Taranto a Napoli taglia i doppi sensi di Adriaco Luise

Taranto a Napoli taglia i doppi sensi Taranto a Napoli taglia i doppi sensi La sua canzone, censurata, si prestava all'equivoco • Una rassegna senza clamori (Dal nostro corrispondente) Napoli, 18 novembre. La rassegna canora si è conclusa dopo una kermesse musicale di romantici sospiri, languide dichiarazioni d'amore, appiccicosi lamenti e con la contestazione del cantante escluso Mario Abbate che ha latto ritardare di Quaranta minuti la trasmissione. Poi, tutto è filato lisco fino all'ultimo motivo, tra calorosi applausi. La nuova formula, ideata dagli organizzatori, che ha eliminato classifiche e votazioni e affidato al pubblico il successo delle melodie, si è dimostrata quanto mai efficace. Non essendovi in gioco valori cospicui da difendere, bravura di questo o quel cantante da affermare o sottrarre a clamorose bocciature, interessi divistici o economici, lo spettacolo è proseguito tranquillo senza quella carica di suspense agonistica che poteva avvelenare l'ambiente. Senza vinti né vincitori la rassegna si è svolta in un clima idilliaco di distensione appena velato da una punta di indifferenza. Peppino Di Capri, Nunzio Gallo, Tony Astarìta, Claudio Villa, Mima Doris, Marina Pagano, hanno messo impegno e passione, hanno mirato soprattutto a far sì che il loro messaggio canoro attraverso la radio e la televisione riconquistasse quelle simpatie perdute negli ultimi anni per la latente crisi della canzone napoletana. E' stato un inizio di rinascita? Col tempo lo sapremo. Comunque l'importante — come sostengono in molti — è che Napoli abbia ripreso a cantare, a riallacciare contatti con il pubblico dei giovani divenuti sempre più esigenti. «Se questa sagra di nuove melodie napoletane darà buoni frutti — dice il direttore artistico Aldo Bovio — possiamo dire di aver chiuso definitivamente col passato, non sempre gradito da ricordare e di aver ripreso un discorso interrotto a metà. Napoli ha bisogno della canzone perché si identifica con essa ed è un buon incentivo per il turismo». Tutto sommato la manifestazione nell'insieme non ha deluso. Le «nuove melodie di Napoli» hanno registrato qualche timido tentativo di accantonare i vecchi cliché canori dì facile presa sul pubblico come in «Tu suone 'a chitarra ed io canto», interpretata con misura da Marina Pagano e «Napule mia» di Fausto Cigliano, forse tra i pezzi più belli della rassegna. Il duello tra le vecchie glorie e le nuove leve si è risolto a tutto vantaggio di Merola, Murolo, Astarita e Trevi. Senza questi big i giovani dovrebbero presto abdicare. Degli esordienti Zinzi, Gloriano, Cavalieri, Polito, Accordo, Rondi e «I cabarinieri», prima di dare un giudizio è preferibile riascoltarli altre volte. Fra tutti emerge Antonello Rondi, ex seminarista, considerato l'erede di Ranieri. Nino Taranto nella ripetizione di «'A scola 'e ll'ammore» davanti alle telecamere ha dovuto modificare il testo della sua composizione in alcune espressioni che potevano prestarsi a sconci sottintesi. Adriaco Luise L'attore al festival canoro Taranto a Napoli taglia i doppi sensi Taranto a Napoli taglia i doppi sensi La sua canzone, censurata, si prestava all'equivoco • Una rassegna senza clamori (Dal nostro corrispondente) Napoli, 18 novembre. La rassegna canora si è conclusa dopo una kermesse musicale di romantici sospiri, languide dichiarazioni d'amore, appiccicosi lamenti e con la contestazione del cantante escluso Mario Abbate che ha latto ritardare di Quaranta minuti la trasmissione. Poi, tutto è filato lisco fino all'ultimo motivo, tra calorosi applausi. La nuova formula, ideata dagli organizzatori, che ha eliminato classifiche e votazioni e affidato al pubblico il successo delle melodie, si è dimostrata quanto mai efficace. Non essendovi in gioco valori cospicui da difendere, bravura di questo o quel cantante da affermare o sottrarre a clamorose bocciature, interessi divistici o economici, lo spettacolo è proseguito tranquillo senza quella carica di suspense agonistica che poteva avvelenare l'ambiente. Senza vinti né vincitori la rassegna si è svolta in un clima idilliaco di distensione appena velato da una punta di indifferenza. Peppino Di Capri, Nunzio Gallo, Tony Astarìta, Claudio Villa, Mima Doris, Marina Pagano, hanno messo impegno e passione, hanno mirato soprattutto a far sì che il loro messaggio canoro attraverso la radio e la televisione riconquistasse quelle simpatie perdute negli ultimi anni per la latente crisi della canzone napoletana. E' stato un inizio di rinascita? Col tempo lo sapremo. Comunque l'importante — come sostengono in molti — è che Napoli abbia ripreso a cantare, a riallacciare contatti con il pubblico dei giovani divenuti sempre più esigenti. «Se questa sagra di nuove melodie napoletane darà buoni frutti — dice il direttore artistico Aldo Bovio — possiamo dire di aver chiuso definitivamente col passato, non sempre gradito da ricordare e di aver ripreso un discorso interrotto a metà. Napoli ha bisogno della canzone perché si identifica con essa ed è un buon incentivo per il turismo». Tutto sommato la manifestazione nell'insieme non ha deluso. Le «nuove melodie di Napoli» hanno registrato qualche timido tentativo di accantonare i vecchi cliché canori dì facile presa sul pubblico come in «Tu suone 'a chitarra ed io canto», interpretata con misura da Marina Pagano e «Napule mia» di Fausto Cigliano, forse tra i pezzi più belli della rassegna. Il duello tra le vecchie glorie e le nuove leve si è risolto a tutto vantaggio di Merola, Murolo, Astarita e Trevi. Senza questi big i giovani dovrebbero presto abdicare. Degli esordienti Zinzi, Gloriano, Cavalieri, Polito, Accordo, Rondi e «I cabarinieri», prima di dare un giudizio è preferibile riascoltarli altre volte. Fra tutti emerge Antonello Rondi, ex seminarista, considerato l'erede di Ranieri. Nino Taranto nella ripetizione di «'A scola 'e ll'ammore» davanti alle telecamere ha dovuto modificare il testo della sua composizione in alcune espressioni che potevano prestarsi a sconci sottintesi. Adriaco Luise L'attore al festival canoro

Luoghi citati: Napoli, Taranto, Trevi