Israele: un'inchiesta sull'ultimo conflitto

Israele: un'inchiesta sull'ultimo conflitto Le polemiche a Tel Aviv Israele: un'inchiesta sull'ultimo conflitto Sotto accusa lo stato di preparazione dell'esercito Speranza per Io scambio dei prigionieri con la Siria (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 10 novembre. Nella seduta odierna il governo d'Israele ha deciso di nominare una Commissione di inchiesta giudiziaria, composta di cinque membri, perché indaghi sui problemi relativi alla guerra di Kippur. I componenti della commissione — a norma di legge — saranno designati dal presidente della Corte Suprema, Shimon Algranat. Il governo ha indicato i temi che dovranno formare oggetto dell'indagine: 1) ciò che era noto, nei giorni che hanno preceduto la guerra di Kippur, sui preparativi militari e le intenzioni del nemico, e quale sia stata la valutazione delle autorità civili e militari israeliane 2) Quale fosse, in generale, il grado di preparazione e di efficienza dell'esercito nei giorni immediatamente precedenti e immediatamente seguenti lo scoppio delle ostilità La costituzione di questa commissione, che alcuni avrebbero preferito fosse di carattere pubblico e parlamentare anziché giuridico, era stata preannunciata da un discorso della signora Meir alla televisione venerdì sera, e si può dire che essa si imponeva, non foss'altro che per porre fine a quella che è stata chiamata «la frenesia autodistruttrice che si è impossessata un po' di tutti e che rischia di avere delle conseguenze nefaste sul morale del Paese». Si può rilevare una singolare coincidenza: che mentre si nominano commissioni inquirenti in Israele e i generali che non sono stati all'altezza del loro compito vengono discussi un po' dappertutto, qualcosa di analogo succede in Egitto. Il comando supremo dell'esercito egiziano sta compiendo una vasta epurazione, soprattutto in seguito al passaggio del Canale da Est a Ovest compiuto dalle truppe israeliane. Il capo di Stato maggiore, Ahmed Ismail Ali, ha preso durissimi provvedimenti contro alti ufficiali mentre aumenta il prestigio del generale Mohamed Abdel Gamazi, l'uomo che ha guidato l'attacco egiziano nei giorni iniziali e che ha occupato le posizioni della linea Bar Lev. E' intanto proseguito il ponte aereo per il rimpatrio dei prigionieri di guerra fra Tel Aviv e II Cairo con il ritorno a casa di 35 soldati israeliani. Un portavoce ha riferito che Israele ha rimandato a casa finora 530 prigionieri di guerra egiziani e si prevede che entro la mezzanotte di oggi il numero sarà salito a 1506 egiziani. Questo porterà a oltre 4000 i prigionieri di guerra egiziani che sono stati rimpatriati da giovedì scorso. All'inizio dello scambio dei prigionieri, Israele aveva 8221 prigionieri di guerra egiziani. In una intervista, il ministro della Difesa, Dayan, ha affermato che esiste una «scintilla di speranza» che la Siria accetti di scambiare i prigionieri con Israele. «La persona incaricata dalla Croce Rossa di occuparsi della sorte dei prigionieri in Siria — ha detto il ministro — mi ha fatto un accenno, dopo il quale mi sento un po' più ottimista. Comunque non abbiamo udito cose nuove, e non abbiamo contatti con i siriani». g. r. Israele: un'inchiesta sull'ultimo conflitto Le polemiche a Tel Aviv Israele: un'inchiesta sull'ultimo conflitto Sotto accusa lo stato di preparazione dell'esercito Speranza per Io scambio dei prigionieri con la Siria (Dal nostro corrispondente) Tel Aviv, 10 novembre. Nella seduta odierna il governo d'Israele ha deciso di nominare una Commissione di inchiesta giudiziaria, composta di cinque membri, perché indaghi sui problemi relativi alla guerra di Kippur. I componenti della commissione — a norma di legge — saranno designati dal presidente della Corte Suprema, Shimon Algranat. Il governo ha indicato i temi che dovranno formare oggetto dell'indagine: 1) ciò che era noto, nei giorni che hanno preceduto la guerra di Kippur, sui preparativi militari e le intenzioni del nemico, e quale sia stata la valutazione delle autorità civili e militari israeliane 2) Quale fosse, in generale, il grado di preparazione e di efficienza dell'esercito nei giorni immediatamente precedenti e immediatamente seguenti lo scoppio delle ostilità La costituzione di questa commissione, che alcuni avrebbero preferito fosse di carattere pubblico e parlamentare anziché giuridico, era stata preannunciata da un discorso della signora Meir alla televisione venerdì sera, e si può dire che essa si imponeva, non foss'altro che per porre fine a quella che è stata chiamata «la frenesia autodistruttrice che si è impossessata un po' di tutti e che rischia di avere delle conseguenze nefaste sul morale del Paese». Si può rilevare una singolare coincidenza: che mentre si nominano commissioni inquirenti in Israele e i generali che non sono stati all'altezza del loro compito vengono discussi un po' dappertutto, qualcosa di analogo succede in Egitto. Il comando supremo dell'esercito egiziano sta compiendo una vasta epurazione, soprattutto in seguito al passaggio del Canale da Est a Ovest compiuto dalle truppe israeliane. Il capo di Stato maggiore, Ahmed Ismail Ali, ha preso durissimi provvedimenti contro alti ufficiali mentre aumenta il prestigio del generale Mohamed Abdel Gamazi, l'uomo che ha guidato l'attacco egiziano nei giorni iniziali e che ha occupato le posizioni della linea Bar Lev. E' intanto proseguito il ponte aereo per il rimpatrio dei prigionieri di guerra fra Tel Aviv e II Cairo con il ritorno a casa di 35 soldati israeliani. Un portavoce ha riferito che Israele ha rimandato a casa finora 530 prigionieri di guerra egiziani e si prevede che entro la mezzanotte di oggi il numero sarà salito a 1506 egiziani. Questo porterà a oltre 4000 i prigionieri di guerra egiziani che sono stati rimpatriati da giovedì scorso. All'inizio dello scambio dei prigionieri, Israele aveva 8221 prigionieri di guerra egiziani. In una intervista, il ministro della Difesa, Dayan, ha affermato che esiste una «scintilla di speranza» che la Siria accetti di scambiare i prigionieri con Israele. «La persona incaricata dalla Croce Rossa di occuparsi della sorte dei prigionieri in Siria — ha detto il ministro — mi ha fatto un accenno, dopo il quale mi sento un po' più ottimista. Comunque non abbiamo udito cose nuove, e non abbiamo contatti con i siriani». g. r.

Persone citate: Ahmed Ismail, Bar Lev, Dayan, Meir, Mohamed Abdel Gamazi, Shimon Algranat