La scomparsa di Giorgio Lunt inviato di Specchio dei tempi di Giorgio Lunt

La scomparsa di Giorgio Lunt inviato di Specchio dei tempi L'uomo più popolare tra la povera gente La scomparsa di Giorgio Lunt inviato di Specchio dei tempi Stroncato da collasso cardiaco - Dal 1955 ha partecipato giorno per giorno a tutte le iniziative della rubrica - Da solo ha distribuito più di un miliardo di lire in opere di solidarietà - Come ogni fine anno, ieri per lui è arrivata una rosa Il giornalista Giorgio Lunt è morto ieri per collasso cardiaco. Nato a Sanremo nel 1910 da famiglia di origine inglese, aveva studiato a Torino. Cronista della « Gazzetta del Popolo », poi delVnAvantl!» e del «Sempre Avanti», nel 1947 era entrato al «Mondo Nuovo» come capo-cronista, incarico che aveva tenuto per cinque anni anche al «Popolo Nuovo». Nel 1954 era venuto a «La Stampa» e per quasi vent'anni aveva portato l'aiuto di «Specchio del tempi» a chi aveva bisogno e soffriva. I funerali si svolgeranno oggi alle 14,30 partendo dall'abitazione in via Nizza 187. I colleghi de «La Stampa» partecipano al dolore della moglie e della figlia. Era stato operato due settimane fa: un intervento di poco conto. La breve convalescenza, il Natale in famiglia e ieri sarebbe ritornato al lavoro. Al mattino mentre si preparava per venire al giornale, senza segni premonitori e fulmineo, il male lo ha ucciso. Qui in cronaca, di tanto in tanto suona 11 telefono sulla sua scrivania. «C'è Lunt? Vorrei parlare con 11 cavaliere Lunt». Non si sa rispondere, non si riesce a dire che Lunt non c'è più. La sua scrivania è sommersa dalle lettere arrivate in questi ultimi giorni. Non c'è bisogno di aprirle per conoscerne il contenuto. Vi sono auguri, ringraziamenti, benedizioni di gente che Lunt era andato a trovare portando un aiuto, recentemente o tanti anni fa. Sono molti, infatti, che anche dopo parecchi anni non hanno dimenticato un gesto di solidarietà. Cosi, ad ogni Natale aumentava sulla scrivania il numero delle lettere, e tutti invidiavamo un poco la popolarità di Lunt. Questa popolarità gli era costata parecchio. Bisogna che et ricordiamo che per «Specchio dei tempi» Giorgio Lunt aveva dovuto rinunciare a legittime ambizioni. Egli era infatti giornalista attento e sensibile, scrupoloso e veloce. DI più, aveva anni di mestiere. Avrebbe potuto essere giornalista Avrebbe potuto essere giornalista da «grandi servizi». Ma proprio per le sue migliori qualità è stato incaricato di un lavoro non facile e il più delle volte anonimo. Un lavoro che richiedeva anche calda umanità e un alto senso di responsabilità. I vent'anni di «Stampa» di Lunt sono un po' la storia di «Specchio del tempi». Da poche settimane, nel 1955, la rubrica è apparsa nella pagina della cronaca, che già arrivano decine di lettere al giorno, diventano un centinaio, quasi duecento. A molte bisogna rispondere privatamente, è necessario mantenere un contatto con il pubblico. Il direttore Giulio De Benedetti incarica Lunt. Chi infatti meglio di lui? E' per natura signorile, sa ascoltare con pazienza e rispondere con garbo, prende a cuore 1 problemi degli altri, picco¬ cuore 1 problemi degli altri, picco li e grandi che siano. Mai infastidito, sempre sorridente. Diventa il segretario, è l'ambasciatore di «Specchio dei tempi». Un giorno (la rubrica ha appena un mese di vita) arriva una lettera con dieclmilallre e scritto: «Caro Specchio, aluta qualcuno che ha bisogno». Tocca a Lunt. Non è facile scegliere uno tra i tanti casi pietosi che ogni giorno affiorano nella cronaca di una città. Occorre scrupolo e sensibilità. Il giorno stesso che è arrivata quell'offerta, Lunt sale a portarla in una soffitta del vecchio centro, dove una pensionata è stata derubata del poco che aveva. E' il primo «caso», presto ne seguono altri. Quanti? Parecchie migliaia: per dire il numero esatto bisognerebbe contare le ricevute che Lunt portava regolarmente al giornale la sera, dopo ognuno del suoi «giri», come lui definiva questi viaggi quotidiani nella miseria e nella sventura. (E ogni volta ritornava commosso, perfino provato, perché questa era un'altra sua qualità: partecipava con calore alle tribolazioni degli altri, e 11 continuo contatto con il dolore non lo aveva reso indifferente o tiepido, come può accadere, ne aveva anzi acuito la sensibilità). Anno dopo anno, distribuisce, lui solo, più di un miliardo. Viene presto al giornale, senza nemmeno togliersi il cappotto legge le lettere che segnalano casi pietosi, cerca tra le molte «richieste di aiuto» che arrivano ogni giorno. E poi parte per il «giro», che lo porta in squallide soffitte, in tuguri con vecchi ammalati, in baracche piene di bambini affamati, in baite sperdute in qualche vallata e semisepolte dalla neve. Va in orfanotrofi, in istituti per subnorinali, in scuole elementari poverissime. Non arriva come un benefattore, ma come un amico. Non dice quasi mai «offerta, aiuto», preferisce dire: «un gesto di solidarietà, un segno di simpatia». Lo ringraziano e subito interrompe: «Sono mica lo, è "Specchio dei tempi", è un gesto di solidarietà dei lettori». Molte volte è più benefico il modo con cui si dà di quello che si dà. Una cosa lo inorgoglisce: arrivare primo — precedendo gli aiuti ufficiali, quelli degli enti e delle associazioni e della Croce Rossa — al luoghi dei disastri. All'indomani della sciagura è nel Polesine, a Longarone, nei villaggi terremotati del Bellce, nella Carnla alluvionata, nel paesi del Blellese ancora sepolti dal fango. Dà centomila lire a una famiglia che ha perso tutto (e subito fa firmare la ricevuta, questa è la sua preoc cupazlone: rendere conto di ogni lira) con l'aria di dire: amici, mi dispiace di non poter fare di più, ma prendete, è per le prime necessità. Cosi, anno dopo anno. E ad ogni Natale più numerosi gli arrivano gli attestati di riconoscenza. Gli scrive il sindaco di un paese del Monferrato che fu disastrato dalla grandine, c'è la cartolina del padre di quel bimbo che aveva un tumore al cervello e Lunt portò il denaro necessario per l'operazione, c'è un biglietto di monsignor Capovilla segretario di Papa Giovanni, c'è una lettera che arriva dall'India, dal «lebrosarlo nella giungla» di padre Mantovani. Un mucchio di lettere, nessuno al giornale ne riceve tante. Come negli anni passati, anche per questo Natale è arrivata una rosa. C'è un biglietto pinzato al cellofan: «Eccomi a te con la mia i rosa all'appuntamento annuale. Grazie per 11 raggio purissimo di luce che hai saputo regalarci in questo anno tanto triste e colmo di avvenimenti gravi e dolorosi». E' un biglietto anonimo, è firmato soltanto «una lettrice». In tutte le lettere e 1 biglietti e le cartoline ammucchiate su questa scrivania c'è scritta la stessa parola: grazie.

Persone citate: Capovilla, Giorgio Lunt, Giulio De Benedetti, Mantovani, Papa Giovanni

Luoghi citati: India, Longarone, Sanremo, Torino