Ad Atene l'esercito continua a sparare Retata di duecento giovani dimostranti di Alfredo Venturi

Ad Atene l'esercito continua a sparare Retata di duecento giovani dimostranti Il regime dei colonnelli si presenta di nuovo senza maschera Ad Atene l'esercito continua a sparare Retata di duecento giovani dimostranti (Dal nostro inviato speciale) Atene, 18 novembre. Anche oggi nel centro dì Atene si sono sentite crepitare le armi automatiche: è stato fra le 12 e luna, quando reparti di paracadutisti e di carristi sono andati a dare man forte alla polizia. Gli agenti erano impegnati già da alcune ore, nella zona di via Patissia e piazza Omonia, a far rispettare il più importante degli articoli della legge marziale entrata in vigore ieri: quello che proibisce gli assembramenti di più di cinque persone. E' significativo che il potè re militare abbia voluto far intervenire l'esercito in una situazione che non presentava certo i caratteri dell'emergenza: la polizia se la stava cavando senza problemi e si avventava con la consueta mancanza di scrupoli su piccoli gruppi di studenti, alcuni non propriamente «assembrati», molti ancora adolescenti. Il regime, nuovamente senza veli, ha voluto mandare i carri armati, che da ieri pomerig gìo non si erano più mossi, e le truppe trasportate dai blindati. Di questo aiuto la polizia non aveva affatto bisogno, e allora è chiaro il significato politico dell'episodio di oggi e \ dell'intera operazione, la volontà di far accettare agli scettici e riottosi ateniesi il binomio ordine-forze armate. A sparare, in aria, erano soldati dai mezzi blindati, che percorrevano velocemente le vie con lo sguardo, e il mitra, puntato verso l'alto. Volevano forse prevenire il lancio di pesanti vasi di fiori, con il quale ieri alcuni cittadini avevano salutato dalle finestre l'inattesa parata militare. Ma è più probabile il semplice scopo intimidatorio. Attorno all'una, si sono visti partire dalla zona degli incidenti alcuni cellulari carichi di giovani (ieri, invece, i fermi erano stati pochi, si aveva l'impressione che il regime volesse evitare di riempire le carceri e, prima o poi, le aule dei tribunali: quelli di oggi sarebbero duecento), ed anche qualche ambulanza a sirena spiegata. Poi, sulla città è scesa la calma più assoluta, con il quartiere attorno al Politecnico militarmente occupato e i carri e le pattuglie armate appostati in altri punti della capitale. Atene oggi si è quasi fermata prima ancora che, alle set te della sera, si iniziasse, pre ceduto da nuovi colpi di armi automatiche, il secondo lungo coprifuoco di questo drammatico novembre destinato a finire alle 5 di domattina. I cinema sono rimasti chiusi an che nel primo pomeriggio, nonostante il fatto che la legge marziale ammette gli spettacoli che non si svolgano all'aperto. I locali pubblici hanno abbassato le saracinesche attorno alle due. Oggi, per via delle norme emanate ieri dal generale Zagorianakos, comandante in capo delle forze armate, non ci sono state le partite di calcio, che anche in Grecia implicano assembra menti di ben più che cinque persone Una ben triste domenica, dunque, a parte ogni altra considerazione di carattere morale e politico, anche sul piano degli elementi più epidermici. Una domenica che si era iniziata con una tranquilla animazione poco dopo che, finito alle sette il coprifuoco, la gente è potuta finalmente uscire di casa. Ha trovato una bella mattinata di sole, i carri armati fermi nelle piazze, le sentinelle davanti agli edifici pubblici con il mitra imbracciato, tre soli giornali in edicola, e guarda caso tutti filogovernativi. Su uno di questi, J'«Elefteros Kosmos», l'autorevole voce ufficiosa del direttore Costantinopulo si domandava perché mai ieri si è sparso tanto sangue, e rispondeva che la colpa è di quei gruppi politici che vogliono il caos. Due altre vittime sono state aggiunte al bilancio di ieri, che era già di quattro morti: sono una donna e una bambina, uccise da due delle tante pallottole vaganti che ieri piovevano qua e là II totale dei feriti è di 202, alcuni sono in gravissime condizioni. Mentre i turisti, ancora numerosi, si avviavano verso l'Acropoli e i musei, reparti d' soldati facevano le pulizie al Politecnico, sgomberato trenta ore prima, e di cui ieri sera la televisione ha accuratamente mostrato i guasti. Intanto, la radio trasmetteva un servizio politico in cui al «governo Markezinis» (un'ambigua formulazione, è stato fat to notare, poiché normalmente il soggetto delle affermazioni governative era fino all'altro ieri il «primo ministro Markezinis») veniva attribuita la ferma intenzione di continuare, nonostante tutto, il cammino verso le elezioni. Poi si veniva a sapere che i giornali di opposizione non sono usciti a causa di uno sciopero di protesta contro la censura (altro punto chiave della legge marziale), e intanto la polizia cominciava a caricare i giovani (sarebbe improprio definirli manifestanti) nella zona di via Patissia. Più tardi cominciavano a muoversi i carri armati, questa volta senza sparare, come ieri, con i cannoncini automatici, e i blindati trasportavano truppe verso il Politecnico. Attorno al mezzogiorno, le prime raffiche di armi automatiche, quindi il via vai dei cellulari e delle ambulanze. Frattanto era stato ordinato il coprifuoco con la stessa durata di ieri, cioè dalle quattro del pomeriggio alle sette di domattina. Più tardi, tuttavia, il pericolo dello stato d'assedio vero e proprio veniva ridotto, e così il coprifuoco è cominciato soltanto alle sette e durerà dieci ore, contro le quindici di ieri. Alfredo Venturi Ad Atene l'esercito continua a sparare Retata di duecento giovani dimostranti Il regime dei colonnelli si presenta di nuovo senza maschera Ad Atene l'esercito continua a sparare Retata di duecento giovani dimostranti (Dal nostro inviato speciale) Atene, 18 novembre. Anche oggi nel centro dì Atene si sono sentite crepitare le armi automatiche: è stato fra le 12 e luna, quando reparti di paracadutisti e di carristi sono andati a dare man forte alla polizia. Gli agenti erano impegnati già da alcune ore, nella zona di via Patissia e piazza Omonia, a far rispettare il più importante degli articoli della legge marziale entrata in vigore ieri: quello che proibisce gli assembramenti di più di cinque persone. E' significativo che il potè re militare abbia voluto far intervenire l'esercito in una situazione che non presentava certo i caratteri dell'emergenza: la polizia se la stava cavando senza problemi e si avventava con la consueta mancanza di scrupoli su piccoli gruppi di studenti, alcuni non propriamente «assembrati», molti ancora adolescenti. Il regime, nuovamente senza veli, ha voluto mandare i carri armati, che da ieri pomerig gìo non si erano più mossi, e le truppe trasportate dai blindati. Di questo aiuto la polizia non aveva affatto bisogno, e allora è chiaro il significato politico dell'episodio di oggi e \ dell'intera operazione, la volontà di far accettare agli scettici e riottosi ateniesi il binomio ordine-forze armate. A sparare, in aria, erano soldati dai mezzi blindati, che percorrevano velocemente le vie con lo sguardo, e il mitra, puntato verso l'alto. Volevano forse prevenire il lancio di pesanti vasi di fiori, con il quale ieri alcuni cittadini avevano salutato dalle finestre l'inattesa parata militare. Ma è più probabile il semplice scopo intimidatorio. Attorno all'una, si sono visti partire dalla zona degli incidenti alcuni cellulari carichi di giovani (ieri, invece, i fermi erano stati pochi, si aveva l'impressione che il regime volesse evitare di riempire le carceri e, prima o poi, le aule dei tribunali: quelli di oggi sarebbero duecento), ed anche qualche ambulanza a sirena spiegata. Poi, sulla città è scesa la calma più assoluta, con il quartiere attorno al Politecnico militarmente occupato e i carri e le pattuglie armate appostati in altri punti della capitale. Atene oggi si è quasi fermata prima ancora che, alle set te della sera, si iniziasse, pre ceduto da nuovi colpi di armi automatiche, il secondo lungo coprifuoco di questo drammatico novembre destinato a finire alle 5 di domattina. I cinema sono rimasti chiusi an che nel primo pomeriggio, nonostante il fatto che la legge marziale ammette gli spettacoli che non si svolgano all'aperto. I locali pubblici hanno abbassato le saracinesche attorno alle due. Oggi, per via delle norme emanate ieri dal generale Zagorianakos, comandante in capo delle forze armate, non ci sono state le partite di calcio, che anche in Grecia implicano assembra menti di ben più che cinque persone Una ben triste domenica, dunque, a parte ogni altra considerazione di carattere morale e politico, anche sul piano degli elementi più epidermici. Una domenica che si era iniziata con una tranquilla animazione poco dopo che, finito alle sette il coprifuoco, la gente è potuta finalmente uscire di casa. Ha trovato una bella mattinata di sole, i carri armati fermi nelle piazze, le sentinelle davanti agli edifici pubblici con il mitra imbracciato, tre soli giornali in edicola, e guarda caso tutti filogovernativi. Su uno di questi, J'«Elefteros Kosmos», l'autorevole voce ufficiosa del direttore Costantinopulo si domandava perché mai ieri si è sparso tanto sangue, e rispondeva che la colpa è di quei gruppi politici che vogliono il caos. Due altre vittime sono state aggiunte al bilancio di ieri, che era già di quattro morti: sono una donna e una bambina, uccise da due delle tante pallottole vaganti che ieri piovevano qua e là II totale dei feriti è di 202, alcuni sono in gravissime condizioni. Mentre i turisti, ancora numerosi, si avviavano verso l'Acropoli e i musei, reparti d' soldati facevano le pulizie al Politecnico, sgomberato trenta ore prima, e di cui ieri sera la televisione ha accuratamente mostrato i guasti. Intanto, la radio trasmetteva un servizio politico in cui al «governo Markezinis» (un'ambigua formulazione, è stato fat to notare, poiché normalmente il soggetto delle affermazioni governative era fino all'altro ieri il «primo ministro Markezinis») veniva attribuita la ferma intenzione di continuare, nonostante tutto, il cammino verso le elezioni. Poi si veniva a sapere che i giornali di opposizione non sono usciti a causa di uno sciopero di protesta contro la censura (altro punto chiave della legge marziale), e intanto la polizia cominciava a caricare i giovani (sarebbe improprio definirli manifestanti) nella zona di via Patissia. Più tardi cominciavano a muoversi i carri armati, questa volta senza sparare, come ieri, con i cannoncini automatici, e i blindati trasportavano truppe verso il Politecnico. Attorno al mezzogiorno, le prime raffiche di armi automatiche, quindi il via vai dei cellulari e delle ambulanze. Frattanto era stato ordinato il coprifuoco con la stessa durata di ieri, cioè dalle quattro del pomeriggio alle sette di domattina. Più tardi, tuttavia, il pericolo dello stato d'assedio vero e proprio veniva ridotto, e così il coprifuoco è cominciato soltanto alle sette e durerà dieci ore, contro le quindici di ieri. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Atene, Grecia