I contadini scendono in piazza "Ora lavoriamo in perdita"

I contadini scendono in piazza "Ora lavoriamo in perdita" Una clamorosa protesta oggi da tutto il Piemonte I contadini scendono in piazza "Ora lavoriamo in perdita" Riunione in piazza d'Armi, corteo fino a piazza Castello - I dirigenti: "I produttori perdono 30 lire per ogni litro di latte venduto e almeno il venti per cento sul bestiame inviato al mercato" - Le rivendicazioni Dìeci-quindicimila contadini sfilano stamane a Torino per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità sulla grave situazione in cui l'agricoltura sembra abbandonata. Provengono da tutto il Piemonte e portano con sé gli strumenti della loro attività: dai trattori al bestiame. L'appuntamento è in piazza d'Armi, verso le 9. Qui si formerà il corteo che percorrerà corso Galileo Ferraris, piazza Arbarello, via Garibaldi, piazza Castello. Davanti a Palazzo Madama, esponenti del mondo rurale illustreranno i motivi della protesta. La manifestazione è organizzata dalla Federazione regionale dei coltivatori diretti, che raggruppa la grande maggioranza degli agricoltori piemontesi. Quali mali si intendono denunciare con la manifestazione di oggi? Rispondono gli organizzatori: « Possiamo riassumerli semplicemente dicendo che i contadini lavorano in perdita ». La distribuzione di prodotti agricoli e persino di carne fin piazza Castello), gratis, assume proprio questo significato: « Le quotazioni hanno raggiunto limiti talmente bassi, benché il consumatore non se ne accorga, che tanto vale regalare ». Sono, invece, notevolmente aumentati i costi di produzione. Incrementi notevoli — ad esempio — si sono avuti per i mangimi, per le macchine agricole, per il carburante, per i concimi e i fertilizzanti. Per ovviare a questo peso, che ritengono insostenibile, i contadini chiedono al governo un controllo su queste «voci» e, se necessario, di fissare un prezzo politico. «La pazienza dei nostri contadini — afferma Natale Carlotto, direttore della Coldiretti di Cuneo, battagliera promotrice della protesta di massa — è ormai agli sgoccioli. I produttori perdono oggi 30 lire per ogni litro di latte venduto, almeno il 20 per cento sul bestiame avviato ai mercati. Così non si può andare avanti, occorrono provvedimenti di emergenza, altrimenti sarà il collasso per le nostre campagne». I provvedimenti di emergenza sono elencati nel gruppo di richieste che le delegazioni dei contadini presentano stamane al prefetto di Torino, perché le trasmetta al governo e alla Regione. Quali interventi sono più urgenti? Risponde l'assessore regionale all'Agricoltura, Franzi: «Prima di tutto, un adeguamento dei prezzi che tenga conto della svalutazione della lira italiana. Quando, qualche mese fa, gli altri Paesi della Cee si sono allineati al "serpentone europeo" (che prevede l'adeguamento dei prezzi alla fluttuazione monetaria), l'Italia ha preferito rinunciarvi, per non riconoscere ufficialmente che la lira era svalutata di circa il 20 per cento, il che avrebbe danneggiato le esportazioni delle grandi industrie. Ancora una volta è stata sacrificata l'agricoltura italiana, che ha oggi concorrenze insostenibili negli altri Paesi della Cee». II secondo intervento urgente è l'attuazione delle direttive Cee. Avrebbero dovuto tradursi in legge italiana già dall'aprile scorso, ma sono ancora allo studio della commissione parlamentare. «E' una grave carenza del Parlamento — afferma Fransi —. Molti provvedimenti, sia di competenza del governo sia della Regione, sono bloccati per questo ritardo. A partire dalla ristrutturazione delle aziende agricole, fino all'albo professionale». Terzo punto improrogabile è l'immediato finanziamento di due disegni di legge per l'agricoltura, bloccati dal ministro del Tesoro La Malfa, perché «non trova i fondi». Portano il numero 512, «per il rifinanziamento di alcuni articoli del piano verde, 420 miliardi in tre anni», e il numero 514 «per opere pubbliche di bonifica, 100 miliardi di cui 60 alle Regioni». Precisa Franzi: «Dal 31 dicembre 1971 non si è fatto più niente. I contadini hanno ragione di protestare». E la Regione? Risponde l'assessore: «A tutte le richieste, meno una, corrisponde già un disegno di legge di prossima approvazione. Riguardano l'Ente di sviluppo agricolo, interventi straordinari per la zootecnia, per le abitazioni rurali, per il miglioramento fondiario, per la cooperazione agricola. L'albo professionale è invece legato all'attuazione delle direttive Cee». I motivi della manifestazione di oggi trovano concordi anche i sindacati. Cgil, Cisl e UH «sottolineano che la lotta per un profondo mutamento della politica agraria è oggi esigenza vitale non solo per i contadini, ma per l'intera classe operaia e assumono alcuni problemi dell'agricoltura come parte delle piattaforme rivendicative delle vertenze operaie». Parteciperanno al corteo i presidenti delle sei confederazioni provinciali della Coldiretti: Stella, Baldi, Graziosi, Franzo, Sodano e Traversa: i consiglieri regionali appartenenti alla Coldiretti: Franzi, Menozzi, Chiabrando, Bertorello e Giletta; dirigenti e uomini politici. I contadini scendono in piazza "Ora lavoriamo in perdita" Una clamorosa protesta oggi da tutto il Piemonte I contadini scendono in piazza "Ora lavoriamo in perdita" Riunione in piazza d'Armi, corteo fino a piazza Castello - I dirigenti: "I produttori perdono 30 lire per ogni litro di latte venduto e almeno il venti per cento sul bestiame inviato al mercato" - Le rivendicazioni Dìeci-quindicimila contadini sfilano stamane a Torino per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle autorità sulla grave situazione in cui l'agricoltura sembra abbandonata. Provengono da tutto il Piemonte e portano con sé gli strumenti della loro attività: dai trattori al bestiame. L'appuntamento è in piazza d'Armi, verso le 9. Qui si formerà il corteo che percorrerà corso Galileo Ferraris, piazza Arbarello, via Garibaldi, piazza Castello. Davanti a Palazzo Madama, esponenti del mondo rurale illustreranno i motivi della protesta. La manifestazione è organizzata dalla Federazione regionale dei coltivatori diretti, che raggruppa la grande maggioranza degli agricoltori piemontesi. Quali mali si intendono denunciare con la manifestazione di oggi? Rispondono gli organizzatori: « Possiamo riassumerli semplicemente dicendo che i contadini lavorano in perdita ». La distribuzione di prodotti agricoli e persino di carne fin piazza Castello), gratis, assume proprio questo significato: « Le quotazioni hanno raggiunto limiti talmente bassi, benché il consumatore non se ne accorga, che tanto vale regalare ». Sono, invece, notevolmente aumentati i costi di produzione. Incrementi notevoli — ad esempio — si sono avuti per i mangimi, per le macchine agricole, per il carburante, per i concimi e i fertilizzanti. Per ovviare a questo peso, che ritengono insostenibile, i contadini chiedono al governo un controllo su queste «voci» e, se necessario, di fissare un prezzo politico. «La pazienza dei nostri contadini — afferma Natale Carlotto, direttore della Coldiretti di Cuneo, battagliera promotrice della protesta di massa — è ormai agli sgoccioli. I produttori perdono oggi 30 lire per ogni litro di latte venduto, almeno il 20 per cento sul bestiame avviato ai mercati. Così non si può andare avanti, occorrono provvedimenti di emergenza, altrimenti sarà il collasso per le nostre campagne». I provvedimenti di emergenza sono elencati nel gruppo di richieste che le delegazioni dei contadini presentano stamane al prefetto di Torino, perché le trasmetta al governo e alla Regione. Quali interventi sono più urgenti? Risponde l'assessore regionale all'Agricoltura, Franzi: «Prima di tutto, un adeguamento dei prezzi che tenga conto della svalutazione della lira italiana. Quando, qualche mese fa, gli altri Paesi della Cee si sono allineati al "serpentone europeo" (che prevede l'adeguamento dei prezzi alla fluttuazione monetaria), l'Italia ha preferito rinunciarvi, per non riconoscere ufficialmente che la lira era svalutata di circa il 20 per cento, il che avrebbe danneggiato le esportazioni delle grandi industrie. Ancora una volta è stata sacrificata l'agricoltura italiana, che ha oggi concorrenze insostenibili negli altri Paesi della Cee». II secondo intervento urgente è l'attuazione delle direttive Cee. Avrebbero dovuto tradursi in legge italiana già dall'aprile scorso, ma sono ancora allo studio della commissione parlamentare. «E' una grave carenza del Parlamento — afferma Fransi —. Molti provvedimenti, sia di competenza del governo sia della Regione, sono bloccati per questo ritardo. A partire dalla ristrutturazione delle aziende agricole, fino all'albo professionale». Terzo punto improrogabile è l'immediato finanziamento di due disegni di legge per l'agricoltura, bloccati dal ministro del Tesoro La Malfa, perché «non trova i fondi». Portano il numero 512, «per il rifinanziamento di alcuni articoli del piano verde, 420 miliardi in tre anni», e il numero 514 «per opere pubbliche di bonifica, 100 miliardi di cui 60 alle Regioni». Precisa Franzi: «Dal 31 dicembre 1971 non si è fatto più niente. I contadini hanno ragione di protestare». E la Regione? Risponde l'assessore: «A tutte le richieste, meno una, corrisponde già un disegno di legge di prossima approvazione. Riguardano l'Ente di sviluppo agricolo, interventi straordinari per la zootecnia, per le abitazioni rurali, per il miglioramento fondiario, per la cooperazione agricola. L'albo professionale è invece legato all'attuazione delle direttive Cee». I motivi della manifestazione di oggi trovano concordi anche i sindacati. Cgil, Cisl e UH «sottolineano che la lotta per un profondo mutamento della politica agraria è oggi esigenza vitale non solo per i contadini, ma per l'intera classe operaia e assumono alcuni problemi dell'agricoltura come parte delle piattaforme rivendicative delle vertenze operaie». Parteciperanno al corteo i presidenti delle sei confederazioni provinciali della Coldiretti: Stella, Baldi, Graziosi, Franzo, Sodano e Traversa: i consiglieri regionali appartenenti alla Coldiretti: Franzi, Menozzi, Chiabrando, Bertorello e Giletta; dirigenti e uomini politici.

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Piemonte, Torino