Un capello della vittima prova che il parroco uccise la perpetua

Un capello della vittima prova che il parroco uccise la perpetua Cade l'ipotesi dell'aggressione dei banditi in canonica Un capello della vittima prova che il parroco uccise la perpetua Il perito settore ha trovato il capello e del sangue sulla brocca che il sacerdote dice di aver lanciato contro gli sconosciuti - Il racconto del prete ha presentato numerose contraddizioni (Dal nostro corrispondente) Bolzano, 11 novembre. Don Josef Steinkasserer, il parroco trentaquattrenne di Santa Geltrude d'Ultimo, che sabato sera è stato arrestato quale presunto assassino della sua domestica Luise Platzgummer, di 63 anni, è stato tradito da un capello grigio appartenente alla vittima. Il prete, che come è noto, aveva dichiarato ai carabinieri di essere stato assalito, insieme alla donna, da due banditi mascherati penetrati di notte nella canonica, durante il raccolto reso ai carabinieri, dopo il delitto, era però caduto in numerose contraddizioni che avevano addensato su di lui i primi sospetti. La prova principe, quella che ha indotto l'autorità giudiziaria a spiccare il mandato di cattura per omicidio volontario e simulazione di reato, è scaturita dagli accertamenti compiuti sui reperti del delitto dal prof. Morigo dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova al quale la magistratura di Bolzano ha affidato l'incarico di perito settore. Tra l'altro, il prof. Morigo, aveva ricevuto il compito di esaminare i resti di una brocca d'acqua che il parroco di Santa Geltrude diceva di avere scagliato contro i due misteriosi aggressori per difendersi, e che sarebbe andata invece a spaccarsi contro lo stipite di una porta, dato che egli aveva fallito il bersaglio. Sulla brocca (inspiegabilmente macchiata di sangue nel manico) il perito settore ha scoperto un capello grigio appartenente alla perpetua. Le tracce sanguigne e il capello sono gli elementi che proverebbero come la brocca sia stata scagliata contro la testa di Luise Platzgummer anziché contro i banditi. Ciò confermerebbe la tesi della furibonda lotta ingaggiata dal prete, forse in preda a un raptus, contro la donna e conclusa con il suo soffocamento e strangolamento. Le ferite riscontrate sul viso e sul corpo del parroco sarebbero state prodotte dallo stesso sacerdote con alcuni oggetti contundenti, allo scopo di sviare le indagini della polizia. Il delitto della canonica, ha suscitato vivissima impressione. Nei villaggi della Valle d'Ultimo i contadini della zona sono tuttora stupiti ed in- creduli e si rifiutano di avvalorare la tesi di una colpevolezza di don Steinkasserer, e si rifiutano di ammettere che un loro pastore possa essersi macchiato di un crimine feroce. Piccolo, grassoccio, gioviale, don Josef Steinkasserer malgrado avesse assunto il suo incarico in Val d'Ultimo da poche settimane, era subito diventato popolare tra i parrocchiani che durante le prediche domenicali, apprez¬ zavano in particolare la sua forbita eloquenza pastorale. Ad accentuare il senso di incredulità dei valligiani di Santa Geltrude e dei paesi vicini, vi era stato sabato un comunicato della Curia vescovile che lasciava credere, tra le righe, nella possibile innocenza dell'indiziato. A Naturno, presso Merano, ove don Steinkasserer era stato per un paio d'anni come coadiutore prima di essere trasferito a Santa Geltru¬ de, il decano del paese ha diffuso un foglietto parrocchiale ciclostilato, in cui si legge che i parrocchiani debbono essere vicini all'ex coadiutore che è da considerare non un assassino, ma bensì una vittima. Domani mattina il sostituto procuratore della Repubblica dott. Cerqua, che ha spiccato nei confronti del sacerdote il mandato di cattura, sottoporrà il detenuto a nuovo interrogatorio, e. p. Un capello della vittima prova che il parroco uccise la perpetua Cade l'ipotesi dell'aggressione dei banditi in canonica Un capello della vittima prova che il parroco uccise la perpetua Il perito settore ha trovato il capello e del sangue sulla brocca che il sacerdote dice di aver lanciato contro gli sconosciuti - Il racconto del prete ha presentato numerose contraddizioni (Dal nostro corrispondente) Bolzano, 11 novembre. Don Josef Steinkasserer, il parroco trentaquattrenne di Santa Geltrude d'Ultimo, che sabato sera è stato arrestato quale presunto assassino della sua domestica Luise Platzgummer, di 63 anni, è stato tradito da un capello grigio appartenente alla vittima. Il prete, che come è noto, aveva dichiarato ai carabinieri di essere stato assalito, insieme alla donna, da due banditi mascherati penetrati di notte nella canonica, durante il raccolto reso ai carabinieri, dopo il delitto, era però caduto in numerose contraddizioni che avevano addensato su di lui i primi sospetti. La prova principe, quella che ha indotto l'autorità giudiziaria a spiccare il mandato di cattura per omicidio volontario e simulazione di reato, è scaturita dagli accertamenti compiuti sui reperti del delitto dal prof. Morigo dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova al quale la magistratura di Bolzano ha affidato l'incarico di perito settore. Tra l'altro, il prof. Morigo, aveva ricevuto il compito di esaminare i resti di una brocca d'acqua che il parroco di Santa Geltrude diceva di avere scagliato contro i due misteriosi aggressori per difendersi, e che sarebbe andata invece a spaccarsi contro lo stipite di una porta, dato che egli aveva fallito il bersaglio. Sulla brocca (inspiegabilmente macchiata di sangue nel manico) il perito settore ha scoperto un capello grigio appartenente alla perpetua. Le tracce sanguigne e il capello sono gli elementi che proverebbero come la brocca sia stata scagliata contro la testa di Luise Platzgummer anziché contro i banditi. Ciò confermerebbe la tesi della furibonda lotta ingaggiata dal prete, forse in preda a un raptus, contro la donna e conclusa con il suo soffocamento e strangolamento. Le ferite riscontrate sul viso e sul corpo del parroco sarebbero state prodotte dallo stesso sacerdote con alcuni oggetti contundenti, allo scopo di sviare le indagini della polizia. Il delitto della canonica, ha suscitato vivissima impressione. Nei villaggi della Valle d'Ultimo i contadini della zona sono tuttora stupiti ed in- creduli e si rifiutano di avvalorare la tesi di una colpevolezza di don Steinkasserer, e si rifiutano di ammettere che un loro pastore possa essersi macchiato di un crimine feroce. Piccolo, grassoccio, gioviale, don Josef Steinkasserer malgrado avesse assunto il suo incarico in Val d'Ultimo da poche settimane, era subito diventato popolare tra i parrocchiani che durante le prediche domenicali, apprez¬ zavano in particolare la sua forbita eloquenza pastorale. Ad accentuare il senso di incredulità dei valligiani di Santa Geltrude e dei paesi vicini, vi era stato sabato un comunicato della Curia vescovile che lasciava credere, tra le righe, nella possibile innocenza dell'indiziato. A Naturno, presso Merano, ove don Steinkasserer era stato per un paio d'anni come coadiutore prima di essere trasferito a Santa Geltru¬ de, il decano del paese ha diffuso un foglietto parrocchiale ciclostilato, in cui si legge che i parrocchiani debbono essere vicini all'ex coadiutore che è da considerare non un assassino, ma bensì una vittima. Domani mattina il sostituto procuratore della Repubblica dott. Cerqua, che ha spiccato nei confronti del sacerdote il mandato di cattura, sottoporrà il detenuto a nuovo interrogatorio, e. p.

Persone citate: Cerqua, Josef Steinkasserer, Luise Platzgummer

Luoghi citati: Bolzano, Merano, Naturno, Padova, Ultimo