Kissinger duro richiamo all'Europa di Vittorio Zucconi

Kissinger duro richiamo all'Europa L'attesa conferenza stampa del segretario di Stato americano Kissinger duro richiamo all'Europa Ha rimproverato ai "Nove" la loro indecisione politica e strategica - "Il 1974 sarà Tanno della verità nei nostri rapporti" ■ Le previsioni per il nuovo anno sulla situazione internazionale: pace in Medio Oriente e Indocina, distensione nelle relazioni con l'Urss e la Cina (Dal nostro corrispondente) Washington, 28 dicembre. Il 1973 si apri con una speranza di pace per l'Indocina (non ancora la pace vera: da allora 54.311 morti In combattimenti) e la fine dell'intervento americano. Il 1974 comincia nel segno della conferenza di Ginevra, prima trattativa diretta arabo-israeliana da quando nacque, 26 anni fa, lo Stato ebraico. E questi due avvenimenti, senz'alcun dubbio « storici », portano l'impronta e la firma di Henry Kissinger, che ieri, in una densa conferenza stampa di «fine anno» li ha ricordati come 1 fatti sallenti della sua attività diplomatica e della politica estera Usa. Un quadro difficile, ma ricco di attese positive, quello tracciato dal segretario di Stato, con un grosso punto oscuro: 1 rapporti fra gli Usa e l'Europa, definibili con un solo aggettivo: «deludenti». Fedele al suo personaggio di stratega lucido e freddo della politica internazionale, Kissinger ha tracciato le linee secondo le quali dovrebbe correre il 1974: e il « mondo secondo Kissinger » prevede una « pace giusta e durevole nel Medio Oriente » raggiungibile però attraverso « trattative lunghe e faticose », un accordo con l'Urss per la limitazione delle armi strategiche (in gergo i cosiddetti « Salt 2 ») anch'esso « difficile ma vicino », l'approfondimento della « normalizzazione dei rapporti con la Cina » con la quale gli « Usa intrattengono relazioni ormai costanti, cui manca solo la formalizzazione di regolari ambasciatori ». Ma il 1974 dovrà essere soprattutto «l'anno della verità» per le relazioni euroamericane. Dicendosi apertamente « deluso » per i risultati del 1973, proclamato « forse troppo affrettatamente » l'anno dell'Europa dal governo americano, Kissinger ha usato parole dure nei confronti del Vecchio Continente. Il problema non è di stabilire tariffe doganali e accordi per spese militari, secondo il segretario di Stato Usa. Questi sono questioni sempre risolvibili con adeguate trattative. Il problema vero, di fondo, è tutto europeo: « I Paesi del Vecchio Continente devono decidere se dare vita ad una comunità chiusa ed esclusiva » o invece essere aperti alle relazioni con vecchi e nuovi amici. Nelle parole di Kissinger (un'ora e mezzo la sua conferenza, un record nelle apparizioni pubbUche) ci è parso di notare una sorta di impazienza per l'indecisione dei Paesi europei, per questa andatura altalenante fra solenni impegni e magre realizzazioni tipica della Cee. E' difficile vedere quale possibilità di contatti esistano fra l'involuta strategia diplomatica dei Nove, figlia della loro indecisione politica, e i « blitz » diplomatici di Kissinger, condotti all'insegna della rapidità e dei jets. Ma il pericolo non è soltanto l'incomprensione: «I Paesi della Comunità atlantica e il Giappone — ha detto Kissinger ritornando, per un istante, più storico che politico — devono stabilire se dar vita ad un approccio comune dei loro problemi o consumarsi in una di quelle spirali di rivalità che hanno distrutto in passato tante civiltà ». In sostanza, Kissinger dice agli europei che gli Stati Uniti cominciano a farsi impazienti: sa l'Europa ritiene di aver raggiunto maturità politica come entità comune, sì presenti e assuma le responsabilità relative: « Abbiamo proposto una nuova Carta atlantica che ridefinisca gli obiettivi e le strutture dell'alleanza — ha ricordato il segretario di Stato — e abbiamo ricevuto risposte vaghe e perplesse. Abbiamo proposto la creazione di un ente internazionale per affrontare i problemi dell'energia, unendo fra loro i Paesi consumatori e associando anche i Paesi produttori, e abbiamo ricevuto risposte ancora vaghe, incerte. Tutte queste proposte sono ancora aperte e intendiamo mantenerle aperte: ma gli europei devono decidersi ». Con l'accenno all'ente energetico internazionale proposto da Kissinger a Londra (e finora accolto da. confusi brontolìi, non da risposte chiare o da controproposte), il segretario di Stato ha aperto il dossier del petrolio. Vi si è soffermato quanto bastava per ricordare che « gli Stati Uniti non comprendono più le ragioni dell'embargo arabo contro di loro, dal momento che essi hanno svolto un'azione senza eguali per avviare alla pace giusta i Paesi in conflitto ». L'allentamento delle restrizioni contro l'Europa può essere un segno dì ripensamento da parte araba? «Sì, un segno». Dunque, il 1974 dovrebbe vedere gli Stati Uniti (se la amministrazione Nixon sopravviverà agli scandali interni) continuare nelle linee tracciate da ormai due anni, opera dello stesso Kissinger. Pressioni sull'Europa perché « si dichiari » finalmente per quello che è e per quello che vuole. Pressioni diplomatiche, non più militari, nelle zone calde del mondo, dall'Indocina (sempre sanguinante) al Medio Oriente per eliminare questi « potenziali Balcani », pressioni sull'Urss e la Cina perché, «nel rispetto delle differenze, dei contrasti ideo¬ logici, la distensione divenga un fatto definitivamente acquisito» e concretato attraverso accordi militari (Salt) e cooperazione diplomatica (la conferenza di Ginevra). Si può discutere Kissinger, sì può giudicarlo arrogante e professorale, come fanno molti diplomatici anche americani, ma a lui deve spettare il merito dì avere reso operante una celebre frase di Eisenhower, citata dallo stesso Kissinger al termine della conferenza stampa: « Nel mondo dell'era atomica non esistono più alternative alla pace ». Vittorio Zucconi