Un anno duro e difficile

Un anno duro e difficile Un anno duro e difficile Sarà ricordato come l'anno dell'Iva, del blocco dei prezzi, della crisi energetica, della corsa ai rincari Costo della vita: l'indice generale è salito del 10,68 per cento; e rispetto al '71 del 19,87 per cento ■ L'ultima impennata in dicembre: 1,58 per cento in più - Nel corso dei dodici mesi tutti i generi di consumo sono rincarati; l'argine opposto all'inflazione con il "blocco" di luglio si è rivelato fragile - Il petrolio E' stato un anno duro, difficile. Il 1973 lascia al '74 un'eredità di dubbi e di inquietudine. Sarà ricordato come l'anno dell'Iva, del blocco dei prezzi, soprattutto della crisi energetica. Non meno rilevanti sono stati altri fenomeni, spesso conseguenza dei primi: rincari, salita a freccia del costo della vita, scarsità di molti prodotti, case al freddo. Tutto questo ha provocato un clima di disorientamento. Preoccupante soprattutto la lievitazione dei prezzi. A poco 6 valso 11 saggio argine del blocco disposto dal governo. Nella maggior parte delle circa 370 mila famiglie torinesi, per tutto l'anno si è assistito a continui scontri fra le entrate mensili e il progressivo aumento del costo della vita. Ogni bilancio familiare è uscito sconfitto dal confronto. Si è speso dal 10 al 40 per cento in più rispetto al '72. Da gennaio a oggi sono rincarati i prezzi di: carne, pasta, riso, olio, burro, formaggi, frutta, acque minerali, vino, bibite in generale, abbigliamento, libri, elettrodomestici, compresi apparecchi radio e televisori. Costa di più preparare il pranzo, ma anche far fronte ad altre esigenze primarie quotidiane; la casa, provvedere ai bambini, man. darli a scuola. Ci sono stati rincari anche per i divertimenti: cinema, teatri, stadio. Sfuggire all'assillo dei problemi quotidiani è difficile. Le cento lire di ieri — calcolano gli esperti — oggi sono diventate 85-90. Per una famiglia torinese media — 4 o 5 persone — alla fine del '72 era sufficiente una somma di 2 mila lire per il fabbisogno quotidiano della tavola: pane, carne, latte, frutta, verdura, vino, olio, formaggio. Oggi, lo stesso numero e la stessa quantità di prodotti richiedono 800-1000 lire in più. Difficoltà anche per alcuni settori produttivi. Insomma, un cattivo anno questo '73. Le cose buone sono state poche. Si è accresciuto soprattutto il disagio delle famiglie costrette a vivere in abitazioni antigieniche e precarie, dei pensionati, dei lavoratori con salari modesti. E con l'inverno, migliaia di alloggi al freddo, carenza di taluni prodotti indispensabili (s'è cominciato con il sale, per continuare con lo zucchero e la pasta, fino a giungere al kerosene, il combustibile dei poveri). Ora si temono il razionamento della benzina e della carne. Tentiamo un'analisi dei fatti che hanno caratterizzato l'anno che finisce. Costo della vita — E' in continuo aumento. Lo si rileva ani dati raccolti dall'assessorato alla statistica e diffusi ieri dalla commissione presieduta dall'assessore Moretti. Rispetto ai '70 — base 100 — l'indice generale dei prezzi al consumo a Torino è salito oggi a 128,5. Combustibili La « corsa » ha subito una notevole accelerazione negli ultimi due anni. Fra 11 dicembre '71 e il dicembre '72 l'aumento del costo della vita era stato di 8,90 punti, pari all'8,30 per cento; quello fra 11 dicembre '72 e il dicembre '73 risulta di 12,40 punti, pari al 10,68 per cento. Questo significa che fra il dicembre '71 e 11 dicembre '73 l'aumento è di 21,30 punti, pari al 19,87 per cento. Dati che si commentano da soli. L'indice generale dei prezzi al consumo è costituito da cinque capitoli. In dicembre, rispetto a novembre, soltanto la voce abitazione non ha registrato aumenti. Sensibile, invece, il rincaro di elettricità e combustibili: 18,94 per cento. Altri aumenti: 1,54 per cento l'abbigliamento; 1,15 per cento i beni e servizi; 0,95 per cento l'alimentazione. Nell'anno — cioè fra il dicembre '72 e il dicembre '73 — gli aumenti sono stati del 10,91 per cento per l'alimentazione, del 13,10 per l'abbigliamento, del 24,45 per l'elettricità e i combustibili, del 3,30 per l'abitazione e del 10,05 per beni e servizi vari. Questi gli aumenti in percentuale di mese in mese da gennaio a oggi: 1,38 per cento fra dicembre '72 e gennaio '73; 0,76 in febbraio; 0,76 in marzo; 0,84 in aprile; 1,41 in maggio; 0,41 in giugno; 0,33 in luglio; 0,41 in agosto; 0,65 in settembre; 0,96 in ottobre; 0,72 in novembre; 1,58 in dicembre, cattivo preludio al 1974. L'aumento complessivo, come si è detto, nel corso dell'anno è stato del 10,68 per cento. Secondo l'assessore Moretti, ala entrata in vigore del decreto legge sul blocco dei prezzi ha consentito una flessione negli incrementi mensili da luglio a novembre. La recente crisi energetica, causando un sensibile rialzo del costo dei prodotti petroli/eri, ha determinato un notevole aumento dell'indice del capitolo elettricità e combustibili». L'ascesa dei prezzi, dunque, è costante. « Per contenerla — sostiene Moretti — occorrono ulteriori interventi da parte del governo ». Rincari Iva — E' stata una delle prime novità del '73 e anche il primo passo verso la riforma fiscale ma, secondo gli esperti, non ha garantito allo Stato le entrate previste. In qualche modo, migliaia di contribuenti sono riusciti a evaderla. L'imposta sul valore aggiunto, che ha sostituito l'Ige, è stata il pretesto per giustificare i rincari. Malafede, speculazione, inesatte interpretazioni della legge hanno dato il via a rialzi generalizzati. A metà anno esplodono le polemiche. I consumatori accusano i commercianti di u manipolare » i prezzi. I negozianti si difendono asserendo di dover far fronte a richieste di aumenti sempre più onerosi da parte di grossisti e di produttori. Prezzi — Fra gennaio e maggio salgono alle stelle. Gli aumenti toccano punte varianti dal 3 al 5 per cento. Qualche esempio di prezzi medi: il vitello (coscia a fettine) passa da 2500 lire a 3800, 11 pollo comune da 850 a 1100, le uova da 30 a 60. Rincari pesanti anche per frutta e verdura. In maggio, nuovi prezzi anche per il pane: 200 lire il chilo quello comune; le forme sotto il chilo 210. La situazione generale si inasprisce, l'opinione pubblica è scossa da una serie di prese di posizioni fra cui fa spicco la serrata per il pane. Nove ditte sono precettate, 535 panettieri denunciati per « interruzione di pubblico servizio ». Blocco del prezzi — Per frenare i rincari, il governo decide di applicarlo a partire dal 16 luglio. Il provvedimento suscita dapprima un certo ottimismo. Uno slogan indovinato rida fi ducia al consumatore: « Difendi la tua spesa, telefona al governo ». Ma l'argine anti-inflazione si dimostra fragile. Molti generi sono stati rincarati alla vigilia del blocco. Altri cominciano ad affluire con grave ritardo nei negozi; i commercianti proclamano di vendere a prezzi inferiori ai costi che devono sostenere. « Soltanto i nostri listini — dicono — sono congelati al 16 luglio. Come rinnovare le scorte? » Il blocco comprende 21 generi di prima necessità: pasta, olio d'oliva, olio di semi, salame crudo da affettare, prosciutto crudo Parma, coscia di vitello affettata, fegato di vitello, polpa suina, filetto di merluzzo surgelato, filetti di sogliola surgelata, piselli novelli surgelati, riso fino, lardo, burro di centrifuga, margarina, formaggio parmigiano, groviera, pomidoro pelati in scatola, vino da pasto, pollo e zucchero semolato. Allo scadere del 31 ottobre il blocco viene mantenuto "elasticamente" anche per i mesi successivi. Si ammettono alcune eccezioni. Il prezzo della pasta, per esempio, fa un balzo di 70 lire. Prima dell'aumento, si assiste al deleterio fenomeno dell'accaparramento. Le -scansie nel negozi si svuotano. Fra le massaie serpeggia un ingiustificato timore. Comincia anche la corsa allo zucchero, all'olio e ai pelati. L'inverno Crisi energetica — Quando gli sceicchi chiudono i rubinetti del petrolio, si aggrava una situazione resa spinosa da anni d'imprevidenza. Si pagano le conseguenze di una crisi che non è di oggi: strade al buio, insegne spente alle 21, benzina a 200 lire il litro (190 la normale), domeniche appiedate. Aumenta an che il prezzo del gasolio per riscaldamento e da trazione. E rallentano i rifornimenti. Gli autotrasporti sono vicini alla paralisi, i termosifoni sono spenti proprio nei giorni in cui il termometro scende a — 7. La prefettura di Torino cerca di ovviare alle situazioni più difficili procurando combustibile a scuole e ospedali. Viviamo il più brutto dicembre del dopoguerra. C'è una nuova corsa al rincaro. Il costo della vita compie un balzo che non ha confronto nei mesi precedenti: 1,58 per cento rispetto a novembre. Il "tetto" precedente si era avuto in maggio: aumento dell'1,41 per cento rispetto ad aprile. Nel complesso, un quadro poco allegro. Che cosa ci riserverà il '74? Gli economisti, malgrado tutto, ci invitano a sperare nella ripresa. * La popolazione di Torino, durante il '73 è rimasta sostanzialmente stabile: gli abitanti, che erano al 1° di gennaio 1.182.447, sono oggi 1.186.399 con un aumento di 3952 unità: 6785 per incremento naturale, 2833 per decremento migratorio. Per il secondo anno consecutivo infatti il saldo immigrati-emigrati è risultato negativo: nel '72 Torino aveva registrato 43.857 arrivi contro 47.164 partenze (—3307 unità); nel '73 rispettivamente 39.238 contro 42.071. In buona parte coloro che lasciano Torino si trasferiscono nei 23 Comuni della cintura compresa nel piano regolatore intercomunale. E' un dato costante da lungo tempo. Va osservato tuttavia che in confronto ad un anno fa questo tipo di emigrazione è lievemente diminuita a favore di quella verso l'Italia meridionale. Le difficoltà economiche respingono al luogo d'origine chi non trova più nella grande città del Nord il soddisfacimento delle proprie speranze. Il 25 per cento circa di coloro che hanno abbandonato Torino si sono stabiliti nella cintura (25,94 per cento nel '72), il 17,96 per cento sono tornati al Sud (17,58 per cento un anno fa), mentre il 57,96 per cento ha scelto altre località dell'Italia (56,48 per cento nel '72). Si è registrata nello stesso tempo una lieve stasi nel flusso proveniente dal Comuni della cintura e dal Meridione. I dati: il 13,99 (nel '72: 14,92) per cento del nuovi cittadini torinesi sono venuti dai centri confinanti; il 32,72 per cento dal Sud (nel '72 33,32); il 53,29 per cento (nel '72: 53,29) da altre località. I nati vivi del '73 sono stati 18.181 (15,35 ogni 1000 abitanti) contro gli 18.507 del '72; i morti sono stati 11.396 (9,62 per 1000) contro 11.138; i matrimoni 8160 (6,89 per mille) contro 8799 dell'anno scorso. re. ro.

Persone citate: Moretti, Sensibile

Luoghi citati: Italia, Parma, Torino