Tre carte per le vie di Torino

Tre carte per le vie di Torino Teatro popolare piemontese all'Erba Tre carte per le vie di Torino Una nuova commedia di Trabucco con la Guidetti, Armando Rossi e la regìa di Mesturino Torino 1911, l'anno dell'Espo i sizionc universale: rinverdendo j il mito di una città prospera e ! operosa, e di una borghesia che ! si arricchiva, lasciamo perdere 'alle spalle di ehi, e si divertiva con un senso del soldo (o taccagneria?) e della monile (o ipocrisia?) che oggi forse non ha più. Carlo Trabucco sgomitola il l'ilo dei ricordi e delle nostalgie in una garbala commediola in piemontese che il «Teatro della tradizione popolare» presenta da sabato sera all'Erba con il titolo 'L gieug.li 'die tre carte. Commedia e compagnia appartengono, e sono tipiche, a quel teatro in dialetto, cordiale e famigliare, che prolifera in numerose iniziative e che magari toglie un po' di spettatori c di spazio all'altro leatro ma almeno raccoglie ogni tanto intorno a sé, riaffezionandolo al palcoscenico, il pigro pubblico della tv. La commedia infatti tocca equamente le corde dell'allegria e della commozione con i casi di una giovanissima sciantosa che. dalla Germania, cala a To| lino in cerca di un improbabile ! padre. E lo cerca, mettendola a j soqquadro, in una famiglia di I apiati commercianti esitando j tuttavia tra due fratelli perché. I per via di una certa lettera non molto chiara, non si sa bene chi dei due debba accollarsi una paternità cosi inattesa. Il più buono, o il meno arido, j dei fratelli sarebbe anche dispoI sto a farsi chiamare papà ma I vorrebbe essere proprio sicuro con un'arcigna sorella che teme per il patrimonio e con l'attera pala impiegata alla quale da icmpo ha promesso, l'i a una concita in città e una gita in collina, di portarla all'altare? Finirà che la ragazza, a meno che il padre presunto non ci ripensi Ima qui il lesto limane nel vago), batterà mestamente in riti rata non senza aver fatto prima vergognare un po' tutti del loto egoismo e della loro tartufagline. Due padri per una figlia: lo spunto è addirittura pirandelliane ma si riduce a lieve pretesto non solo per fustigare, a fior di pelle, una certa mentalità e un cerio costume, ma anche per rievocare il «varietà» di quegli anni, trasformandosi di volta in volta i personaggi della commedia in divette e attrazioni del vecchio Trianon: da Marco Manino che sfoggia straordinarie doti di prestigiatore a Thea Bozzola che, rifacendo il verso a una veneranda guitta, pargolcg già con i versi della Giulietta scespiriana, da Dede Bozzola. piccante e languorosa vedette parigina, a Luisella Guidetti che riconferma la sua candidatura a soubrette del leatro piemontese cantando e ballando un indiavolato can ean sino a una temeraria spaccata. La rievocazione, che si vale e della patetica orchestrina di Piera Foresto, poliebbe essere anche meno timida ma forse Gian Mesturino, regista e scenografo dello spcllacolo (i costumi sono di Germana Erba), non hu voluto che essa andasse troppo a scapito della commedia e degli interpreti che non hanno parte negli intermezzi eabaretlistici: Michèle Maina, Sergio Benzi e soprattutto il buon Armando Rossi il quale, finalmente piota gonisla, allarga le sue macchiette e moltiplica i suoi gags preferiti assicurando allo spettatore un divertimento che per essere alla buona, non è più volgarotto e meno schietto. E, naturalmente, tutti sono stati molto applauditi anche se tutti erano evidentemente un po' a corto di preparazione (si «roderanno» con le repliche), i Poco importa: anche la maestra rammentatrice che si sgolava tra le quinte, e che meriterebbe di essere citata nel programma come un tempo si usava (quando sì usava il suggeritore) faceva, in fondo, parte dello spettacolo. a. bl. Luisella Guidetti nella commedia all'Erba (Foto Cagherò) Tre carte per le vie di Torino Teatro popolare piemontese all'Erba Tre carte per le vie di Torino Una nuova commedia di Trabucco con la Guidetti, Armando Rossi e la regìa di Mesturino Torino 1911, l'anno dell'Espo i sizionc universale: rinverdendo j il mito di una città prospera e ! operosa, e di una borghesia che ! si arricchiva, lasciamo perdere 'alle spalle di ehi, e si divertiva con un senso del soldo (o taccagneria?) e della monile (o ipocrisia?) che oggi forse non ha più. Carlo Trabucco sgomitola il l'ilo dei ricordi e delle nostalgie in una garbala commediola in piemontese che il «Teatro della tradizione popolare» presenta da sabato sera all'Erba con il titolo 'L gieug.li 'die tre carte. Commedia e compagnia appartengono, e sono tipiche, a quel teatro in dialetto, cordiale e famigliare, che prolifera in numerose iniziative e che magari toglie un po' di spettatori c di spazio all'altro leatro ma almeno raccoglie ogni tanto intorno a sé, riaffezionandolo al palcoscenico, il pigro pubblico della tv. La commedia infatti tocca equamente le corde dell'allegria e della commozione con i casi di una giovanissima sciantosa che. dalla Germania, cala a To| lino in cerca di un improbabile ! padre. E lo cerca, mettendola a j soqquadro, in una famiglia di I apiati commercianti esitando j tuttavia tra due fratelli perché. I per via di una certa lettera non molto chiara, non si sa bene chi dei due debba accollarsi una paternità cosi inattesa. Il più buono, o il meno arido, j dei fratelli sarebbe anche dispoI sto a farsi chiamare papà ma I vorrebbe essere proprio sicuro con un'arcigna sorella che teme per il patrimonio e con l'attera pala impiegata alla quale da icmpo ha promesso, l'i a una concita in città e una gita in collina, di portarla all'altare? Finirà che la ragazza, a meno che il padre presunto non ci ripensi Ima qui il lesto limane nel vago), batterà mestamente in riti rata non senza aver fatto prima vergognare un po' tutti del loto egoismo e della loro tartufagline. Due padri per una figlia: lo spunto è addirittura pirandelliane ma si riduce a lieve pretesto non solo per fustigare, a fior di pelle, una certa mentalità e un cerio costume, ma anche per rievocare il «varietà» di quegli anni, trasformandosi di volta in volta i personaggi della commedia in divette e attrazioni del vecchio Trianon: da Marco Manino che sfoggia straordinarie doti di prestigiatore a Thea Bozzola che, rifacendo il verso a una veneranda guitta, pargolcg già con i versi della Giulietta scespiriana, da Dede Bozzola. piccante e languorosa vedette parigina, a Luisella Guidetti che riconferma la sua candidatura a soubrette del leatro piemontese cantando e ballando un indiavolato can ean sino a una temeraria spaccata. La rievocazione, che si vale e della patetica orchestrina di Piera Foresto, poliebbe essere anche meno timida ma forse Gian Mesturino, regista e scenografo dello spcllacolo (i costumi sono di Germana Erba), non hu voluto che essa andasse troppo a scapito della commedia e degli interpreti che non hanno parte negli intermezzi eabaretlistici: Michèle Maina, Sergio Benzi e soprattutto il buon Armando Rossi il quale, finalmente piota gonisla, allarga le sue macchiette e moltiplica i suoi gags preferiti assicurando allo spettatore un divertimento che per essere alla buona, non è più volgarotto e meno schietto. E, naturalmente, tutti sono stati molto applauditi anche se tutti erano evidentemente un po' a corto di preparazione (si «roderanno» con le repliche), i Poco importa: anche la maestra rammentatrice che si sgolava tra le quinte, e che meriterebbe di essere citata nel programma come un tempo si usava (quando sì usava il suggeritore) faceva, in fondo, parte dello spettacolo. a. bl. Luisella Guidetti nella commedia all'Erba (Foto Cagherò)

Luoghi citati: Germania, Torino