz'ora in mezz'ora sino a mezzanotte, poi a stamane, la conferenza stampa del colonnello Gheddafi ha finalmente avuto luogo dinanzi a duecento giornalisti irritatissimi perché ieri sera erano rimasti parecchie ore nella strada e perché erano stati perquisiti come malfattori per il timore che fossero armati. Il colonnello Gheddafi, che ieri sera era andato a farsi visitare da un medico, ha incominciato la conferenza stampa dichiarando: « Sto benissimo, non sono ammalato». Tuttavia è apparso piuttosto teso. Il Medio Oriente è stato naturalmente l'argomento principale della conferenza, ed il giovane capo della Libia ha dichiarato di non escludere una ripresa delle ostilità. Egli è tuttavia contrario ad un eventuale intervento sovietico: « Se Mosca impegnasse le sue truppe nel Medio Oriente io la condannerei. Ma condannerei ancora di più i Paesi che glielo chie¬ dessero. Sarebbe meglio, allora, accettare il colonialismo israeliano poiché un Paese che facesse una simile domanda non sarebbe degno di vivere in libertà ». Gli è stato chiesto perché la Libia non è intervenuta direttamente nel quarto conflitto del Medio Oriente come hanno fatto invece l'Iraq, il Marocco, l'Algeria, e la risposta non farà certo molto piacere ai governi di tali Paesi: « Le loro forze — ha detto Gheddafi — hanno partecipato davvero alla guerra e non sono giunte invece dopo la sospensione i delle ostilità?». Verso il presidente Sadat, senza tuttavia farne il nome, egli è stato particolarmente duro facendo un paragone con quello che avvenne nel 1967: « In poche ore — egli ha detto sostanzialmente — Nasser disse tutto, disse com'era andata la guerra, chi erano i responsabili della sconfitta, mise tutti dinanzi alle proprie responsabilità e diede le dimisssioni. Se poi rimase al potere fu per volontà delle masse le quali, spronate ed informate, poterono rimettersi in condizioni di riprendere la lotta. Oggi, invece, siamo nella nebbia più fitta, nessuno dice quel eh'è successo e quali sono le responsabilità. Non si sa neanche dove si trovino le forze armate arabe o israeliane né quali territori arabi siano stati persi. Si è parlato di un'infiltrazione israeliana sulle rive occidentali del Canale di Suez, ma i sette carri cui si accennò da principio si sono trasformati in sette divisioni blindate. Abbiamo bisogno di un uomo coraggioso che dica la verità ». Il pensiero di Gheddafi è chiaro: Nasser diede le dimissioni e Sadat oggi dovrebbe fare altrettanto. Circa l'avvenire del Medio Oriente, il capo della Libia è molto intransigente: solo i palestinesi — a parer suo — siano ebrei o arabi, hanno il diritto di vivere in Palestina. Gli ebrei che vi sono andati dopo il 1948 sono cittadini dei Paesi dai quali provengono e dove dovranno tornare. Egli non è tuttavia ostile a trattative dirette fra palestinesi ed israeliani. Però ha precisato: « Il problema di una conferenS za dela pace non si pone attualmente. Ho forse fatto una dichiarazione in tal sen! so? Ho forse accennato a taI le eventualità? Per ora è j troppo presto ». Gli è stato | chiesto comunque cosa farebbe se la pace venisse firmata, ed egli ha risposto: « Lo deciderò se e quando ciò avverrà ». Scettico sulle possibilità di pace, il colonnello Gheddafi lo è ugualmente sui risultati del vertice arabo di Algeri: « La serietà — ha detto — non trova posto nelle riunioni dei capi di Stato arabi e quindi noi preferiamo parlare alle masse. Non credo che i capi di Stato arabi rappresentino sempre la coscienza dei Paesi arabi». La conferenza-stampa è durata più di un'ora e mezzo. Gheddafi parlava in arabo e le sue parole venivano immediatamente tradotte, ma egli ha eluso molte domande. Alle 15, il colonnello Gheddafi ha ripreso l'aereo per Malta. Nessun ambasciatore arabo era andato ad Orly per salutarlo. Loris Mannuccì Oltre un'ora di risposte elusive Oltre un'ora di risposte elusive /Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 novembre. Annunciata per sabato sera alle 18 e rimandata di mezz'ora in mezz'ora sino a mezzanotte, poi a stamane, la conferenza stampa del colonnello Gheddafi ha finalmente avuto luogo dinanzi a duecento giornalisti irritatissimi perché ieri sera erano rimasti parecchie ore nella strada e perché erano stati perquisiti come malfattori per il timore che fossero armati. Il colonnello Gheddafi, che ieri sera era andato a farsi visitare da un medico, ha incominciato la conferenza stampa dichiarando: « Sto benissimo, non sono ammalato». Tuttavia è apparso piuttosto teso. Il Medio Oriente è stato naturalmente l'argomento principale della conferenza, ed il giovane capo della Libia ha dichiarato di non escludere una ripresa delle ostilità. Egli è tuttavia contrario ad un eventuale intervento sovietico: « Se Mosca impegnasse le sue truppe nel Medio Oriente io la condannerei. Ma condannerei ancora di più i Paesi che glielo chie¬ dessero. Sarebbe meglio, allora, accettare il colonialismo israeliano poiché un Paese che facesse una simile domanda non sarebbe degno di vivere in libertà ». Gli è stato chiesto perché la Libia non è intervenuta direttamente nel quarto conflitto del Medio Oriente come hanno fatto invece l'Iraq, il Marocco, l'Algeria, e la risposta non farà certo molto piacere ai governi di tali Paesi: « Le loro forze — ha detto Gheddafi — hanno partecipato davvero alla guerra e non sono giunte invece dopo la sospensione i delle ostilità?». Verso il presidente Sadat, senza tuttavia farne il nome, egli è stato particolarmente duro facendo un paragone con quello che avvenne nel 1967: « In poche ore — egli ha detto sostanzialmente — Nasser disse tutto, disse com'era andata la guerra, chi erano i responsabili della sconfitta, mise tutti dinanzi alle proprie responsabilità e diede le dimisssioni. Se poi rimase al potere fu per volontà delle masse le quali, spronate ed informate, poterono rimettersi in condizioni di riprendere la lotta. Oggi, invece, siamo nella nebbia più fitta, nessuno dice quel eh'è successo e quali sono le responsabilità. Non si sa neanche dove si trovino le forze armate arabe o israeliane né quali territori arabi siano stati persi. Si è parlato di un'infiltrazione israeliana sulle rive occidentali del Canale di Suez, ma i sette carri cui si accennò da principio si sono trasformati in sette divisioni blindate. Abbiamo bisogno di un uomo coraggioso che dica la verità ». Il pensiero di Gheddafi è chiaro: Nasser diede le dimissioni e Sadat oggi dovrebbe fare altrettanto. Circa l'avvenire del Medio Oriente, il capo della Libia è molto intransigente: solo i palestinesi — a parer suo — siano ebrei o arabi, hanno il diritto di vivere in Palestina. Gli ebrei che vi sono andati dopo il 1948 sono cittadini dei Paesi dai quali provengono e dove dovranno tornare. Egli non è tuttavia ostile a trattative dirette fra palestinesi ed israeliani. Però ha precisato: « Il problema di una conferenS za dela pace non si pone attualmente. Ho forse fatto una dichiarazione in tal sen! so? Ho forse accennato a taI le eventualità? Per ora è j troppo presto ». Gli è stato | chiesto comunque cosa farebbe se la pace venisse firmata, ed egli ha risposto: « Lo deciderò se e quando ciò avverrà ». Scettico sulle possibilità di pace, il colonnello Gheddafi lo è ugualmente sui risultati del vertice arabo di Algeri: « La serietà — ha detto — non trova posto nelle riunioni dei capi di Stato arabi e quindi noi preferiamo parlare alle masse. Non credo che i capi di Stato arabi rappresentino sempre la coscienza dei Paesi arabi». La conferenza-stampa è durata più di un'ora e mezzo. Gheddafi parlava in arabo e le sue parole venivano immediatamente tradotte, ma egli ha eluso molte domande. Alle 15, il colonnello Gheddafi ha ripreso l'aereo per Malta. Nessun ambasciatore arabo era andato ad Orly per salutarlo. Loris Mannuccì