Mancavano duecento ore di Francesco Rosso

Mancavano duecento ore GIALLO SUL CASO BANCHERO Mancavano duecento ore (Dal nostro inviato speciale) Lima, novembre. « Mancavano duecento ore ». Così incomincia il più affascinante romanzo giallo, che in realtà è il resoconto esatto di un delitto incredibilmente complesso, che abbia letto in questi ultimi mesi. Non è tradotto in italiano, ed è un peccato; la fredda sensualità di Michey Spillane, la torbida inventiva di Agatha Christie, gli garantirebbero un buon successo anche da noi, come lo sta ottenendo in tutta l'America Latina. Il titolo è in apparenza banale; « Il caso Banchero », ed è tutto, ma se da noi, ed in Europa in generale, questo caso è poco noto, in Sudamerica, e specialmente in Perù, esso ha destato un interesse morboso per la personalità della vittima, per le persone che vi sono state coinvolte, infine per la scena in cui è avvenuto il delitto. Raccontiamo per primo la vita e la morte di Luis Banchero Rossi, figlio di emigranti genovesi, bravo ragazzo col bernoccolo degli affari che dalla piccola bottega paterna di Tacna, città contesa fra Perù e Cile durante la guerra del guano e dei fosfati, salì ai fastigi di ricchezze incalcolabili, ebbe l'onore di una delle poche corone che i grandi manager* moderni possono cingere, fu ucciso misteriosamente forse per causa della sua ricchezza, certo per causa della sua potenza. In Perù la comunità italiana è composta quasi esclusivamente da genovesi, tutti arrivati con pochi soldi in tempi in cui il canale di Panama non era ancora stato tagliato e per sbarcare al Callao, il porto di Lima, bisognava fare il giro del mondo e passare attraverso lo stretto di Magellano. I Banchero ed i Rossi furono tra costoro, gente di sentimenti solidi, e come tutti fecero modeste fortune iniziali avviando piccoli commerci. Poi, a poco a poco, gettarono le basi di industrie che fecero di quella comunità un complesso prospero, addirittura ricco. Ma nessuno arrivò ai fastigi di Luis Banchero Rossi, il più bachicha (bacicia) come son chiamati in Perù i genovesi, di quanti abbiano mai calpestato la terra degli incas, il Paese che aveva per moneta il sol de oro (ce l'ha ancora, ma adesso è di carta). Quello che fu l'Eldorado per gli spagnoli, lo fu anche per Luigi Banchero Rossi ma fu anche la sua tomba. Era nato a Tacna 1*11 ottobre 1929; lo hanno massacrato a pugnalate nella sua favolosa villa in stile moresco, con piscina e bagno turchi, all'alba del 1° gennaio 1972. Aveva studiato, s'intende, fino alla laurea in ingegneria chimica, guadagnandosi da vivere con qualche astuzia, o qualche accortezza, anche facendo il venditore ambulante. Ma era genovese di padre e di madre, quindi con la cocciuta voglia di far denari all'ingrosso, che è il segno distintivo di molti liguri. Dal nulla, solo manovrando le idee, divenne il re della farina e dell'olio di pesce, uno degli uomini più ricchi dell'America Latina, certo uno dei più potenti del Perù. Le sue otto grandi fabbriche producevano più farina di pesce che l'Unione Sovietica ed il Giappone messi insieme, la sua flotta di centosessanta barche scaricavano giornalmente trentamila tonnellate di pesce. Era davvero una potenza già a 43 anni, e si concedeva il lusso di una bellissima segretaria, sua amante, Eugenia Sessarego, origine italiana, che ie costava non poco. Ma a lui il denaro non importava molto. Pare che i suoi guadagni »i aggirassero sui millecinquecento dollari, novecentomila tire, ogni minuto del giorno, e della notte, compresi i festivi e le grandi solennità, come Natale e Capodanno. Aveva comperato sei giornali, e faceva un po' di politica, s'intende, non fosse che per proteggere i suoi interessi. Aveva molti nemici, e si portava sempre dietro almeno un guardaspalle; il più noto, ed anche suo amico, eia El Chino, un cinese capace di estrarre la pistola e sparare mentre l'avversario incomincia¬ c va appena a pensare come farlo fuori. Stranamente, per quell'inizio d'anno nella gran villa di Chaclacayo, sul fianco della Serra, non volle il guardaspalle; intèndeva incominciare l'anno nuovo a due con la sua segretaria-amante. Lì fu ucciso, così sembra, da un personaggio da Edgar Allan Poe, un indio assunto come giardiniere, Juan Vilca Carranza, che però doveva avere strani incarichi se aveva libero accesso, a tutte le ore, nella villa di Luis Banchero ed ancor più strani rapporti con la bellissima segretaria Eugenia Sessarego. Da chi sia stato ucciso Banchero non si saprà forse mai. Ad un certo momento parve che il delitto avesse uno sfondo losco, entrarono nel giro dell'istruttoria ex nazisti ricercati dalla polizia di mezzo mondo, tra cui addirittura quel Klaus Altman, meglio noto come Barbic, massacratore di partigiani a Lione, e quel Paul Schvvend. protagonista del « Caso Sartorius» e dell'« Operazione Bernhard», grazie al quale la Germania di Hitler allagò l'Europa, persino la zona occupata dagli alleati, con miliardi di sterline false. Klaus Barbie risiedeva a La Paz, in Bolivia, ma viaggiava di frequente fino a Lima per sbrigare i suoi affari con Paul Schvvend, ed erano soltanto grosse truffe per portare via soldi ai peruviani che, imposto il controllo delle va Iute, volevano esportare dollari. Si pensò che Banchero, per necessità commerciali, fosse finito tra le grinfie di costoro i quali, dato il loro passato, non erano certo tipi da esitare dinanzi a un delitto. Ma alla fine, se furono scoperte le loro colossali truffe per centinaia di migliaia di dollari, non si potè provare la loro partecipazione, anche indiretta, al delitto, e lo strano personaggio del giardiniere si addossò interamente la colpa. Questo inizialmente; poi cambiò tattica ed accusò la segretaria-amante di aver pugnalato il Banchero « perché le faceva orrore ». Era grasso, flaccido, volgare, diceva. E intanto faceva l'amore con l'indio giardiniere ch'era tutt'altro che un adone. Piccolo, magro, il volto scu¬ ro maculato, gli occhi spiritati, Juan Vilca Carranza può aver ucciso il suo principale, ma non si sa per quale motivo. Intanto c'è un interrogativo cui nessuno ha mai dato risposta. A Chaclacayo, accanto alla villa di Banchero, sorge anche quella dell'industriale Juan Francisco Villalobos, ed anche quella di Volmer Schneider Merk, altro tedesco complice di Barbie e di Schwend. Questo Villalobos, che già era stato principale del presunto omicida, ora paga gli onorari all'avvocato difensore. Il delitto è stato descritto più volte, ma in maniera sempre diversa, da Juan Vilca Carranza e da Eugenia Sessarego, anche lei coimputata. E' certo che Banchero fu ucciso con due pugnalate nella schiena, ma non si è ancora potuto stabilire da chi. Una cosa è fuori di dubbio, perché entrambi gli imputati lo ammettono; mentre Banchero ancora rantolava immerso nel suo sangue, il giardiniere e la segretaria facevano all'amore nel letto grande della vittima. E quest'orgia di sesso presente cadavere è stata descritta con tanta minuzia di dettagli da apparire persino inventata, forse per nascondere le vere ragioni dell'omicidio. Guillermo Thorndike, l'autore del fortunato volume « Il caso Banchero », ha opinioni sue, ma ciò fa parte della sua condizione di scrittore, e possono anche non essere attendibili. E' però certo che la vita di Luis Banchero Rossi aveva tutti gli elementi per invogliare uno scrittore a trarne un romanzo. Come ho già detto, nel libro c'è di tutto, anche una larga pennellata nera di mafia, inevitabile nell'esistenza avventurosa di un uomo che dal nulla era diventato il più grosso plutocrate dell'America Latina, che intratteneva relazioni con personaggi equivoci e nello stesso tempo frequentava i generali che hanno in mano le leve del potere, che diceva di disprezzare il denaro ma intanto si autodistruggeva con un'attività frenetica per accumularne sempre di più, che prometteva fondazioni benefiche ed invece continuava a comperare navi da pesca d'alto oceano. Francesco Rosso Mancavano duecento ore GIALLO SUL CASO BANCHERO Mancavano duecento ore (Dal nostro inviato speciale) Lima, novembre. « Mancavano duecento ore ». Così incomincia il più affascinante romanzo giallo, che in realtà è il resoconto esatto di un delitto incredibilmente complesso, che abbia letto in questi ultimi mesi. Non è tradotto in italiano, ed è un peccato; la fredda sensualità di Michey Spillane, la torbida inventiva di Agatha Christie, gli garantirebbero un buon successo anche da noi, come lo sta ottenendo in tutta l'America Latina. Il titolo è in apparenza banale; « Il caso Banchero », ed è tutto, ma se da noi, ed in Europa in generale, questo caso è poco noto, in Sudamerica, e specialmente in Perù, esso ha destato un interesse morboso per la personalità della vittima, per le persone che vi sono state coinvolte, infine per la scena in cui è avvenuto il delitto. Raccontiamo per primo la vita e la morte di Luis Banchero Rossi, figlio di emigranti genovesi, bravo ragazzo col bernoccolo degli affari che dalla piccola bottega paterna di Tacna, città contesa fra Perù e Cile durante la guerra del guano e dei fosfati, salì ai fastigi di ricchezze incalcolabili, ebbe l'onore di una delle poche corone che i grandi manager* moderni possono cingere, fu ucciso misteriosamente forse per causa della sua ricchezza, certo per causa della sua potenza. In Perù la comunità italiana è composta quasi esclusivamente da genovesi, tutti arrivati con pochi soldi in tempi in cui il canale di Panama non era ancora stato tagliato e per sbarcare al Callao, il porto di Lima, bisognava fare il giro del mondo e passare attraverso lo stretto di Magellano. I Banchero ed i Rossi furono tra costoro, gente di sentimenti solidi, e come tutti fecero modeste fortune iniziali avviando piccoli commerci. Poi, a poco a poco, gettarono le basi di industrie che fecero di quella comunità un complesso prospero, addirittura ricco. Ma nessuno arrivò ai fastigi di Luis Banchero Rossi, il più bachicha (bacicia) come son chiamati in Perù i genovesi, di quanti abbiano mai calpestato la terra degli incas, il Paese che aveva per moneta il sol de oro (ce l'ha ancora, ma adesso è di carta). Quello che fu l'Eldorado per gli spagnoli, lo fu anche per Luigi Banchero Rossi ma fu anche la sua tomba. Era nato a Tacna 1*11 ottobre 1929; lo hanno massacrato a pugnalate nella sua favolosa villa in stile moresco, con piscina e bagno turchi, all'alba del 1° gennaio 1972. Aveva studiato, s'intende, fino alla laurea in ingegneria chimica, guadagnandosi da vivere con qualche astuzia, o qualche accortezza, anche facendo il venditore ambulante. Ma era genovese di padre e di madre, quindi con la cocciuta voglia di far denari all'ingrosso, che è il segno distintivo di molti liguri. Dal nulla, solo manovrando le idee, divenne il re della farina e dell'olio di pesce, uno degli uomini più ricchi dell'America Latina, certo uno dei più potenti del Perù. Le sue otto grandi fabbriche producevano più farina di pesce che l'Unione Sovietica ed il Giappone messi insieme, la sua flotta di centosessanta barche scaricavano giornalmente trentamila tonnellate di pesce. Era davvero una potenza già a 43 anni, e si concedeva il lusso di una bellissima segretaria, sua amante, Eugenia Sessarego, origine italiana, che ie costava non poco. Ma a lui il denaro non importava molto. Pare che i suoi guadagni »i aggirassero sui millecinquecento dollari, novecentomila tire, ogni minuto del giorno, e della notte, compresi i festivi e le grandi solennità, come Natale e Capodanno. Aveva comperato sei giornali, e faceva un po' di politica, s'intende, non fosse che per proteggere i suoi interessi. Aveva molti nemici, e si portava sempre dietro almeno un guardaspalle; il più noto, ed anche suo amico, eia El Chino, un cinese capace di estrarre la pistola e sparare mentre l'avversario incomincia¬ c va appena a pensare come farlo fuori. Stranamente, per quell'inizio d'anno nella gran villa di Chaclacayo, sul fianco della Serra, non volle il guardaspalle; intèndeva incominciare l'anno nuovo a due con la sua segretaria-amante. Lì fu ucciso, così sembra, da un personaggio da Edgar Allan Poe, un indio assunto come giardiniere, Juan Vilca Carranza, che però doveva avere strani incarichi se aveva libero accesso, a tutte le ore, nella villa di Luis Banchero ed ancor più strani rapporti con la bellissima segretaria Eugenia Sessarego. Da chi sia stato ucciso Banchero non si saprà forse mai. Ad un certo momento parve che il delitto avesse uno sfondo losco, entrarono nel giro dell'istruttoria ex nazisti ricercati dalla polizia di mezzo mondo, tra cui addirittura quel Klaus Altman, meglio noto come Barbic, massacratore di partigiani a Lione, e quel Paul Schvvend. protagonista del « Caso Sartorius» e dell'« Operazione Bernhard», grazie al quale la Germania di Hitler allagò l'Europa, persino la zona occupata dagli alleati, con miliardi di sterline false. Klaus Barbie risiedeva a La Paz, in Bolivia, ma viaggiava di frequente fino a Lima per sbrigare i suoi affari con Paul Schvvend, ed erano soltanto grosse truffe per portare via soldi ai peruviani che, imposto il controllo delle va Iute, volevano esportare dollari. Si pensò che Banchero, per necessità commerciali, fosse finito tra le grinfie di costoro i quali, dato il loro passato, non erano certo tipi da esitare dinanzi a un delitto. Ma alla fine, se furono scoperte le loro colossali truffe per centinaia di migliaia di dollari, non si potè provare la loro partecipazione, anche indiretta, al delitto, e lo strano personaggio del giardiniere si addossò interamente la colpa. Questo inizialmente; poi cambiò tattica ed accusò la segretaria-amante di aver pugnalato il Banchero « perché le faceva orrore ». Era grasso, flaccido, volgare, diceva. E intanto faceva l'amore con l'indio giardiniere ch'era tutt'altro che un adone. Piccolo, magro, il volto scu¬ ro maculato, gli occhi spiritati, Juan Vilca Carranza può aver ucciso il suo principale, ma non si sa per quale motivo. Intanto c'è un interrogativo cui nessuno ha mai dato risposta. A Chaclacayo, accanto alla villa di Banchero, sorge anche quella dell'industriale Juan Francisco Villalobos, ed anche quella di Volmer Schneider Merk, altro tedesco complice di Barbie e di Schwend. Questo Villalobos, che già era stato principale del presunto omicida, ora paga gli onorari all'avvocato difensore. Il delitto è stato descritto più volte, ma in maniera sempre diversa, da Juan Vilca Carranza e da Eugenia Sessarego, anche lei coimputata. E' certo che Banchero fu ucciso con due pugnalate nella schiena, ma non si è ancora potuto stabilire da chi. Una cosa è fuori di dubbio, perché entrambi gli imputati lo ammettono; mentre Banchero ancora rantolava immerso nel suo sangue, il giardiniere e la segretaria facevano all'amore nel letto grande della vittima. E quest'orgia di sesso presente cadavere è stata descritta con tanta minuzia di dettagli da apparire persino inventata, forse per nascondere le vere ragioni dell'omicidio. Guillermo Thorndike, l'autore del fortunato volume « Il caso Banchero », ha opinioni sue, ma ciò fa parte della sua condizione di scrittore, e possono anche non essere attendibili. E' però certo che la vita di Luis Banchero Rossi aveva tutti gli elementi per invogliare uno scrittore a trarne un romanzo. Come ho già detto, nel libro c'è di tutto, anche una larga pennellata nera di mafia, inevitabile nell'esistenza avventurosa di un uomo che dal nulla era diventato il più grosso plutocrate dell'America Latina, che intratteneva relazioni con personaggi equivoci e nello stesso tempo frequentava i generali che hanno in mano le leve del potere, che diceva di disprezzare il denaro ma intanto si autodistruggeva con un'attività frenetica per accumularne sempre di più, che prometteva fondazioni benefiche ed invece continuava a comperare navi da pesca d'alto oceano. Francesco Rosso