Grave (dice il sindacato) la maneggia d'elettricità di Giancarlo Fossi

Grave (dice il sindacato) la maneggia d'elettricità E intervenuto nel dibattito sulla crisi Grave (dice il sindacato) la maneggia d'elettricità L'Enel sarebbe in ritardo di quattro anni nei programmi di costruzione delle centrali - Sarà razionata la corrente? - Le proposte della federazione che raccoglie centomila lavoratori del settore (Nostro servizio particolare) Roma, 27 dicembre. Nel dibattito sulla crisi d'energia oggi è intervenuto un sindacalista, Luigi Sironi, segretario generale della Federazione lavoratori delle aziende elettriche. Nel commentare le richieste presentate al governo ha detto fra l'altro: « Probabilmente pagheremo con il razionamento, con il fermarsi a turno delle fabbriche specie nel Mezzogiorno, con ore di buio e di freddo il ritardo e la disfunzione del sistema elettrico italiano, frutto di una gestione timida e poco avveduta, priva di volontà nel giungere ad una programmazione " partecipata " delle centrali, incapace di fare assumere al potere politico le necessarie decisioni ». La crisi del petrolio, secondo Sironi, ha fatto saltare repentinamente il sistema, già da molto tempo in serie difficoltà. Solo in questi giorni, a giudizio del sindacalista, l'Enel ha comunicato di aver scelto i progetti per due nuove centrali nucleari che andranno ad aggiungersi, fra otto anni, alle tre già in funzione e alla quarta in costruzione a Caorso. «E' un fatto indubbiamente positivo, osserva Sironi, che qualcosa cominci a muoversi, dopo un lungo periodo di attese e di incertezze. Le stesse autorità competenti hanno assistito del tutto indifferenti negli ultimi cinque anni alle "discussioni" tra Enel ed enti locali e al blocco di undici centrali: a Piombino si sono sospesi i lavori dopo che erano già stati spesi 70 miliardi ». Per il futuro, rileva il dirigente sindacale, si dovrà puntare sull'energia nucleare, invertendo una tendenza «che per disponibilità di potenza elettronucleare ci ha visto retrocedere dal quinto al sedicesimo posto nel giro di pochi anni, superati anche da Formosa, Finlandia, Svizzera! ». Lo scorso anno, sono stati prodotti in Italia 135 miliardi di kilowattore: 40 miliardi meno della Francia, la metà circa della Germania occidentale e dell'Inghilterra. Il 31,7 per cento dell'energia prodotta è di origine idroelettrica, ma sono praticamente finite le possibilità di un ulteriore sfruttamento delle acque. L'I ,9 per cento è di origine geotermica, il 2,7 per cento nucleare, il 63,7 per cento termoelettrica, basata, cioè, sullo sfruttamento dell'olio combustibile derivato dal petro¬ lio. La dipendenza «energetica» dall'estero è stata, per l'Italia, dell'83 per cento «con il mercato dominato di gran lunga dalle compagnie petrolifere internazionali». Di fronte alla crescente fame di energia (un raddoppio ogni dieci anni) « l'Enel, precisa Sironi, si trova con un ritardo di oltre quattro anni nella realizzazione delle centrali termoelettriche programmate: circa 5625 miliardi di lire sono congelati per motivi ecologici o per paura di inquinamenti, problemi certamente reali, ma drammatizzati spesso da psicosi infondate e, comunque, sproporzionate rispetto ad altre fonti ben più inquinanti ». La situazione si farà ancor più seria nel prossimo quinquennio. Se per l'Italia settentrionale, collegata adeguatamente con la rete europea (Francia, Svizzera, Austria, Jugoslavia) esiste la possibilità di una ipotetica importazione di energia dall'estero, per il Mezzogiorno, dice Sironi, «non c'è niente da fare». Da tre anni, per motivi di difesa del paesaggio, è ferma la costruzione della linea di collegamento a 380 kw Poggio Caiano-Roma, programmata per aumentare la capacità di trasporto di 'energia verso il Sud. Che cosa chiedono i sinda¬ cati dei 100.000 lavoratori elettrici? Sollecitano anzitutto una consultazione preventiva sul razionamento. «Se il razionamento deve esserci, spiega Sironi, pretendiamo di non restare assenti, ma di essere ascoltati ». Inoltre i sindacati fanno proposte squisitamente politiche: 1) la definizione di un razionale piano programmatico a livello nazionale ed europeo che indichi una sufficiente diversificazione delle fonti energetiche, soprattutto in direzione dell'energia nucleare e di quella elettro-nucleare; 2) nel campo delle centrali termoelettriche, la garanzia dell'olio combustibile attraverso una nuova politica che eviti la dispersione delle risorse, assicuri l'indipendenza dei Paesi gli uni rispetto agli altri e il carattere vitale di tutti gli approvvigionamenti di energia: in pratica, nuovi rapporti diretti con i Paesi produttori sulla base di accordi di cooperazione; 3) nel settore nucleare, la creazione di una capacità europea di arricchimento dell'uranio e il coordinamento, a livello comunitario, delle iniziative nazionali di ricerca e di sviluppo; 4) l'immediato inizio della costruzione dei restanti 220 chilometri dell'elettrodotto Poggio a Caiano-Roma. Giancarlo Fossi

Persone citate: Caiano, Grave, Luigi Sironi, Sironi