Invece del petrolio

Invece del petrolio La crisi energetica, il mondo cerca surrogati Invece del petrolio Molte previsioni (ma è un'arte difficile, quasi sempre i futurologi sbagliano) - Possibilità concrete, anche se poco convenienti: auto elettriche, alimentate a gas naturale, mosse dall'idrogeno - Ricerche per estrarre l'idrocarburo liquido dagli scisti Da una ventina d'anni è nata — negli Stati Uniti, si capisce — una nuova scienza che si va continuamente sviluppando, la «previsione tecnologica sistematica»: si prendono le conoscenze finora acquisite in tutto il mondo a riguardo d'un particolare problema (per esempio, la superconduttività elettrica di alcuni elementi a temperature vicine allo zero assoluto) e si trascrivono, quantizzate fino ai limiti del possibile, in un preciso codice che possa essere memorizzato; si registrano tutti i programmi di lavoro in corso nei vari istituti di ricerca, ponendo a fianco a fianco premesse, metodi e obiettivi; si traduce in cifre assolute o in valori vettoriali l'impegno globale, dato da uomini, finanziamenti e articolazione delle indagini; si acclude la catalogazione dei risultati parziali, degli esperimenti negativi e delle campionazioni non completate; si elencano i singoli problemi intermedi che occorre risolvere per accedere ai problemi maggiori e finali; si propongono tutti i possibili quesiti connessi con l'interrogativo centrale; infine si elabora il tutto, attraverso un complicatissimo software escogitato appositamente di volta in volta, sui tasti di comando di un calcolatore gigante, un computer monstre. Si ottiene così la risposta, il verdetto. Questo è, in certa misura, l'elemento grezzo, la materia prima della previsione operativa: interverrà ancora, in ultima istanza, a valutare e correggere il supercervello meccanico della Ibm o della Moneywell, il cervello umano del professore di Harvard o del Caltech che ha programmato i lavori. Prenderà in esame i dati formali, trarrà le conclusioni. Questa, la teoria. Nella realtà d'ogni giorno le cose non stanno esattamente in questo modo, le previsioni dei futurologi di mestiere sono tutt'altro che sicure. Anzi — experientia docet — molte volte sono decisamente sbagliate o almeno largamente incomplete. Per esempio, i chi' mici hanno inventato il talidomide, ma non hanno previsto che il farmaco avrebbe causato gravi deformità ad una determinr.ta percentuale di neonati; i fisici hanno calcolato la potenza della bomba a idrogeno di Bikini, e poi hanno dovuto constatare, con una certa sorpresa, che l'esplosione risultava più forte del preventivato; i bioingegneri hanno costruito la molecola del DDT, ma nel valutarne le straordinarie capacità pesticide non hanno messo in conto le altre qualità dannose «marginali» né saputo scorgere in tempo i pericoli che potevano venire arrecati all'equilibrio ambientale. In questi giorni tutti si preoccupano, a ragione, di come sarà il mondo se la scarsità di petrolio dovesse continuare, o peggio, aggravanti. Ecco perché abbiamo fatto la lunga premessa sulla validità assai discutibile della «futurologia». Volevamo sottolineare due cose: prima, che nessuno, nemmeno i governi, è in grado di fare previsioni sicure, secondo, che l'umanità è nello stesso tempo sempre più cosciente della necessità di «vedere lontano» almeno in via approssimativa. Soltanto una programmazione su scala continentale, se non planetaria, può evitare in un futuro più o meno vicino catastrofi che oggi cominciamo appena a intravedere come possibili. Ma ritorniamo al petrolio. Esistono surrogati, come la cicoria per il caffè - caffè in tempo di guerra? Teoricamente sì, senza alcun dubbio: c'è l'auto elettrica, l'energia nucleare, il carbone, l'idrogeno e tante altre belle cose. Ma adagio, non dobbiamo dimenticare che nessun carburante è così a buon mercato (anche dopo il raddoppio dei prezzi imposto unilateralmente dagli sceicchi) come il petrolio, né tanto facile da estrarre e agevole da trasportare. Soprattutto il petrolio del Medio Oriente. Per quello del Mare del Nord (che pure si presenta in riserve di tale entità da poter garantire l'autosufficienza energetica alla Gran Bretagna già negli Anni Ottanta) le condizioni sono ben diverse e più gravi: certi problemi, connessi con la posa di lunghi oleodotti in acque profonde o abitualmente burrascose, non sono ancora risolti tecnologicamente e comunque le cifre necessarie per gli investimenti superano qualsiasi precedente. La benzina sintetica e il gas naturale, prodotti tramite idrogenazione del carbone, potrebbero essere impiegati nei motori d'automobile senza esigere modifiche molto onerose ai modelli attuali, ma resterebbe tuttavia sempre più conveniente, e di gran lunga, usare il petrolio per ricavarne benzina e sostituire il petrolio in tutti gli altri usi, per etapdssemctagrapdsdv esempio per fabbricare elettricità nelle centrali termiche. Altre alternative, possibili per sviluppare elettricità, non sarebbero di alcuna utilità per i trasporti stradali a meno che non si riuscisse a sviluppare batterie e «lue! cells» di sicura affidabilità e a buon prezzo. Ci sono certamente alcuni scienziati persuasi che si riuscirà, in questo compito, ma per ora non c'è alle viste alcuna soluzione. Si ritiene anzi, generalmente, che le cose resteranno al punto attuale se non si avrà nel settore qualche «scoperta» rivoluzionaria, e imprese del genere sono, per la loro stessa natura, imprevedibili. Un'unica possibilità, forse, non è troppo lontana, quella dell'automobile a idrogeno. Come è noto, l'idrogeno liquido viene usato dagli americani nei missili spaziali, l'idrogeno allo stato gassoso, invece, non è mai stato impiegato come mezzo di propulsione. L'ingegnere Harry E. Cotrell, del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, ha appunto presentato nei giorni scorsi uno dei primi prototipi. C'è tuttavia una difficoltà che sinora è stata aggirata, ma non risolta: il pericolo che l'idrogeno puro, immesso nel motore, possa esplodere. Per il resto gli studiosi americani sono concordi nel ritenere che nei prossimi anni l'idrogeno, l'elemento più semplice e leggero dell'universo, quello che dà vita al cuore ardente delle stelle, possa sostituirsi in molti casi, con grandi vantaggi, al petrolio. E idrogeno, nel mare, ce n'è fin che se ne vuole. L'oro nero tuttavia, se potrà essere sostituito da altre fonti d'energia (come il carbone, l'uranio, i venti, le maree, i raggi solari) per quanto riguarda la produzione di elettricità e gli impieghi per i motori industriali e per il riscaldamento delle abitazioni, resterà per lungo tempo la sostanza più adatta per far correre le automobili. Per questo si guarda con tanta curiosità alla proposta del professor Armane! Hammer (il settantacinquenne presidente della Occidental Petroleum, amico di Breznev) di estrarre il petrolio contenuto negli scisti bituminosi. Si tratta di rocce che hanno un tenore di idrocarburo liquido molto elevato, fino a 684 litri per tonnellata, e che si trovano abbondanti in molte regioni del mondo. Il metodo proposto da Hammer consiste nello scavare una caverna entro le rocce bituminose e riempirla di gas naturale che viene successivamente incendiato. Il calore risultante è sufficiente a fondere le rocce, il petrolio si deposita sul fondo e viene pompato in superficie. Ma, anche qui, siamo nel futuro, per il momento non esiste ancora una convenienza economica. Oggi, come vent'anni fa, tutto continua a ruotare intorno al petrolio. Una curiosità. Prima di diventare, nel 1949, il primo presidente di Israele, il chimico Chaim Weizmann progettò di realizzare un processo veramente efficace per trasformare mediante fermentazione l'amido (ottenibile a basso costo per esempio dalle patate) in alcool etilico e quindi in alcool butilico e acetone. «La disponibilità di queste tre materie prime in grande quantità — egli scrisse — potrebbe costituire la base di due o tre settori industriali importanti, e tra essi quello dei combustibili ad alto numero di ottani, che renderebbe l'impero britannico indipendente dai prezzi del petrolio». Se Weizmann fosse ancora vivo oggi, sarebbe indubbiamente in preda allo sconforto. Le patate, e le altre fonti di amido, sono ancora più difficilmente ottenibili del petrolio. Umberto Oddone

Persone citate: Breznev, Chaim Weizmann, Cotrell, Hammer, Umberto Oddone, Weizmann

Luoghi citati: Gran Bretagna, Israele, Medio Oriente, Pasadena, Stati Uniti